Casa dolce casa

Casa Tulliani, oggetto della contestazione di Il Giornale e Libero a Gianfranco Fini, prima donata da una contessa ad AN, poi venduta a società estere, poi ritornata in affitto al fratello della compagna del Presidente della Camera. Si dirà: uno scandalo mai visto...

Questo bellissimo patio appartiene a Villa S. Martino, Arcore, residenza storica di Berlusconi. Qui, a cavallo degli anni '80, uno stalliere di nome Mangano, manteneva i 'cavalli' di B. in attesa di spedirli altrove. Per qualcuno, un eroe.

La residenza dove sono cresciuti i figli di B. e Veronica: per l'aquisto dei terreni, Berlusconi fu accusato di falso in bilancio (reato amnistiato grazie al condono fiscale del 1992).

Villa Certosa, la residenza estiva di Berlusconi: già oggetto di accuse di abusivismo edilizio, poi fugate da una sentenza di assoluzione, ora si parla di nuovi bungalow per gli 'ospiti' di B., 800 mc. progettati dalla società Idra Immobiliare. Villa Certosa è la residenza dello scandalo sessuale del 2009: ricordate Topolanek, il premier ceco, nudo e accompagnato da avvenenti signorine altrettanto svestite? E sapete da chi Berlusconi ha comprato Villa Macherio? Da un certo Flavio Carboni....

Dulcis in fundo: ville a L'Aquila (credits PD - Mobilitanti).

Tg1 ore 20: scontri provocati dai manifestanti aquilani

La pagina web del Tg1 apre con la notizia degli scontri, "causati dai manifestanti"

Ore 20. Il Tg1 rende conto degli scontri a Roma fra manifestanti aquilani e polizia. Secondo il tg diretto da Minzolini, gli scontri sarebbero stati causati da manifestanti di area ‘antagonista’, estranei ai manifestanti veri e propri.

Le immagini che seguono sono da diffondersi il più possibile. Poiché è quasi totale l’oscurità sulla vicenda visto che il Tg1 delle 13.30 non ne ha fatto nemmeno menzione. E le proteste sono ancora in corso. In questi istanti si sta svolgendo un sit-in dinanzi a Palazzo Grazioli, proprio mentre il Presidente del Consiglio è in riunione con la direzione del PdL. Tutto questo viene pubblicato come reazione al silenzio del più importante telegiornale italiano, il tg della tv pubblica.

La testimonianza di un ferito:

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E il vergognoso silenzio del Tg1:

Dalle pagine di Repubblica.it si legge che Maroni è corso al Ministero dell’Interno per essere relazionato sui fatti. “Io giudico sui fatti, non sulle opinioni”. Poi aggiunge:

Maroni ha quindi riferito di “essere favorevole alle manifestazioni quando si svolgono pacificamente, senza violenze. E voglio capire perché questa non si è svolta in questo modo, voglio capire se ci sono responsabilità e da che parte” (Repubblica.it).

Il non violento Maroni? Ve lo ricordate nel 1996, resistere agli agenti della polizia mandati dall’allora pm Papalia a perquisire la loro sede? Badate bene che il ministro dell’Interno non ha atribuito la responsabilità degli scontri ai manifestanti: almeno, non ancora. Si è però lasciato andare a questa battuta, come se oggi la manifestazione SoS per L’Aquila fosse una manifestazione violenza e organizzata da violenti. Proprio lui: uno condannato a otto mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale.

Il TG1 è organo di partito. La disinformazione, altra arma creatrice di consenso.


L’editoriale di Minzolini sulle intercettazioni e la condanna mediatica di Bertolaso segna il passaggio definitivo del TG1 dal terreno degli organi di informazione agli organi di partito. La filippica del Minzo è prodromo all’intervento di oggi di Angelino Alfano:
Andremo avanti con il testo approvato alla Camera che rappresenta un punto di equilibrio tra esigenze delle indagini, diritto alla riservatezza, di cronaca e tutela delle intercettazioni per i reati di mafia. Questo ddl è una della prime azioni in materia di giustizia e quando sarà approvato saranno passati due anni circa dal momento in cui è stato proposto (fonte: La Stampa.it <http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201002articoli/52456girata.asp> ).
Di fatto, il TG1 è diventato il portavoce della maggioranza al governo e come tale si adopera per alimentarne il consenso da parte dei cittadini attraverso due fondamentali strategie:
– l’occultamento delle informazioni, come nel caso della invasione del centro storico da parte degli aquilani;
– la diffusione di servizi giornalistici antitetici alla notizia: esempio lampante lo è stato il caso delle macerie de L’Aquila ancora nel mezzo del centro storico, messo in mostra dalle telecamere di Annozero, a cui il TG1 ha risposto con un servizio sulla attività di raccolta, che per Annozero era ferma, delle stesse macerie, mostrando addirittura come queste venissero accuratamente – e perciò “lentamente”, fornendo in modo implicito all’ignaro ascoltatore una spiegazione del ritardo nei lavori – separate dagli oggetti smarriti quali soldi, tesi di laurea, giocattoli, pietre storiche dei palazzi aquilani, corredando il tutto con immagini di vigili del fuoco al lavoro e camion colmi di detriti all’ingresso della discarica.
Lo stesso modello è stato applicato per la notizia della nota della Banca d’Italia sul fallace recupero di capitali dello Scudo Fiscale:
I denari, le azioni e le obbligazioni che i beneficiari dello scudo fiscale hanno riportato materialmente in Italia, smobilitando le attività estere e convertendole in contante, ammontano per la precisione a 34,9 miliardi, ovvero al 41 per cento degli 85 miliardi totalizzati complessivamente dalla prima fase dello scudo (si arriva a 95 solo tendendo conto di oro e gioielli, delle microperazioni e dei rientri differiti per particolari ostacoli procedurali; fonte La Repubblica.it http://www.repubblica.it/economia/2010/02/20/news/scudo_rientro_ridimensionato_in_italia_rientrati_solo_35_miliardi-2366262/).
Il TG1 ha fornito all’ascoltatore soltanto la risposta del Tesoro, per bocca del direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, secondo il quale “si tratta solo di «giochi statistici» e che lo scudo è stato «uno straordinario successo»”. Addirittura, secondo il TG1, le analisi della Banca d’Italia sono soltanto “illazioni”. Nemmeno nomina la Banca d’Italia. Per il TG1 c’è spazio solo per la voce del governo.

Ghedini scappa dinanzi al pericolo Popolo Viola. E domani Festaprotesta davanti a Montecitorio

Facebook | FESTAPROTESTA.

Questo il video che racconta la fuga di Ghedini dalla furente contestazione di Popolo Viola e Terremotati de L’Aquila in protesta contro l’affaire Protezione civile-Bertolaso:

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A L’Aquila le macerie sono lì dove sono state lasciate dal terremoto. Nessuno, finora, ha provveduto a rendere agibili le strade del centro della città. Ridevano, al telefono, prefigurando il businness delle nuove costruzioni. La Protezione non sarà una Spa, sebbene lo sia stata per mesi, illegalmente. Inseguire Ghedini in libreria è finanche una gentilezza: ora avrà da leggere qualcosa di interessante. Aiutiamo Ghedini a farsi una cultura.

“Dimissioni, dimissioni”. Anche il popolo viola si ritrova davanti a Montecitorio per protestare contro il decreto Bertolaso, ma soprattutto per ricordare l’appuntamento del 27 febbraio in Piazza del Popolo contro il legittimo impedimento.
All’improvviso, proprio davanti al camper dove Antonio Di Pietro e Massimo Donadi hanno appena ricevuto la loro patente a punti viola (ogni volta che non si partecipa al voto sul tema viene decurtato il bonus iniziale), passa serafico l’onorevole Ghedini con il suo sorriso d’ordinanza.
Gli attivisti colgono al volo l’opportunità di chiarire il messaggio sfoderando il classico striscione: ‘Legittimo un cazzo’, riferito all’impedimento. L’avvocato mantiene l’aplomb e procede spedito, poi però rallenta per guardare in faccia i manifestanti, e quelli cantano più forte. L’onorevole decide quindi di riparare all’interno della libreria Arion insieme alla scorta.
Gira tra i volumi, sceglie e paga due Grisham: trentasei euro con lo sconto parlamentari. Fuori i contestatori non mollano. Ci sono anche i comitati campani anti-inceneritore: “Siete la monnezza della politica! Andatevene a casa”.
Arriva la Polizia. Giulia Bongiorno, a fianco del collega, suggerisce una soluzione strategica: non c’è un’altra uscita? Il direttore del negozio scatta e guida il gruppetto giù per la scala di servizio, mentre fuori le gente continua col megafono a suon di “Ladri, a casa”. Ma qualcuno s’accorge della fuga sotterranea: “Se n’è andato, dal retro. Non tengono vergogna questi”.