Quale trasparenza per il bilancio del Partito Democratico? Un dibattito fra Guidi, Misiani e Civati

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Così lo scambio epistolare fra Gabriele Guidi, Giuseppe Civati e il tesoriere del PD, Antonio Misiani circa la trasparenza del bilancio del partito, si è concretizzato in un dibattito aperto avvenuto ieri sera al Circolo Arci Bellezza di Milano.

A Gabriele Guidi è toccato l’onere dell’apertura del dibattito, essendo l’autore della lettera per mezzo della quale è stato avviato questo confronto. In essa, Guidi chiedeva al tesoriere del PD da un lato trasparenza nelle uscite (è fondamentale sapere come il partito spende i propri soldi); dall’altro, di divulgare la lista dei dipendenti, o per meglio dire, di conoscere la pianta organica del partito insieme al numero delle posizioni dirigenziali e dei quadri, anche a livello territoriale, al fine di costruire un vero e proprio organigramma nazionale del Partito Democratico.

Il gran merito del bilancio nazionale certificato si scontra con l’opacità della gestione territoriale. Si possono però trovare metodi per imporre ai segretari regionali bilanci se non certificati, almeno trasparenti, sia dal lato delle entrate che da quello delle uscite. Una soluzione potrebbe essere quella di giungere a una integrazione dei bilanci territoriali in una sorta di bilancio ‘corporate’, quello che per le aziende si chiama ‘consolidato del gruppo’. Quelle di Gabriele Guidi sono soluzioni tecniche a problemi politici. Non è secondario il problema delle fondazioni, ambiti di oscurità nei quali il tesoriere del PD nulla può poiché si tratta di ‘soggetti esterni al partito’ ma che dall’esterno ne condizionano le scelte.

Misiani ha risposto con due ordini di argomenti: 1) la critica alla legislazione vigente sui rimborsi elettorali, ‘è ad essa che dobbiamo la presenza dei Lusi e dei Belsito’;

2) la contrarietà ad un finanziamento completamente privato; è necessaria una tipologia di finanziamento trasparente poiché la trasparenza riavvicinerebbe il cittadino alla politica:

La via è quella di trasformare il sistema del rimborso automatico in una scelta volontaria del contribuente. Il meccanismo del 2 per mille potrebbe essere una soluzione. Qualcosa di questa idea è già compreso nel testo di legge proposto dal governo Letta. Una seconda opportunità su cui lavorare potrebbe essere la costruzione di un sistema di fundraising per i circoli.

In merito alle fondazioni: Misiani concorda sul fatto che costituiscono un problema, specie per quella a carattere immobiliare che, in diverse circostanze, sono i soggetti a cui i circoli pagano l’affitto dei locali.

Giuseppe Civati ha quindi esposto la sua idea di riforma del bilancio del Partito Democratico. Civati ha riconosciuto che, in materia di volontarietà del finanziamento, la proposta del governo Letta ricalca in buona parte la proposta di Walter Tocci, da lui stesso emendata.

Sulle lobbies insediate nelle fondazioni, specie quelle personali, Civati ha un’idea molto chiara: se partecipano alla vita politica del partito, i loro responsabili devono aderire ai criteri di trasparenza di quest’ultimo (“anche il capo-corrente deve attenersi al codice etico”), quindi fare un bilancio pubblico, se non lo fanno tuttora; dichiarare da chi arrivano i finanziamenti e a chi li inoltrano. Devono dire chi appoggiano, esclama Civati. E quando dal pubblico viene detto:

Civati così risponde inizialmente con una battuta:

ma poi riprende il filo del discorso ribadito poco prima (chi ha la fondazione e vuol stare nel PD ci deve dire come si comporta):

Sulla parte dello stipendio che i parlamentari democratici versano al partito (circa 3000 euro), Civati e Misiani scoprono però di essere in disaccordo. Secondo Civati, questa parte retributiva, se è ritenuta in eccesso, non dovrebbe essere ‘girata’ al partito bensì alla Camera:

Secondo Misiani, invece, è normale che gli eletti diano “una mano al partito che ne ha permesso l’elezione”. Si tratta, secondo lui, di un modo per ricordare all’eletto da dove proviene e responsabilizzarlo verso chi ne ha curato la campagna elettorale.

E anche sulle fondazioni, a furia di parlarne, qualche sottile differenza viene fuori. Per civati,

Per Misiani,

Operazione trasparenza: pubblicati i redditi dei ministri del governo Monti

Con un po’ di ritardo, forse dovuto alla mole documentale prodotta, i ministri del governo Monti mantengono la promessa e pubblicano sui siti dei relativi ministeri la propria posizione patrimoniale. Che adesso sarà interessante passare al setaccio.

Provo a fare un elenco:

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
Antonio Catricalà (segretario del Consiglio dei Ministri): 2010 740.000 euro, 2011 200.000
Giampaolo D’Andrea (Rapporti con il Parlamento): reddito complessivo 2010 245.691,00 (comprensivo del Trattamento pensionistico INPDAP‐Università), COMPENSO ANNUO LORDO: €. 188.868,91 ( al lordo della contribuzione previdenziale e delle ritenute erariali). N.B. Con decorrenza dall’1/12/2011 è stata sospesa l’erogazione dell’assegno da parte del Senato della Repubblica e con la medesima decorrenza è stata richiesta la sospensione del vitalizio corrisposto dalla Regione Basilicata, pur non essendo prevista dalle normative vigenti. In data 2/12/2011 è stata operata la rinuncia al contratto di insegnamento di Storia Economica presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi della Basilicata e al compenso maturato.
Antonio Malaschini (Rapporti con il Parlamento): ha optato in data 9 dicembre 2011 per il trattamento di cui alla legge 9 novembre 1999, n. 418, previsto per i membri del Governo non parlamentari. Tale trattamento ammonta, nella sua misura netta annuale, a 106.005,09 (lordo 188.868,91) euro. Come Segretario Generale in quiescenza del Senato della Repubblica percepirà per l’anno in corso una pensione netta annuale di 277.120,70 (lordo 519.015,45) euro. Ha in deposito titoli CCT e BTP e giacenze di conto corrente per un ammontare complessivo di 285.000 euro. Non è titolare di quote di società per azioni, né di obbligazioni.
[Carlo Malinconico (Editoria)] (dimissionario dal 10 gennaio 2012);
Paolo Peluffo (Informazione, Comunicazione, Editoria e Coordinamento amministrativo): Corte dei Conti 130.846,49 – Consulente del Presidente del Consiglio per le celebrazioni dei 150 anni €. 79.555,55 – Compenso Corte dei Conti € 130.000,00 – Compenso Sottosegretario di Stato €.
53.639,39.

Ministri senza portafoglio

Affari europei
Ministro: Enzo Moavero Milanesi
Affari regionali, turismo e sport
Ministro:Piero Gnudi – segui link – Unico 2011: reddito imponibile 1.717.187
Coesione territoriale
Ministro: Fabrizio Barca730/2011:
Rapporti con il Parlamento
Ministro: Piero Giarda – 501.411 in beni mobiliari e immobiliari, reddito 262.288
Cooperazione internazionale e l’integrazione
Ministro:Andrea Riccardi – come ministro: 199.778,25; pensione professore universitario: 81.154,58
Pubblica amministrazione e per la semplificazione
Ministro: Filippo Patroni Griffi: reddito imponibile 2011 504.367 euro

Ministri con portafoglio

Affari Esteri
Ministro: Giuliomaria Terzi di Sant’Agata: 203.653,44 come ministro, ha una Harley-Davidson 883
Interno
Ministro: Anna Maria Cancellieri, come ministro 183.084
Giustizia
Ministro: Paola Severino Di Benedetto: come ministro, 195.255,20 euro; reddito 2011: 7.005.649,00; possiede in leasing  una imbarcazione da diporto Aqua 54’ Cruiser Baia anno immatricolazione 2009.
Difesa
Ministro: Giampaolo Di Paola: come ministro, 199.778,25 euro; possiede azioni Enel, Finmeccanica e Deutesche Telekom.
Economia e Finanze
Ministro: Mario Monti (ATTESA)
Vice Ministro: Vittorio Grilli: compenso annuo lordo € 197.709,85
Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
Ministro: Corrado Passera, reddito imponibile 2011: 3.529.602 euro

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Vice Ministro: Mario Ciaccia (Infrastrutture e Trasporti)
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Ministro: Mario Catania: il reddito 2010 (dichiarazione 2011) ammontava a 213.700 euro, interamente ascrivibili alla retribuzione da lavoro; dipendente presso il Ministero. I risparmi sono investiti in titoli di Stato (450.000 euro).
Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare
Ministro:Corrado Clini: come ministro, 199.778,25 euro; Redditi 2010 173.383,00, DIRETTORE GENERALE MINISTERO AMBIENTE
Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità
Ministro: Elsa Fornero (ATTESA)
Vice Ministro: Michel Martone
Istruzione, Università e Ricerca
Ministro: Francesco Profumo (ATTESA)
Salute
Ministro: Renato Balduzzi  (ATTESA)

Il PD vuol cambiare i partiti e istituzionalizzare le primarie

Oggi Bersani ha presentato in conferenza stampa la proposta del PD per riformare i partiti. Il segretario si è fatto avanti con un disegno di legge , somma di una lunga serie di proposte presentate in ordine sparso da deputati e senatori del Partito Democratico, che come di consueto si muovono in un ambito troppo ampio di indeterminatezza politica.

Non pensiamo di fare la democrazia solo in un partito, ma in un assetto condiviso” – ha detto Bersani. La notizia non ha di certo fatto il giro del mondo e neppure ha entusiasmato tanto i democrats. Innanzitutto, per anni i partiti che il PD dovrebbe aver sostituito, DS e Margherita, hanno intascato rimborsi elettorali per milioni di euro senza che dai vertici del partito emergessero necessità di chiarezza o di trasparenza sul loro impiego. Si può ben dire comunque “meglio tardi che mai”. Forse la prassi dei rimborsi elettorali è diventata talmente scomoda che è meglio far passare all’opinione pubblica l’immagine di un PD che vuol combattere il vizio e la corruttela piuttosto che commentare e chiarire quanto emerso sulla questione Lusi.

In ogni caso, secondo Bersani il PD è “l’unico partito che è uscito del tutto da curvature personalistiche“. Questa affermazione ha un fondo di verità ma anche di falsità: il PD è un intreccio di correnti, di presidenti di fondazioni, di notabili più o meno potenti. L’elemento personalistico è a malapena tenuto a bada dalla meccanica dell’investitura popolare derivante dalle primarie, che un giorno si contestano e l’altro vengono proposte come soluzione per il paludoso mondo dei partiti.

La bozza di disegno di legge contiene misure circa la democratizzazione dei partiti, la selezione della leadership di partito e di coalizione tramite metodo partecipativo degli elettori, certificazione dei bilanci e mancata erogazione dei rimborsi per quei partiti che non rispettano i precedenti tre principi. Vediamo meglio di che si tratta.

Art. 4 (Elezioni Primarie)

  1. Le primarie vengono istituzionalizzate: possono essere richieste dal partito all’ufficio elettorale competente;
  2. Viene istituito il collegio dei garanti che sovraintende alla regolarità della consultazione;
  3. Le elezioni primarie si svolgono in un solo giorno, anche non festivo, compreso tra il novantesimo e il sessantesimo giorno antecedente il termine per la presentazione delle candidature;
  4. Le spese dei candidati alle elezioni primarie non possono superare un quinto delle spese previste per la partecipazione alle elezioni stesse;
  5. Elettorato attivo, tutti i cittadini iscritti alle liste elettorali che al momento del voto dichiarano di essere elettori del partito politico o della coalizione di partiti che ha promosso la consultazione.

Art. 5 (Trasparenza)

  1. Ogni partito realizza un sito internet che rispetti i princìpi di accessibilità, nonché di elevata usabilità e reperibilità;
  2. Su tale sito, entro il 31 luglio di ogni anno sono pubblicati, anche in formato open data, il rendiconto di esercizio corredato dalla relazione sulla gestione e dalla nota integrativa, la relazione del Collegio sindacale, la relazione della società di revisione, i bilanci relativi alle imprese partecipate, il verbale di approvazione del rendiconto di esercizio nonché la situazione reddituale e patrimoniale dei titolari di cariche di governo ed elettive;
  3. Per i contributi che superano il tetto di 5.000 euro, deve essere redatta la dichiarazione congiunta di cui all’articolo 4, comma 3 della legge n. 659 del 1981.

Art. 6 (Accesso al finanziamento pubblico)

  1. Accedono ai rimborsi delle spese per le consultazioni elettorali e a qualsiasi ulteriore eventuale forma di finanziamento pubblico esclusivamente i partiti politici che rispettano i requisiti di democrazia interna e di trasparenza;
  2. I rimborsi per le spese elettorali riconosciuti dalla legislazione vigente sono ridotti del 25 per cento per i partiti politici che non prevedano nel loro statuto l’adozione in forma stabile delle elezioni primarie (art. 4) – è prevista comunque la possibilità di derogare a maggioranza di almeno i tre quinti dei componenti degli organismi dirigenti collegiali.

Art. 7 (Certificazione esterna del rendiconto di esercizio e controllo della Corte dei conti)

  1. Una società di revisione iscritta nell’albo speciale tenuto dalla Consob verifica nel corso dell’esercizio la regolare tenuta della contabilità del partito;
  2. Il controllo di conformità alla legge del rendiconto, della relazione e della nota integrativa nonché di ottemperanza agli obblighi di legge sono effettuati dal collegio istituito presso la Corte dei conti
  3. Per chi ha irregolarità nei conti, è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria mediante una decurtazione dei rimborsi delle spese elettorali proporzionata alla gravità delle irregolarità riscontrate, fino a concorrenza dell’importo dei rimborsi dovuti per l’anno in corso.

Ecco il documento integrale: pd_riforma_partiti