Giallo al Senato: chi ha salvato Tedesco?

AGGIORNAMENTO: leggete i commenti. I fatti non sono andati come racconto in questo post – scritto troppo a ridosso degli eventi… Pare che fra l’altro la tastiera per il voto al Senato sia diversa da quella della Camera e quindi non si potesse in alcun modo rendere evidente la votazione nonostante il segreto imposto – parola di Legnini, segretario d’aula del gruppo PD.

Se fosse vera le tesi del Pd secondo cui i 23 voti che hanno salvato Tedesco provengono dagli scranni leghisti, perché la Lega, dopo aver defenestrato Papa, ha salvato Tedesco?

Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, la pensa così:

(Corriere della Sera, 21/07/11, p. 6)

Riassumendo l’ipotesi del PD: la Lega scarica Papa approfittando del voto segreto poi mette in scena il salvataggio di Tedesco per far ricadere sul PD la responsabilità del primo voto. E’ logico, secondo voi?

E Tedesco come l’ha presa? Con gioia e letizia, direi:

In coda all’intervista Tedesco confida al giornalista del Messaggero la sua nuova mission:

Bè, certo, di tutti i mali meglio cancellare la cura che pure fa star male. Via la custodia cautelare! Cosa ne pensano i leghisti?

[seguito del post di ieri, parzialmente errato]

Così Paniz stasera: la sinistra ha avuto due pesi e due misure. La sinistra ha salvato Tedesco. Così ci raccontano. Al Senato, nel derby delle autorizzazioni all’arresto, Tedesco è stato salvato da 151 voti contro l’arresto vs. 127 a favore.

Senatori presenti 290; Senatori votanti 289; Maggioranza 145; Favorevoli 127; Contrari 151; Astenuti 11.

Nonostante l’esplicita richiesta del senatore Tedesco, l’aula ha deciso di mantenere segreto il voto. Tedesco ha anche chiesto ai colleghi senatori di votare all’unanimità per il suo arresto per “sgomberare il campo da tutti gli inceppi” e per “arrivare rapidamente al processo”, ribadendo comunque la propria “estraneità ai fatti che mi vengono contestati”. Insomma, quella furbizia tutta del PD di accoppiare la votazione su Tedesco a quella di Papa alla Camera, ha creato il presupposto per salvare il senatore pugliese con le “mani degli altri”. Dico questo perché i numeri non sono diversi dalle votazioni consuete del Senato: qui la maggioranza il governo ce l’ha e vota quasi sempre compatta. Ecco, allora: è il PdL ad aver salvato Tedesco, auspicando il soccorso del PD alla Camera per Papa. Soccorso che non c’è stato. Alla Camera il PD ha votato in maniera palese ad alzata di mano. Al Senato è rimasto nei ranghi. Una difformità inspiegabile se non con l’ipotesi che i senatori guidati dalla Finocchiaro abbiano “simulato” l’interesse allo scambio di prigionieri – Tedesco per Papa – per far maturare l’idea a qualche leghista dissidente di votare contro l’indicazione di Bossi – non quella esternata in pubblico, “la galera”, bensì quella confidata in gran segreto che si è poi consolidata nella formula della libertà di coscienza, tradotta dai più in “votare conformemente al PdL”.

Leggete il Resoconto in Corso di Seduta del Senato (qui). In coda alle votazioni, è riportato quanto segue:

Con votazione a scrutinio segreto, ai sensi dell’articolo 113, comma secondo, del Regolamento, il Senato respinge la domanda di autorizzazione all’esecuzione della misura della custodia agli arresti domiciliari decisa dal tribunale del riesame nei confronti del senatore Alberto Tedesco. (Applausi dal Gruppo PdL).

Sono le 18,45 di oggi e il Senato ha già deliberato su Tedesco mentre alla Camera la seduta è sospesa.

Applausi del PdL. Per il salvataggio di Tedesco. E’ fin troppo chiaro. Il PdL è caduto nel trappolone del PD, che incassa anche il salvataggio di un suo ex (mai dimenticarsi degli amici). Poi accade quello che sapete alla Camera: il dibattito riprende alle 19, si chiama il voto e… La richiesta per Papa è passata grazie a 30 voti di 30 leghisti che non la pensano come Bossi e i soci del cerchio magico. La Lega, scriveva ieri La Padania, sta dalla parte del popolo (e di Papa). Oggi si può dire che la Lega è finita. Insieme alla sua maggioranza. La corrente dei Maroniani è oramai un partito a se stante. Domani si voterà il rifinanziamento delle missioni all’Estero e Castelli ha già preannunciato il suo – personale – voto contrario. La disciplina di partito è saltata. La maggioranza è al capolinea.

Pugliagate: Vendola attacca il magistrato. Ma perché non fare autocritica?

La lettera di Vendola al magistrato Digeronimo riapre la questione Puglia: ma per quale motivo attaccare il magistrato? Perché non parlare invece di Tedesco? Perché non parlare della gestione della Sanità in Puglia? E c’è chi nel PD si spreca in giustificazioni dell’intervento epistolare di Vendola. Se lui è pulito, che ha da lamentarsi? Dovrebbe invece invocare giustizia.

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    • “Io ho la buona e piena coscienza – aggiunge Vendola – non solo di non aver mai commesso alcun illecito nella mia vita, ma viceversa di aver dedicato tutte le mie energie a battaglie di giustizia e legalità. ‘Nichi il puro’ titola Panorama – prosegue il governatore della Puglia – per stigmatizzare le mie presunte relazioni con un imprenditore che non conosco (Carlo Columella titolare della azienda Tradeco ndr) e a cui ho chiuso, dopo trent’anni, una discarica considerata un autentico eco-mostro. Stupefacente notare che L’Espresso pubblica un articolo fotocopia del rotocalco rivale – sottolinea il governatore – sarebbe carino indagare sul calco diffamatorio che origina questa singolare sintonia di scrittura. In effetti mi considero un puro: e non rinuncio ad aver fiducia nel genere umano e a credere che la giustizia debba alla fine trionfare”.
    • “Io ho la buona e piena coscienza – aggiunge Vendola – non solo di non aver mai commesso alcun illecito nella mia vita, ma viceversa di aver dedicato tutte le mie energie a battaglie di giustizia e legalità. ‘Nichi il puro’ titola Panorama – prosegue il governatore della Puglia – per stigmatizzare le mie presunte relazioni con un imprenditore che non conosco (Carlo Columella titolare della azienda Tradeco ndr) e a cui ho chiuso, dopo trent’anni, una discarica considerata un autentico eco-mostro. Stupefacente notare che L’Espresso pubblica un articolo fotocopia del rotocalco rivale – sottolinea il governatore – sarebbe carino indagare sul calco diffamatorio che origina questa singolare sintonia di scrittura. In effetti mi considero un puro: e non rinuncio ad aver fiducia nel genere umano e a credere che la giustizia debba alla fine trionfare”.
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    • Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha chiesto alla Prima commissione di valutare l’eventuale apertura di una pratica a tutela del pm di Bari Desirè Digeronimo dopo le dichiarazioni del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che l’ha accusata di volerlo danneggiare con una gestione “strumentale” dell’inchiesta che sta conducendo sull’attività della Giunta.
    • “Invito la Prima commissione consiliare del Csm – ha scritto Mancino al presidente della commissione – a valutare se la lettera inviata dal presidente della Regione Puglia, on Nichi Vendola, alla dottoressa Desirè Digeronimo, pm presso il tribunale di Bari, concretizzi la sussistenza dei presupposti previsti dalla recente novella regolamentare per l’apertura di una pratica a tutela
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    • E’ “giusta e legittima l’appassionata lettera” scritta dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, al pm antimafia Desiree Digeronimo che conduce un’indagine sull’attività della giunta regionale in riferimento al settore della sanità. Lo afferma in una nota il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Maniglio.
    • “Vendola – scrive Maniglio – aveva il diritto di interrompere il circo mediatico che da settimane, rimestando la solita minestra, comunica un’immagine falsa del governo della Puglia e del suo presidente”.
    • “E se i comportamenti del presidente, e la sua vicenda personale, sono cristallini, penso sia giusto rivendicare – aggiunge Maniglio – che l’insieme dell’azione di governo di questi anni è stata improntata a logiche di trasparenza e di correttezza”.
    • “Ma proprio perché – afferma – non ci appartiene la cultura del sospetto e chiediamo che le indagini vadano avanti, ci permettiamo – molto sommessamente – di suggerire una maggiore sobrietà nel lavoro di accertamento di eventuali responsabilità e tempi rapidi nelle conclusioni, per evitare che l’indagine – come ha scritto Vendola – diventi esclusivamente strumento di lotta politica contro il centrosinistra”.
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    • la lettera aperta di Nichi Vendola, governatore della Puglia e segretario di Sinistra e Libertà, a uno dei pm antimafia di Bari che indagano sulla sua vecchia giunta, Desirèe Digeronimo.
    • Farà piacere agli elettori della cosiddetta “sinistra radicale” sapere che il loro leader definisce un’indagine giudiziaria “strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpirmi”, a “costruire scientificamente la mia morte”, in cui “i briganti prendono il posto dei galantuomini”. Dopodichè pretende di scegliersi il pm che più gli aggrada, intimando alla Digeronimo di “astenersi per la ovvia e nota considerazione che la sua rete di amici e parenti le impedisce di svolgere con obiettività l’inchiesta”.
    • Le insegna il mestiere, invitandola a spogliarsi di “una mole di carte trattenute dalla Procura antimafia” mentre avrebbero “attinenza con eventuali profili di illiceità nella Pubblica Amministrazione”. La accusa di aver acquisito “atti che costituiscono il processo di gestazione di alcune leggi, come se le leggi fossero sindacabili dall’autorità inquirente”.
    • E conclude brillantemente con un ultimo copia-incolla del prontuario berlusconiano anti-giudici: “polverone”, “spettacolarizzazione delle indagini”. Mancano solo il “giustizialismo” e la “giustizia a orologeria”, e poi pare di sentir parlare un Berlusconi, un Ghedini o un Bondi qualsiasi. Il tutto dalle labbra di Nichi Vendola, già icona dell’antimafia “de sinistra”, già paladino della legalità e della questione morale, già animatore degli incontri di “Libera” con don Ciotti e col fior fiore della magistratura più impegnata. E’ bastato che i magistrati cominciassero a ronzare nei suoi paraggi, e il compagno Nichi è diventato come tutti gli altri politici.

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