Il debito USA ha per legge un tetto massimo pari a 14.300 miliardi di dollari. Tetto che ha già superato. E’ ovvio che nessuno lo ha detto a Moody’s, tantomeno a Standard & Poor’s. Il governo USA ogni dannato mese deve finanziarsi rastrellando sul mercato 125 miliardi di dollari emettendo titoli di debito. Il 2 Agosto è la data discriminante: fino a quel giorno, infatti, il Governo ha liquidità sufficiente per rimborsare il debito in scadenza. Dopo il 2 Agosto, bye bye zio Sam. a meno che Obama non riesca nell’impresa di metter d’accordo Repubblicani e Democratici, divisi in congresso sulla scelta di aumentare il tetto massimo di debito. Ma i Repubblicani soffrono il pressing del Tea Party di Sarah Palin, contrari a un aumento della tassazione che si imporrebbe a causa delle extra emissioni di debito e tergiversano su un possibile accordo con i Democratici.
Risultato? Obama ha a disposizione tre scelte:
la prima è che l’amministrazione rinvii alcuni pagamenti. La seconda è che il presidente si appelli a un articolo della Costituzione (14esimo emendamento) per ignorare il Congresso e continuare ad emettere debito oltre il tetto consentito. La terza opzione prevede l’autorizzazione all’amministrazione di considerare alcuni pagamenti in via prioritaria (rassegna.it).
Recentemente il congresso ha bocciato un aumento del tetto del debito per 2.400 miliardi di dollari. Le ragioni dei Repubblicani erano chiare: niente aumento senza un piano di rientro dal deficit, che viaggia intorno all’11% (ah, se fossero in Europa scatterebbero le sanzioni per violazione del Patto di Stabilità…), una percentuale non dissimile da quello di Spagna e Gran Bretagna a fine 2009. Il provvedimento legislativo ha bisogno del voto a maggioranza qualificata dei due terzi. Senza un intervento del Congresso, gli USA vanno incontro al destino della Grecia: dovranno dichiarare lo stato di insolvenza, ovvero il Default finanziario. Una catastrofe, secondo Timothy Geithner, titolare del dipartimento del Tesoro.
Se c’era una certezza al mondo, questa era rappresentata dai Treasure, i titoli di stato federali. Lontano dal diventare spazzatura, poiché le varie agenzie di rating usualmente dormono sul tetto di un vulcano attivo, certamente i Treasure e il dollaro non sono più il faro della finanza mondiale. Un’altra faccia della crisi dell’Impero USA.