Non puoi andare in mezzo a un mercato e uccidere due vu’ cumprà, così scrivono i giornali, senza essere un pazzo squilibrato. Lo si vede dai gesti, dal fatto che sei uno solitario, e soprattutto dal fatto che leggi. Se leggi devi esser per forza matto, o perlomeno strano. Soprattutto se leggi Tolkien.
Gianluca Casseri, il killer di Firenze, era “perso in un mondo tutto suo, fatto di miti celtici, di teorie della supremazia della razza e di paccottiglia ideologica legata ai romanzi dello scrittore John Ronald Reuen Tolkien” (Asca News).
Poco importa che sei razzista, che sei pervaso dall’odio per i neri, che sei profondamente fascista e predichi la purezza della razza.
Il killer razzista non è uno di noi, è un solitario, è estraneo alla società, infatti “è appena arrivato in citta”: “Gianluca Casseri, 50 anni, è un tipo solitario e ombroso. Abita a Firenze da poco tempo, ha passato il resto della sua vita in un paesino in provincia di Pistoia, a Cireglio sull’appennino” (La Repubblica).
Poi per giunta, lui, l’estraneo, il killer, viene dalla ‘provincia’, da un paese di montagna, e questo ci tranquillizza, lassù in montagna sono tutti introversi e strani, hanno sempre quel grugno che non capisci, comunque non è gente normale, non è gente normale come quella di città. Ecco, per giunta, oltre ad essere ombroso e solitario, il killer è un anonimo ragioniere, questa ‘poco eroica’, sì avete letto bene, “poco eroica professione di ragioniere” (Asca News, cit.).
In rete, si trovano alcune delle ”opere” del killer, saggi esoterici e neopagani dove rivaluta i ”Protocolli dei Savi di Sion”, famoso libro antisemita degli inizi del secolo, e le presunte origini celtiche e precristiane della vecchia Europa (ibidem).
In rete si trova di tutto, si direbbe. In rete si rivalutano anche i Protocolli dei Savi di Sion, testi apertamente falsi ma sempre utili alle tastiere dei revisionisti storici da strapazzo.
Quel che voglio dire è che tutte queste biografie estemporanee non spiegano il gesto, né contribuiscono a tranquillizzare e a sollevare dalle colpe gli altri cittadini. Samb Modou e Diop Mor sono morti per la mano di questo cinquantenne razzista, che ha ritenuto la vita di due ambulanti ‘neri’ talmente miserrima e indegna da essere terminata su un marciapiede. Casseri non è uno di noi, dicono con una certa fretta quelli di Casa Pound, quando invece i giornali indicavano alcune simpatie o sporadiche frequentazioni fra il Casseri e l’organizzazione giovanile neofascista. Nessuno direbbe oggi che Casseri è uno di noi. Tutti rifiutano l’orrore di cui è stato capace quest’uomo. Qualcuno, qualche fanatico e qualche trollista, certo, lo starà esaltando su qualche pagina facebook. Una inutile pagina facebook. Ma l’idea che i giornali e le tv respingano Casseri e lo mettano ai margini della società, perché la società non è in grado di essere razzista nella sua dimensione normale, è una idea molto facile da veicolare, direi quasi istintiva, legata alla naturale repulsione per l’orrido che c’è in noi.
Perché noi non siamo capaci di far del male, e il male è sempre qualcosa che viene da fuori: è sempre colpa degli stranieri, dei Rom, e quando sono gli stranieri ad essere uccisi, allora l’assassino, l’uomo nero, viene dalla provincia. E’ solo, frustrato e legge libri. Il ritratto perfetto – e sbrigativo – del mostro.