Il Trattato MES è antidemocratico ma non è un complotto degli Illuminati

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Spiacenti, complottisti e teorici del Golpe bancario massonico. Il Trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità non è frutto di chissà quale loggia oscura, bensì dei governi europei. E’ invece vero che sia antidemocratico, ma non già per le ragioni enunciate da uomini mascherati in televisione – mi riferisco alla pantomima del complottismo in salsa Mediaset, ovvero a Adam Kadmon, che durante la trasmissione Mistero annunciava il MES come un nuovo strumento della futura Dittatura Europea.

Si può invece affermare che il deficit democratico è la malattia che affligge la costruzione europea sin dalle origini e che il ruolo del Parlamento – l’unica istituzione comunitaria eletta democraticamente – è sempre stato marginale e solo dopo molti anni l’evoluzione della integrazione europea ha prodotto un diverso equilibrio dei poteri ed oggi il Parlamento può discutere e votare alcuni provvedimenti del Consiglio o della Commissione (procedura di codecisione).

Il Trattato MES è, da questo punto di vista, dieci passi indietro. Sebbene anche la Comunità Economica Europea cominciò senza organi istituzionali elettivi, oggi la situazione dell’architettura istituzionale europea è ben diversa e il MES doveva essere calato al suo interno. Invece.

Invece il MES nasce con almeno tre peccati originali. Il primo è relativo al fatto che i prestiti del MES fruiranno dello status di creditore privilegiato (privilegiati sono quei creditori che godono del diritto di prelazione e hanno diritto ad essere soddisfatti prima di altri) in modo analogo a quelli del FMI, pur accettando che lo status di creditore privilegiato del FMI prevalga su quello del MES. Di fatto, il credito di un qualsiasi altro investitore può essere rinegoziato – come accaduto con il caso Grecia – ma il debito con il MES no. Il MES ha lo stesso status del FMI. Credito in cambio di politiche liberiste o ultraliberiste. Per questa ragione il FMI è stato chiamato “il bacio della morte”: i suoi prestiti non danno beneficio alcuno, ma servono a spazzar via quel poco di stato sociale che può esistere in un paese in crisi economica. Ne parlava Debora Billi, su Crisis? What Crisis?, qui.

Gli altri due difetti gravi risiedono uno nel meccanismo di voto, l’altro nel suo fondamento costituzionale. Scrive Antonio Padoa Schioppa:

La procedura prevista ha due difetti. Il primo è di esigere l’unanimità nelle decisioni essenziali, il secondo è di prevedere il voto ponderato anziché il voto per teste. Quando si è voluto creare un organo di decisione veramente funzionale ed efficace, la Banca Centrale Europea, il Trattato di Maastricht ha previsto per tutte le decisioni il principio maggioritario e per di più con il voto per teste e non per quote: conta la qualità degli argomenti, non il peso del Paese di appartenenza di chi li sostiene (Antonio Padoa-Schioppa, Il Trattato MES: osservazioni critiche, Centro Studi sul Federalismo, Aprile 2012).

Il meccanismo di voto ponderato è di diretta derivazione dal sistema già impiegato in Consiglio: un sistema che a lungo andare porta alla paralisi dell’organismo con conseguente necessità di riforme. Storicamente, ogniqualvolta si è riformato il meccanismo decisionale del Consiglio, si sono scelte forme alquanto barocche e inefficienti (vedasi il riparto del voto ponderato come modificato dal Trattato di Nizza e seguenti, quando l’apertura dell’Unione ad est ha allargato il tavolo del consiglio a ventisette capi di stato e di governo). Oggi il Consiglio è governato dalla diarchia Francia-Germania: nulla si muove senza il loro consenso.

Il secondo difetto del Trattato ESM ha natura diversa. Giustamente il Trattato ESM prevede ruoli importanti per la Commissione europea e per la Corte di Giustizia. Dunque la logica intergovernativa che domina in questa fase dell’Unione è stata qui superata e opportunamente corretta. Senonché il Trattato omette completamente il Parlamento europeo. Ciò ci sembra ingiustificabile. In un momento storico nel quale sempre più spesso si lamenta che il cittadino non si senta rappresentato dalle istituzioni dell’Unione, tagliare fuori il solo organo che possiede una legittimazione democratica diretta al livello europeo è peggio di un peccato di omissione: è un grave errore politico (Antonio Padoa-Schioppa, cit.).

Il Parlamento quindi è completamento escluso. Ma anche il presidente del Consiglio e il presidente della Commissione sono esclusi dalle riunioni del MES. Solo “il membro della Commissione europea responsabile degli affari economici e monetari e il presidente della BCE, nonché il presidente dell’Eurogruppo (se non è il presidente o un governatore), possono partecipare alle riunioni del consiglio dei governatori in qualità di osservatori” (Trattato MES, art. 5 c. 3). Infatti i membri del MES sono eletti dai governi che decidono di far parte di esso. Neanche il board della BCE è così dominato dalla logica intergovernativa. Che è poi questo il grande male europeo: le dinamiche politiche così inquinate dagli egoismi nazionali. Non esiste una classe politica europea. Esistono però dei governanti miserrimi che rispondono soltanto alla logica di perpetuare sé stessi e il proprio potere.

Si chiamano Goldmanien, gli uomini di Goldman Sachs

Goldmanien è il termine utilizzato da Le Monde per definire gli uomini ‘ombra’ che costituiscono la rete di Goldman Sachs in Europa e nel mondo. Se ne è fatto un gran parlare in rete: Mario Draghi, Mario Monti, Lucas Papadémus, tutti uomini con un passato nella banca d’affari e con un piede o nella Trilaterale o nel Gruppo Bilderberg.

Certo, GS ha una rete di economisti sparsa per il globo, ma GS ricerca l’eccellenza e l’eccelenza in Italia è difficilmente riscontrabile nella classe politica che siede in parlamento. Si è dovuto pescare da fuori, e non a casa si è scelto un uomo – Mario Monti, e prima di lui Draghi (ricordate? prima di Draghi in Bankitalia c’era Fazio) – che già fu scelto da GS. E se hai la mano di GS sulla spalla, ce l’hai per sempre, sebbene i ‘goldmanien’ non siano mai gente che ‘cala la maschera’: pare che sia una sorta di tacito accordo fra gli stessi goldmanien e la banca. Mai dire che sei uno dei nostri.

Nella realtà, scrivono su Le Monde, la ‘rete’ ha perso la sua efficacia: troppi i passi falsi, troppo il coinvolgimento nell’avvio della più grande crisi finanziaria dopo il 1929. La politica non si fida degli uomini GS poiché sa che sono impopolari. Dietro il fallimnento greco, per esempio, c’è la mano di GS con l’incredibile truffa degli swap.

Sappiate però che la lista degli uomini GS non si ferma a Draghi, a Monti o a Papadémus. Pensate per esempio alla Grecia, fregata da GS e ora guidata dai ‘goldmanien’. Papadémus era presidente della Banca Nazionale Greca quando GS orchestrava la truffa dello swap; Papadémus ha oggi voluto un uomo come Petros Christodoulos capo dell’agenzia di gestione del debito greco. Christodoulos è un ‘goldmanien’: è stato un trader di GS.

Goldmanien è pure Otmar Issing, economista tedesco, membro del board della Deutsche Bundesbank dal 990 al 1998 e poi dell’Executive Board odella BCE fino al 2006. Oggi è un advisor di GS, un consigliere. Issing è un falco dell’euro, sostiene che l’Italia deve e può farcela da sola e che non servono aiuti. L’Italia deve fare le riforme e la BCE non può soccorrere i governo che hanno fallito. Tradotto: la BCE la smetta di comprare Btp. Divergenze di vedute, anche nella rete di GS.

Fra i goldmanien troviamo anche Jim O’Neill, l’inventore del termine BRICS, un visionario dell’economia (intuì l’ermegere di paesi come il Brasile già nel 2001): O’Neill è attualmente il presidente della Goldman Sachs Asset Management, tanto per dire.

E il presidente del comitato promotore dei giochi olimpici di Londra? Si chiama Paul Deighton. Goldmanien anche lui.

Voi che sostenete il teorema del New World Order, del Complotto Mondiale, ora avrete di che pensare.