Petizione al Governo Italiano: Abbassate le imposte sui redditi da lavoro

Firma la Petizione. Mancano almeno 5000 firme. Aiuta i promotori a far pressione sul Governo Letta. Clicca qui.

A:
Segreteria del Consiglio dei Ministri
Roberto Speranza
Luigi Zanda
Stefano Fassina
Ministero dell’Economia e delle Finanze
Presidente del Consiglio Enrico Letta
Segreteria Generale del Governo Italiano
Governo Italiano – Rapporti con il Parlamento
Governo Italiano – Ufficio Stampa
Governo Italiano – Ufficio di Presidenza
Ministero del Tesoro – Ufficio Stampa
Ministero del Tesoro – Relazioni con il Pubblico
Vi chiediamo di adoperarvi per abbassare le imposte sui redditi da lavoro per guadagnare agli occhi dei contribuenti onesti – sui quali tutto il peso è gravato in questi anni – la credibilità necessaria a combattere l’evasione fiscale.
Se esistono le risorse per tagliare l’Imu sulla prima casa o per evitare l’aumento dell’Iva, allora esistono le risorse per tagliare le aliquote sull’imposta sui redditi. Riteniamo che la seconda soluzione sia di gran lunga preferibile alla prima.
Oltre al dramma della disoccupazione, oggi moltissimi italiani faticano ad arrivare a fine mese malgrado lavorino regolarmente, per via di contratti incerti, compensi insufficienti e un carico fiscale che pesa su di loro in modo eccessivo: per questi motivi, chiediamo di iniziare dalla riduzione dell’aliquota sul primo scaglione, quello che coinvolge i redditi fino a 15.000 euro lordi. Così facendo sosterremo il reddito di tutte le famiglie italiane, e non solo di quelle proprietarie, e riusciremo a diminuire il cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro per le imprese.Per queste ragioni è necessario ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro, subito!

Cordiali saluti,
[Il tuo nome]

Monti, meno tasse per tutti

Ecco che fine ha fatto il bando contro il populismo del Sen. Mario Monti:

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Per un anno circa, invece, il taglio delle tasse era “prematuro”. Lo stesso ministero dell’Economia Monti-Grilli ha proposto e ottenuto l’aumento programmato dell’IVA dal 21% al 22%, che avverrà automaticamente a metà 2013 (con la pantomima in autunno della riduzione dell’aumento di un punto percentuale – dal 23% al 22% – che fece affermare al sottosegretario Polillo, in diretta a Ballarò, “abbiamo abbassato le tasse”).

Monti: “Per una riduzione delle tasse bisognerà aspettare” – Sky Tg24

Tassa su cani e gatti non era una battuta ma fa molto ridere

  1. La norma esiste davvero ed è il frutto dell’accorpamento di decine di proposte simili provenienti da tutti gli schieramenti parlamentari. E dire che qualche settimana fa se ne parlava su qualche blog, addossandone la responsabilità a Monti.
  2. savinacus
    RT @Adnkronos: Tassa su cani e gatti? “Si può fare”. Ma poi Polillo precisa: “Era solo una battuta”:
    Tassa su cani e gatti? “S… http://bit.ly/JXgFMc
    Fri, May 18 2012 14:45:30
  3. Addirittura c’è chi cerca di impiegare questa sclerosi mediatica contro il PD, chiaramente in chiave elettorale:

  4. rebeccamanzoni1
    Secondo Jole Santelli a #lazanzara la tassa su cani e gatti è opera del #Pd per coprire i costi #Tassasucaniegatti
    Fri, May 18 2012 14:51:30
  5. vfeltri
    La tassa su cani e gatti presentata da due deputate Pdl è una idiozia bestiale
    Fri, May 18 2012 12:52:38
  6. Il relatore di questa cagata pazzesca è l’on. Gianni Mancuso, del PdL. Mancuso è relatore di ben tredici leggi, tutte aventi a che fare con la “gestione” degli animali domestici da parte di Comuni. Si può dire che sia specializzato in “amministrazione di cani e gatti”. Si tratta di atti che sono stati presentati in Commissione Affari Sociali alla Camera fin dall’inizio della legislatura. Contengono norme tese a limitare il fenomeno del randagismo e norme addirittura che istituiscono i cimiteri per i cani e i gatti.”Il provvedimento (‘Norme in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell’incolumità pubblica’) aveva iniziato il suo iter nell’aprile 2009 a partire da una proposta di legge di due deputate del Pdl, Jole Santelli e Fiorella Rubino Ceccacci. L’esame è stato completato lo scorso 6 marzo. E’ composto di 39 articoli e prevede, tra l’altro, la creazione di un’anagrafe degli animali d’affezione, l’obbligo di segnalare se si trova un animale ferito al servizio veterinario pubblico che deve prontamente intervenire o ancora i cimiteri per gli animali d’affezione”.

  7. Ecco il testo originale della norma, che vi confermo essere del 2009:

    Art. 11. (Imposta).      1. Dopo l’articolo 5-bis della legge 14 agosto 1991, n. 281, introdotto dall’articolo 10 della presente legge, è inserito il seguente:

    «Art. 5-ter. – (Imposta). – 1. Tutti i possessori di cani sono tenuti al pagamento di un’imposta comunale annuale di euro 20.

    Polillo? Ha perso una buona occasione per tacere. La sua battuta ha soltanto avuto l’effetto di guadagnarsi la paternità di questa idea, che è invece frutto delle “migliori” menti di questo Parlamento. Che dire: si tratta di un disegno di legge che giace in Commissione dal 2009. E in questi febbrili giorni sull’orlo del default greco, Polillo non ha nient’altro da fare che capitare nella annoiata Commissione Affari Sociali.

  8. MaxsoMagazine
    Polillo: Niente tassa su cani e gatti: Il governo dei tecnici sembra la barzelletta della politica. Nel pomerigg… http://bit.ly/KgOQNS
    Fri, May 18 2012 15:30:26
  9. mario78neri
    #tassasucaniegatti subito ritirata, allo studio l’Imu sulla cuccia….
    Fri, May 18 2012 15:15:49
  10. aledionigi75
    Quindi la #tassasucaniegatti era una bufala
    Come al solito
    Manica di pecoroni
    Fri, May 18 2012 14:49:20
  11. No, tecnicamente non era una bufala. Nemmeno una battuta. Ma fa lo stesso molto ridere. Per ore oggi i media hanno parlato solo di questo inutile fatto: alla radio, sulla tv, sul web. Se non è isteria di massa questa…

Delega Fiscale, ed è già “panico tasse”

Il governo approva la Delega Fiscale e sui giornali oggi esplode il panico da tasse. Sì, perché revisionare le rendite catastali (oggi ferme ai valori del 1990!) è una mezza rivoluzione e, come tutte le rivoluzioni, anche la Delega Fiscale farà delle “vittime” (metaforicamente parlando, ci si augura). Sappiate che nella Delega Fiscale si nasconde una vera e propria Patrimoniale. La redistribuzione del carico fiscale avverrà così: prima con un aggravio sui proprietari di case e terreni; dopo, ma solo dopo (la scadenza è a fine mandato legislativo, ovvero fra circa nove mesi), tramite un ulteriore provvedimento, detraendo il surplus di entrate con uno sconto sulla tassazione dei redditi da lavoro. Vuol dire che se volete lo sconto fiscale sui redditi, dovrete tenervi il governo Monti sino all’ultimo dei giorni di questa dannatissima legislatura. E sperare che la Delega Fiscale produca gli effetti sperati, cioè il “tesoretto” da impiegare per ridurre il famigerato “cuneo fiscale”.

Ecco come ce lo racconta il governo medesimo nel comunicato di ieri sera:

Il disegno di legge delega fiscale vuole correggere alcuni aspetti critici del sistema fiscale italiano per renderlo più equo, trasparente ed orientato alla crescita economica. Un primo punto importante del disegno di legge delega approvato in data odierna dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, è quello di dare maggior certezza al sistema tributario e migliorare i rapporti con i contribuenti. A questo si aggiunge la volontà di proseguire nel contrasto all’evasione e all’elusione e nel riordino dei fenomeni di erosione fiscale. Sul fronte dell’equità, un contributo sarà assicurato dalla riforma del catasto dei fabbricati, mentre su quello della crescita emerge la fiscalità ambientale.
La delega verrà attuata a parità di gettito e quindi non si attende alcun aumento di pressione fiscale. Ovviamente, razionalizzare il prelievo in funzione dell’equità e della rimozione di distorsioni comporterà una redistribuzione del prelievo, ma questa resterà confinata all’interno dei singoli comparti. Ad esempio, la riforma del catasto persegue in primo luogo l’obiettivo di una maggiore equità, avvicinando le singole rendite catastali ai valori effettivi di mercato; ma alla revisione delle rendite si accompagnerà, contestualmente, quella delle aliquote, in modo da mantenere invariato il carico fiscale complessivo sui fabbricati. La razionalizzazione della tassazione dei redditi d’impresa e di lavoro autonomo e delle agevolazioni fiscali comporterà aumenti o riduzioni di carico impositivo sui singoli contribuenti, ma per il complesso delle imprese il carico fiscale resterà invariato. Anche il riordino dei fenomeni di erosione fiscale non comporterà aumenti del prelievo complessivo, essendo finalizzato alla razionalizzazione del sistema, a parità di gettito. Anche dalla tassazione ambientale non conseguiranno aumenti di pressione fiscale: anch’essa è infatti finalizzata alla redistribuzione del carico fiscale esistente e alla revisione del finanziamento degli interventi per le fonti rinnovabili. L’entrata in vigore della nuova tassazione ambientale sarà comunque legata al recepimento della disciplina armonizzata decisa a livello europeo.

Di seguito, in sintesi, le informazioni principali relative ai tre capitoli del disegno di legge:
1) Il capitolo “equità e razionalità del sistema” prevede la revisione del catasto dei fabbricati, che sarà attuata in collaborazione con i Comuni e l’Agenzia del territorio, con l’obiettivo di attribuire a ciascuna unità immobiliare il relativo valore patrimoniale e la rendita. Con la riforma si vuole ridefinire i fabbricati in base non solo a valori ma anche a criteri più aggiornati: localizzazione, qualità dell’immobile e superficie in metri quadri. Per le unità immobiliari urbane saranno applicati i seguenti principi e criteri direttivi: (1) riferimento ai rispettivi valori medi ordinari espressi dal mercato in un arco temporale triennale antecedente alla nuova determinazione; (2) definizione degli ambiti territoriali del mercato immobiliare; (3) rideterminazione delle destinazioni d’uso catastali ordinarie e speciali; (4) determinazione del valore patrimoniale medio ordinario. La rendita media ordinaria per le unità immobiliari sarà valutata attraverso l’analisi delle statistiche sui valori di mercato; inoltre sono previsti meccanismi di adeguamento periodico dei valori e delle rendite delle unità immobiliari. Infine, per evitare che la revisione delle rendite catastali causi un aggravio del carico fiscale, è prevista la contestuale riduzione delle aliquote.
La delega, inoltre, definisce metodologie di stima e rilevazione dell’evasione di tutti i principali tributi, attraverso il confronto tra i dati di contabilità nazionale con quelli dall’anagrafe tributaria; questi risultati saranno calcolati e pubblicati ogni anno, con partecipazione dell’ISTAT, dell’Amministrazione finanziaria e di altre Amministrazioni pubbliche. Il provvedimento introduce anche l’obbligo di redigere un rapporto annuale, all’interno della procedura di bilancio, sulla strategia seguita e sui risultati conseguiti.
Nell’ambito del monitoraggio e riordino dell’erosione fiscale, viene istituto l’obbligo di redigere, all’interno della procedura di bilancio, un rapporto annuale sulle spese fiscali (dove, per spese fiscali si intende qualunque forma di esenzione, esclusione, riduzione dell’imponibile o dell’imposta, regime di favore) che sarà confrontato con i programmi di spesa. Si prevede la possibilità di costituire una commissione indipendente e di eliminare, ridurre o riformare le spese fiscali che appaiono in tutto o in parte ingiustificate alla luce delle mutate condizioni socio-economiche. E’ comunque fatta salva la tutela dei diritti fondamentali e delle finalità meritevoli: la famiglia, la salute, le situazioni di svantaggio economico o sociale, il patrimonio artistico e culturale, la ricerca e l’ambiente. Verrà anche razionalizzato e stabilizzato l’istituto del 5 per mille.
2) Il secondo capitolo della delega interviene sui rapporti tra fisco e contribuente, introducendo una definizione generale di abuso del diritto che, recependo la giurisprudenza delle Sezioni unite della Cassazione, sarà unificata con quella dell’elusione, rendendola applicabile a tutti i tributi. Inoltre saranno introdotte specifiche regole procedimentali, che garantiscano un efficace confronto con l’amministrazione fiscale e salvaguardino il diritto di difesa del contribuente. Verrà anche attuata una revisione del sistema sanzionatorio penale secondo criteri di predeterminazione e proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti. In proposito verrà dato più rilievo al reato tributario per i comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e utilizzo di documentazione falsa; mentre si prevede l’esclusione della rilevanza penale per i comportamenti ascrivibili all’abuso del diritto e all’elusione fiscale. Viene prevista, inoltre, la revisione del regime della dichiarazione infedele e del sistema sanzionatorio, in modo da correlare le sanzioni stesse all’effettiva gravità dei comportamenti, introducendo la possibilità di ridurre le sanzioni in casi di minore gravità o di applicare sanzioni amministrative anziché penali. Si prevede che il principio del raddoppio del termine di accertamento in caso di denuncia penale si applichi solo ove la denuncia sia inoltrata in riferimento ai termini di decadenza dell’accertamento.
I controlli saranno mirati e rafforzati attraverso l’utilizzo delle banche dati e la collaborazione con altre autorità pubbliche; sarà potenziata la tracciabilità dei pagamenti e l’utilizzo della fatturazione elettronica. Nell’ambito del contenzioso tributario è prevista la procedura stragiudiziale per liti di modesta entità; l’estensione della conciliazione alla fase di appello e al giudizio di revocazione, la ridefinizione della distribuzione delle Commissioni tributarie sul territorio, salvaguardando l’articolazione provinciale, per razionalizzare l’utilizzazione del personale amministrativo e dei Giudici. Sarà rivista la riscossione dei Comuni.
Nell’intento di migliorare il rapporto tra fisco e contribuente, secondo l’impostazione della enhanced relationship incoraggiata dall’OCSE, per i soggetti di maggiori dimensioni è prevista l’introduzione di sistemi aziendali di gestione e controllo del rischio fiscale. Alle aziende che attiveranno questi sistemi interni di controllo saranno garantiti una serie di incentivi in termini di minori adempimenti, riduzione delle sanzioni e minori accertamenti; mentre per le imprese di minori dimensioni sarà rivisto ed ampliato lo strumento del tutoraggio.
Sarà avviato un processo di semplificazione degli adempimenti superflui o di scarsa utilità per l’Amministrazione finanziaria.
3) La terza parte della delega rivede la tassazione in funzione della crescita, dell’internazionalizzazione delle imprese e della tutela ambientale. Si prevede che la tassazione dei redditi prodotti dalle imprese commerciali e dai lavoratori autonomi venga assoggettata ad un’unica imposta. In proposito si stabilisce la deducibilità dalla base imponibile di questa imposta dalle somme prelevate dall’imprenditore, dal professionista o dai soci come remunerazione. Queste ultime concorreranno alla formazione del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF personale del singolo imprenditore. Per i contribuenti di minori dimensioni, invece, si prevede la possibilità di introdurre il pagamento a forfait di un’unica imposta in sostituzione di quelle dovute.
Con la delega, inoltre, si introducono criteri chiari e coerenti con la disciplina di redazione del bilancio per determinare il momento del realizzo delle perdite su crediti; si rivede la disciplina dell’imposizione fiscale delle operazioni transfrontaliere per adeguarla alle migliori pratiche internazionali; si razionalizzano l’IVA e le altre imposte indirette come quelle di registro, di bollo, ipotecarie e catastali, sulle concessioni governative, sulle assicurazioni e sugli intrattenimenti, con l’obiettivo di semplificare gli adempimenti e razionalizzare le aliquote.
Verrà rivista la tassazione dei giochi e il loro regime, con la finalità prevalente di prevenire la ludopatia, tutelare i minori e inibire forme di pubblicità
Il provvedimento, infine, in sintonia con le politiche adottate dall’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile, punta ad un riordino della fiscalità al fine di preservare e garantire l’equilibrio ambientale (green taxes); si rivedrà inoltre la disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio, come previsto dalla proposta di Direttiva del Consiglio europeo in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità. Il gettito derivante dall’introduzione della carbon tax è destinato prioritariamente alla revisione del sistema di finanziamento delle fonti rinnovabili. L’entrata in vigore delle disposizioni riguardanti la fiscalità ambientale sarà coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata decisa a livello europeo.

70 miliardi in 7 giorni: la manovra più veloce della Storia. Tutti i dettagli della stangata

Eh, già, la paura dei mercati. Della crisi finanziaria. Così i parlamentari, liberamente eletti, anzi no, nominati dai segretari di partito, hanno approvato a scatola chiusa un pamphlet di norme che tagliano alzo zero tutto, ma proprio tutto, con qualche piccola eccezione.

Per esempio questa:

(Livellamento remunerativo Italia-Europa)

All’articolo 1 è stato specificato il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni non può superare la media, ponderata rispetto al PIL, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai titolari di omologhe cariche negli altri sei principali Stati dell’area euro. Nella formulazione originaria il riferimento è alla media tra tutti gli Stati dell’area euro e senza alcun richiamo a criteri di ponderazione.

E’ ciò di cui parla Il Fatto Q in home page stasera: E di notte la casta si salva i privilegi. Nell’articolo si fa cenno al resoconto parlamentare della seduta notturna tenutasi il 14 Luglio in Commissione Bilancio al Senato, resoconto non pubblicato sul sito web, pertanto non verificabile dal sottoscritto. Secondo Libero, e secondo Il Fatto Q che rilancia la notizia, la Casta si è tutelata rispetto ad un tagli indiscriminato della diaria:

Nel resoconto del Senato si trovato gli interventi integrali. Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”

Non sanno però che la pericolosa disaffezione si genera piuttosto con interventi indiscriminati in materia previdenziale, come contenuti nell’articolo 18:

(Interventi in materia previdenziale)

L’articolo 18 è stato ampiamente modificato e integrato al Senato.

Per quanto concerne la rivalutazione dei trattamenti pensionistici, è stato previsto che essa operi, per il biennio 2001-2013, esclusivamente con riferimento ai trattamenti di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS. Per tali trattamenti la rivalutazione opera nella misura del 70% per la sola fascia di importo inferiore a 3 volte il trattamento minimo (comma 3) .

Nel testo originario del decreto-legge era previsto che,per il medesimo biennio, l’indice di rivalutazione dei trattamenti pensionistici non si applicasse in alcuna misura per la fascia di importo dei trattamenti superiore a cinque volte il trattamento minimo INPS e si applicasse nella misura del 45% per la fascia di importo dei trattamenti compresa tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo.

Per quanto riguarda l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’incremento della speranza di vita rilevata dall’ISTAT, è stato disposto l’anticipo del primo adeguamento al 1° gennaio 2013 (comma 4).

Nel testo originario del decreto-legge l’anticipo era fissato al 1° gennaio 2014, mentre nella normativa previgente il primo adeguamento era previsto per 1° gennaio 2015.

Il nuovo comma 22-bis ha introdotto un contributo di perequazione, applicabile dal 1° agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, sui trattamenti pensionistici più elevati corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie, pari al 5% per gli importi che superino i 90.000 euro lordi annui e fino a 150.000 euro, e del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro.

I nuovi commi 22-ter, 22-quater e 22-quinquies prevedono un posticipo delle decorrenze del pensionamento di anzianità, pari a 1 mese per coloro che maturano i requisiti nel 2012, a 2 mesi per coloro che maturano i requisiti nel 2013 e a 3 mesi per coloro che maturano i requisiti a decorrere dal 2014; le decorrenze previgenti continuano tuttavia ad applicarsi a un contingente di 5.000 lavoratori che si trovino in particolari condizioni.

Poi c’è il capitolo AUMENTI di tasse, imposte e tariffe:

(Sovraprezzo canone trasporto alta velocità)

L’articolo 21, comma 4, lett. a), introduce un sovrapprezzo al canone per il trasporto di passeggeri sulle linee ad alta velocità. La determinazione del sovrapprezzo dovrà essere effettuata in conformità al diritto comunitario. Nel corso dell’esame da parte del Senato è stato specificato che si dovrà tenere conto in particolare della direttiva 2007/58/CE, finalizzata a favorire l’apertura del mercato dei servizi ferroviari passeggeri all’interno della Comunità.

(Disposizioni in materia di IRAP)

I commi 5 e 6 dell’articolo 23, a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 6 luglio 2011 incrementano l’aliquota IRAP applicata nei confronti di alcuni soggetti passivi:

§       per le banche e gli altri enti e società finanziari, l’aliquota è aumentata al 4,65 per cento (+0,75 per cento rispetto a quella ordinaria);

§       per i soggetti operanti nel settore assicurativo l’aliquota viene portata al 5,90 per cento (+2 per cento rispetto a quella ordinaria);

§       con le modifiche operate durante l’esame alSenato, l’aliquota è aumentata al 4,20 per cento (+0,30 per cento rispetto all’aliquota ordinaria, pari al 3,9 per cento) anche nei confronti delle società esercenti attività in concessione, purché diverse da quelle di costruzione e gestione di autostrade e trafori.

(Imposta di bollo deposito titoli)

Il comma 7 dell’articolo 23 incremental’ammontare dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative ai depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari.

Nella formulazione originaria della norma, tale imposta era portata a 120 euro l’anno sino al 2012; dal 2013 era incrementata a 150 euro l’anno per i depositi inferiori a 50 mila euro e a 380 euro per i depositi con valore superiore a 50 mila euro.

La lettera b) del comma 7, oggetto di novella, sottopone le comunicazioni relative ai depositi di titoli a imposta di bollo secondo le seguenti modalità:

–       per i depositidi titoli il cui complessivo valore nominale o di rimborso presso ciascuna banca sia inferiore a cinquantamila euro, dal 2011 per ogni esemplare di comunicazione inviato con periodicità annuale l’imposta è aumentata ammonterà a 34,20 euro (ossia 17,1 euro per quelle con periodicità semestrale, 8,55 euro con periodicità trimestrale e 2,85 euro con periodicità mensile); rispetto alla formulazione previgente della norma, per i depositi di tali entità non è previsto un ulteriore incremento dell’imposta nel tempo;

–       per le comunicazioni relative a depositi di ammontare pari o superiore alla predetta soglia di 50.000 euro, le norme dispongono un graduale aumento dell’imposta nel tempo, variabile secondo l’entità dei depositi.

(Aliquote di accisa sui carburanti)

Il comma 50-quater dell’articolo 23, conferma dal 1° gennaio 2012 gli aumenti delle aliquote di accisa sui carburanti disposte dalla determinazione del Direttore dell’Agenzia delle Dogane n. 77579 del2011: nel dettaglio tale determinazione fissa dal 1° luglio 2011 l’aliquota di accisa sulla benzina a 613, 20 euro per mille litri e quella sul gasolio a 472,20 euro per mille litri.

(Regime fiscale contribuenti minimi)

L’articolo 27 prevede che, a decorrere dal 1° gennaio 2012, il regime fiscale semplificato per i cosiddetti contribuenti minimi si applica, per il periodo d’imposta in cui l’attività è iniziata e per i quattro successivi, esclusivamente alle persone fisiche che intraprendono un’attività d’impresa, arte o professione o che l’abbiano intrapresa dopo il 31 dicembre 2007. Pertanto la platea dei beneficiari del c.d. “forfettone” (una tassazione forfettaria del 20 per cento per i titolari di partite Iva e i lavoratori autonomi che a fine anno incassano meno di 30 mila euro) è ridotta a coloro i quali hanno iniziato l’attività negli ultimi tre anni e mezzo o vorranno iniziarla adesso. Contestualmente l’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali viene ridotta al 5 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2012.

Con una norma introdotta nel corso dell’esame al Senato è previsto che il suddetto regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile si applica anche oltre il quarto periodo d’imposta successivo a quello di inizio dell’attività, ma non oltre il periodo d’imposta di compimento del trentacinquesimo anno d’età.

Se vi sembra poco.

 

 

Pagliacciate leghiste all’ombra della nuova manovra da 40 miliardi

Balle! Direbbe il Bossi giovane al Bossi anziano. L’idea della scaletta di interventi pseudolegislativi da sottoporre come vincolo al premier pena la defenestrazione, fa ridere. L’intimazione a Zio Giulio Tremonti – fermati! – non avrà effetto alcuno. Lui, il ministro dell’Economia, tiene nel cassetto, pronta per la Commissione UE e per Moody’s e per Standard & Poor’s, una manovra da 40 miliardi di euro. Il necessario per far quadrare lo sgangherato bilancio italiano, gravato da uno spread rispetto ai Bund tedeschi salito sopra quota 200 punti base (il che si traduce in un salasso in termini di interessi pagati sul debito pubblico).

Dove colpirà Tremonti? Provate a indovinare: “sforbiciate alle pensioni più alte, donne in quiescenza a 65 anni anche nel settore privato, e aumento dei contributi sui famigerati co.co.pro. . Il governo ha un bisogno disperato di soldi e li raccatta dove può: continuando a guardarsi bene, però, dal colpire le rendite finanziarie “ (Sara Santolini, La voce del ribelle). certo, colpire le pensioni più alte può anche essere considerata una buona notizia. Ma non pensiate che la ricetta si riduca a questo: ce n’è per tutti, artigiani, dipendenti e enti locali compresi (più volte presi di mira con le finanziarie e le manovre correttive passate). E poi: scuola pubblica, università, ricerca. Oserà l’inosabile. Checché ne dica la Lega.

La politica di rigore fiscale non è un’opzione, non è temporanea, non è conseguenza imposta da una congiuntura economica negativa, ma è invece ‘la’ politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire’, Giulio Tremonti.

Politica del rigore fscale necessaria e senza alternative. Parole schiette. Come fare ad ignorarle? Dal palco di Pontida nessuno si è fatto carico di informare i convitati. Nessuno ha compreso bene quel coro di buuu quando l’Umberto ha mimato un pollice verso a Berlusconi. Come ha scritto qualcuno: “ho visto una Classe Dirigente spompata, più imbarazzante che delirante, che non ha più nulla da dire, che oggi avrebbe dovuto svoltare, e che ha finito per farsi il funerale” (Non Leggerlo).

L’ipocrisia della riduzione delle tasse. Evasione fiscale e accanimento.

Ricevo e pubblico. Dal Blog Spazio Libero!

GETTITI E PAROLE…

TAGLIARE LE TASSE? A CHI? E PERCHE?

UN PAESE DI “TARTASSATI” ED “EVASORI”:

Non esistono sistemi fiscali “perfetti”.

Generalmente un sistema fiscale può essere:

  • più “efficace” che giusto
  • o più “giusto” che efficace.

Il dramma del nostro sistema fiscale è che esso risulta:

  1. né efficace (stante il “buco nero” dell’evasione cresciuto negli anni)
  2. giusto (vista la profonda discriminazione di lavoratori dipendenti e pensionati rispetto ai lavoratori autonomi: i primi tartassati con pesanti prelievi alla fonte, i secondi liberi di auto-denunciare spavaldamente il proprio reddito!).

Segno evidente del marcato “disequilibrio” del nostro sistema fiscale è che:

  1. mentre sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati grava gran parte del “carico fiscale” pendente sugli Italiani (da soli, queste categorie garantiscono ben l’“82%” dell’intero gettito Irpef!)
  2. i lavoratori autonomi sono in grado di difendersi dall’elevata pressione fiscale:
  • evadendo” le tasse (essendo il loro “reddito effettivo” difficilmente accertabile)
  • eludendo” le imposte (ad esempio, scaricando l’Iva anche su beni ad uso personale)
  • e “dividendo le fonti di reddito” tra i componenti della famiglia (di modo che, pur a parità di reddito complessivo, il livello di reddito di ogni componente familiare si mantenga più basso di quello effettivo, così rientrando in scaglioni Irpef inferiori!).

IL “TAX FREEDOM DAY”

Del taglio delle tasse si discute da anni, per lo meno dal 1994 (proprio con lo slogan “meno tasse per tutti” è avvenuta la scesa in campo del nostro attuale Premier, Silvio Berlusconi).

Salve qualche intervento settoriale e sporadico (come la cancellazione dell’ICI sulla prima casa), però, di risultati concreti non se n’è visto l’ombra!

L’imposizione fiscale in Italia continua, così, ad essere tra le più alte d’Europa (se non del mondo!).

In Italia quest’anno il “tax freedom day” (il giorno dell’anno a partire dal quale i lavoratori, al netto delle tasse dovute allo Stato, iniziano a guadagnare fino alla fine dell’anno solo per se stessi) si è ulteriormente spostato in avanti: dal 22 al 23 giugno.

Ciò vuol dire che ogni contribuente italiano, nel corso del 2010, dovrà devolvere all’erario un’equivalente in media pari a tutto ciò che intascherà col suo lavoro dall’1 gennaio fino al 23 giugno!

BERLUSCONI (LA PROMESSA): “DUE SOLE ALIQUOTE IRPEF PER GLI ITALIANI”

Riforma fiscale? Si parta dalla riduzione a due delle aliquote Irpef!”.

Questo il progetto al quale starebbe lavorando il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ed il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Se tale annunciata riforma entrasse in vigore, il sistema dell’Irpef si articolerebbe in due soli scaglioni di reddito (rispetto ai cinque di oggi) con due sole aliquote fiscali (notevolmente ridotte rispetto alle attuali):

  1. per i redditi tra 0 e 100 mila euro l’aliquota risulterebbe del 23%
  2. mentre per i redditi oltre i 100 mila euro si ridurrebbe a solo il 33%!

CHI BENEFICEREBBE DELLA RIFORMA?

Un simile disegno riformatore risulterebbe premiante soprattutto per i ceti sociali più alti.

Più in dettaglio:

  • per le fasce sociali basse (dichiaranti fino a 15 mila euro) il beneficio fiscale sarebbe “nullo”: in sostanza, i soggetti più deboli (come pensionati e lavoratori percepenti meno di 1.000 euro al mese) non riceverebbero “1 solo euro” di riduzione fiscale!
  • per le fasce sociali medio-basse (dichiaranti dai 15 ai 28 mila euro) cambierebbe ben poco, beneficiando di una minima riduzione dell’aliquota (dal 27% al 23%)
  • per le fasce sociali medio-alte (dichiaranti dai 28 ai 75 mila euro) lo “sconto fiscale” risulterebbe già “sostanziale” (beneficiando di una riduzione dell’aliquota dal 38% al 23%)
  • mentre le fasce sociali alte (ossia dichiaranti oltre i 75 mila euro) risulterebbero paradossalmente essere quelle in assoluto più premiate, beneficiando di una riduzione dell’aliquota dal 43% al 33% (di 10 punti percentuali netti!).

Secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre (“Associazione artigiani e piccole imprese”):

  • a fronte di una riduzione del carico fiscale di “520 euro” annui per una coppia con un figlio a carico e con un reddito di 21.500 euro ciascuno
  • coloro che intascano più di 40 mila euro vedrebbero ridurre il loro carico fiscale di “2.320 euro”
  • mentre coloro dichiarati oltre 100 mila euro disporrebbero di ben “14.170 euro” di sconto fiscale!

ECCO PERCHE’ LA RIFORMA DELL’IRPEF IN CANTIERE RISULTA ESSERE “CLASSISTA”, “INIQUA”, “INSOSTENIBILE” E “POPULISTA”!

  1. UNA RIFORMA “CLASSISTA”:

A seguito dell’approvazione di una riforma del genere, a regime:

  • mentre chi dichiarerà 100 mila euro di reddito annuo beneficerà di ben “14 mila euro” di sconto fiscale
  • la maggioranza dei pensionati e dei lavoratori (dichiaranti non più di 15 mila euro) non beneficerà di “1 solo euro” di taglio dell’Irpef!

A dimostrazione del fatto che in pochi (anzi “pochissimi”) beneficerebbero della riforma in oggetto basti considerare il fatto che:

  • mentre il 50,9% dei contribuenti (oltre 21 milioni) dichiara meno di 28 mila euro annui
  • e il 93,2% dei contribuenti dichiara meno di 40 mila euro
  • solo il 6, 8% dichiarano più di 40 mila euro
  • solo l’1% (pari a 400 mila contribuenti) dichiarano più di 100 mila euro (contribuendo solo per il 17% all’intero ammontare del gettito Irpef)
  • e solo lo 0,5% (pari a 150 mila contribuenti) dichiarano oltre 150 mila euro!

Questi dati, da soli, evidenziano il carattere “classista” di una riforma che sarebbe soltanto un’“offesa alla dignità” di chi lavora ed un “regalo” inatteso per grossi professionisti, ricchi ereditieri e speculatori economico-finanziari!

Qual è, dunque, l’“interesse generale” che giustifica una riforma “costosissima” ed a beneficio di una minoranza “risicatissima”???

II- UNA RIFORMA “INIQUA”:

Secondo l’art. 53 co.2 della Costituzione “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Progressività dell’imposizione fiscale significa che:

  1. chi guadagna di più, per un principio di “equità sociale”, deve pagare più tasse (non in proporzione ma “in progressione” al proprio reddito)
  2. mentre chi guadagna di meno è tenuto a contribuire di meno alla finanza pubblica.

La riforma fiscale in discussione, invece, va esattamente nella direzione opposta!

Se si considera che il 99,5% dei contribuenti italiani dichiara redditi inferiori a 100 mila euro (per cui l’aliquota del 33% si applicherebbe soltanto ad una ristrettissima minoranza di contribuenti), tale riforma comporterebbe, di fatto, l’introduzione di un’“unica aliquota” del 23% su tutti i redditi: il pensionato o l’operaio pagherebbero allo Stato (in proporzione al proprio reddito) le stesse tasse dovute da un imprenditore, un medico, un commercialista, un avvocato o un libero professionista!

III- UNA RIFORMA “INSOSTENIBILE”:

Alle considerazioni sull’“impatto sociale” della prospettata riforma vanno aggiunte quelle sul suo “impatto economico”.

Come coniugare, infatti:

  • la notevole diminuzione del gettito provocata dalla riduzione degli scaglioni e delle aliquote Irpef (intorno ai 20 miliardi di euro)
  • con la tenuta dei conti pubblici dell’Italia (il terzo paese più indebitato al mondo, pur non essendo la terza economia al mondo)?

Quale sarebbe il vero prezzo (in termini di tagli alla spesa sociale e/o di aumenti della fiscalità generale, ossia di “macelleria sociale”) che gli Italiani sarebbero tenuti a pagare???

IV- UNA RIFORMA “POPULISTA”:

Un ultimo interrogativo lo pone la tempistica degli annunci del Governo:

  • il 9 novembre 2009 il Premier ha pubblicamente manifestato il suo proposito di riduzione delle aliquote Irpef
  • appena quattro giorni dopo, però, ha parzialmente smentito se stesso dichiarando: “l’attuale situazione di crisi non consente alcuna riduzione delle imposte”.

L’impressione, allora, è che si tratti dell’ennesima “boutade berlusconiana”!

Un ulteriore fatto, tra l’altro, ci impone di esser scettici:

  • lo scorso ottobre 2009 il Cavaliere si era impegnato (davanti all’assemblea di Confcommercio) per una riduzione dell’Irap nella Finanziaria 2010
  • poco dopo, però, il Parlamento, ha piuttosto concesso libertà alle Regioni di aumentare ulteriormente l’Irap in caso di deficit sanitario eccessivo
  • e poche settimane dopo, infine, lo stesso Cavaliere, dimenticandosi della promessa fatta, ha trasformare la riforma dell’Irpef nella priorità dell’azione di Governo.

Quale la ratio di questa politica dei “continui proclami”?

Verrebbe voglia, al proposito, di richiamare alla mente una notoria citazione del sen. Giulio Andreotti: “A pensar male si sbaglia… ma a volte ci s’azzecca!”.

GASPARE SERRA

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