Toto fiducia: forse maggioranza a quota 316, governo salvo per 11 voti?

Previsione del voto di fiducia numero ciquantatre:

Pdl, 216 voti; Lega Nord, 59; Responsabili, 29; Repubblicani, 3; Misto 12, che equivalgono a 319 da cui si devono detrarre almeno,

Filippo Ascierto[-1], operato alla gamba, per il quale potrebbe essere necessario un trasporto in elicottero; Stefano Stefani (Lega) [-2], che al telefono ammette: “Ho prenotato l’aereo, ma se sto come oggi non ce la faccio proprio”. Quelle politiche, da cercare soprattutto negli scajoliani, che al Cavaliere vorrebbero mandare un segnale: scendere sotto quota 316, a dimostrazione che da domani, come dal 14 dicembre scorso, il Governo è appeso ad un filo. Tentati dall’assenza sarebbero, tra loro, Giustina Destro [-3] e Fabio Gava [-4], ma anche Roberto Antonione [-5], Paolo Russo [-6] e Pietro Testoni [-7] (fonte TMNews).

Secondo il TgLa7, sicuri No sono Calogero Mannino e Santo Versace, mentre gli sciaboletti al soldo di Scajola voteranno sì.

Fatti due conti, maggioranza che oscilla fra 310 e 319, mentre l’opposizione non supererà certamente i 302-304 voti. Ergo, tutto inutile, tutto rimandato.

 

 

Berlusconi? “Si liberi dai cortigiani”, parola di Responsabile

Spulciando le righe del Resoconto Stenografico, verreste a sapere che, sì, proprio uno dei Responsabili, il deputato Vincenzo D’Anna, è riuscito a proferire le seguenti illuminanti frasi:

1) credo che vi sia una sola persona in Italia – e quello che dico è vergin di servo encomio – che possa portare l’Italia fuori dalla crisi: quest’uomo è Silvio Berlusconi, a patto e a condizione che faccia quello che è in grado di fare e quello che ha promesso di fare;

2) lei è con le spalle al muro, come lo è questa nazione e può uscire da questa situazione soltanto riformandola e non facendo i giochini, può uscirne soltanto confermando il bipolarismo con l’indicazione del Premier sulla scheda;

3) I politici di mestiere – non faccio i nomi per decenza – molti dei quali sono anche assenti, ritornando al sistema proporzionale ed alla politica politicante, rielaborerebbero se stessi perché sanno fare solo questo. Lei è un imprenditore, un uomo di estrema intelligenza, si liberi dei cortigiani e faccia quello che noi professionisti le chiediamo: faccia Silvio Berlusconi.

Tradotto: lei faccia quello che ha promesso di fare (e non ha fatto); la smetta con i giochini e si liberi dei cortigiani (alias tutti i competitors dei Responsabili).

Invece Scilipoti sostiene che il suo “modesto pensiero intravede una logica trasversale di vecchi personaggi che sono presenti all’interno di questo Parlamento da trent’anni e che hanno determinato lo scatafascio dell’Italia, che hanno portato il Paese in questa crisi, perché il debito pubblico non nasce oggi, ma nasce da circa quarant’anni”.

Guarda caso, questi personaggi riescono a trovare una linea d’intesa politica per mettersi tutti assieme e per determinare un altro scatafascio, dicendo che l’unico problema di questo Paese si chiama Berlusconi. L’unico problema di questo Paese si chiamano coloro i quali sono presenti all’interno del Parlamento da quarant’anni e cercano di dire che oggi sono il nuovo, ma sono il vecchio e il peggio del vecchio.

Ma si è reso conto di esser fra i ventotto pasticcioni che martedì hanno affossato il Rendiconto 2010? Qualcuno gleilo dica, è urgente. Ne va della sua sanità mentale.

L’intervento di Berlusconi alla Camera – ore 11 diretta http://bit.ly/mWyzVi

Cinquantatreesimo inutile voto di fiducia: il discorso di Berlusconi alla Camera http://bit.ly/mWyzVi

La congiura di Sciaboletta fra ingovernabilità e Aventino

Tutto è fermo. Tutto. E meno male che i mercati hanno accantonato le sclerotiche sedute ferragostane perché altrimenti l’aumento ulteriore dello spread sarebbe bastato a giustificare una rivolta, quanto meno.

Pensate, il trucchetto di ieri, l'”incidente”, il “guasto tecnico” sul rendiconto 2010 ha causato un vero e proprio blocco del governo, nuovamente in sospeso sul filo della sfiducia. Da giorni si attendono decisioni sulla nomina del nuovo governatore della Banca d’Italia, sul decreto sviluppo – ennesimo intervento legislativo in materia economica, doveroso visti i tempi e la crisi che paralizza il paese – mentre alle camere dovevano entrare nella fase finale i dibattiti sul pacchetto di leggi ad personam – intercettazioni e prescrizione breve. Niente, tutto cancellato. Che dire: su intercettazioni e prescrizione, i ventotto pasticcioni – così li ha chiamati Il Giornale – sono stati a dir poco provvidenziali.

Ma se credete che venerdì si possa consumare l’atto finale del berlusconiusmo, rischiate di sbagliarvi, come ci siamo sbagliati più volte in passato, a settembre 2010 con quel patetico dibattito con fiducia che doveva segnare lo smarcamento dei finiani e non lo fece; a dicembre 2010, quel famigerato 14 dicembre, quando Roma esplose in scontri mentre in aula la fuoriuscita dei finiani, questa volta effettiva, fu compensata con l'”acquisto” dei Responsabili.

La congiura di Sciaboletta, al secolo Claudio Scajola, se avverrà, avverrà naturalmente a sua insaputa. Ufficialmente gli sciaboletti dichiarano di esser stati tutti ricondotti alla rigida disciplina di partito: mai voteranno la sfiducia a Berlusconi. Mai.

Alcuni nomi degli sciaboletti:

Ferruccio Saro, senatore friulano amico della famiglia Englaro, noto anche per avere sostenuto il testamento biologico; Ignazio Abrignani, responsabile dell’ ufficio elettorale del partito; Fabio Gava, trevigiano, ex liberale ed ex assessore regionale alla Sanità; Salvatore Cicu, avvocato palermitano (Corriere.it).

A scanso di equivoci, Scajola ha mandato il deputato Paolo Russo danti alle telecamere di Sky Tg24: “Noi non voteremo mai la sfiducia a Berlusconi”.

“Noi crediamo che rispetto alla criticità della situazione internazionale si debba dare una scossa, si debba spingere in una direzione innovativa. Rispetto alla criticità dei nostri conti pubblici sarebbe opportuno mettere in campo un governo fatto dai migliori, allargare la base parlamentare, sollecitare Berlusconi ad essere uno straordinario innovatore” (Sky Tg 24).

Tradotto: discontinuità equivale a crisi di governo e governo dei migliori significa rimpasto con annesso allargamento all’UDC. Ma Casini oggi ha negato qualsiasi appoggio a B. E allora?

Mentre l’opposizione fa Aventino per il discorso di Berlusconi e il relativo dibattito di domani – testimoniando così la propria impotenza e la propria incapacità di prevedere e ascoltare gli umori della maggioranza – Scajola, casa vista Colosseo pagata da altri, prepara la Road Map che metterà Tremonti alla porta e permetterà a B. di sopravvivere nella forma di un governo bis. Un disegno perfetto e senza sbavature, visto così, da lontano.

La terza sberla

Siamo stufi, ha detto Calderoli. Stufi di prendere sberle. Non sa, il poveretto, che questo è solo l’inizio. Il potere logora chi non ce l’ha, disse uno. Sapete tutti che fine ha fatto. C’è un ’92 per tutti, prima o poi, in particolar modo per quelli che pensano di essere insostituibili.

La prima sberla è stato il colpo di Milano, dove nonostante il ricorso al solito mezzo estremo del terrore, è stato eletto Pisapia. Napoli non conta per i leghisti. In ogni caso fa parte della prima sberla. Una sberla che ha fatto male, che ha creato confusione. Qui crolla tutto, spifferavano l’indomani al telefonino i parlamentari.

Noi, lui sembra tenere botta. Si sa, tutti lo sanno, almeno quelli del circuito di amici più intimi, che si consola in altra villa insieme alle stesse signorine di sempre. Instancabile. Oramai è nella condizione di colui che, schiavo del vizio, non è più in grado di percepirla la realtà. Vaga sconsolato in cerca di sé stesso, affranto, senza comprendere appieno quel che gli sta capitando. E le voci seguitano a circolare. Si sta fermi, ma si volta lo stesso lo sguardo intorno, casomai il precipizio fosse già arrivato alla suola delle scarpe. Qui-crolla-tut-to, si mormora.

La seconda sberla arriva dalla gente. Da quella maggioranza relativa – sì, maggioranza – di persone di buon senso che hanno votato ai referendum. Lui pensava di far bella figura a dire che quelle consultazioni erano inutili. Pensava ancor di poter dire la propria e di essere sufficientemente convincente. Pensava che qualcuno stesse ad ascoltarlo.

Ora siamo a un passo dal fuggi fuggi. Siamo stufi, ha detto Calderoli. Stanno tremando i polsi. Il ticchettio delle scarpe s’intensifica. E’ tutto un via vai da via Bellerio. Bossi aveva detto che non si doveva andare a votare. Pure Bossi ha fallito. L’olimpo degli Dei di centro destra si sta sgretolando. Improvvisamente emerge tutto il carico di finzione che l’ha sempre mascherato. Gli dei del ’94 oggi sono dei vecchi raggrinziti, ripiegati su sé stessi. Dei dinosauri che aspettano il tempo dell’estinzione.

Qualcuno ha preconizzato la “terza sberla”. Politicamente, se la daranno da soli. Questo potrebbe avvenire tra il 21 e il 22 Giugno prossimi, quando in Parlamento si aprirà il dibattito sul rimpasto di governo. Un passaggio imposto da Napolitano. La terza sberla avverrà forse in Parlamento. Ma sapete quante volte avevamo previsto questo: prima con la banda di Fini, poi con quella dei Responsabili, un po’ mariuoli un po’ avventurieri. Tante volte in un anno, ma Lui è sempre rimasto al suo posto: prima demolendo il suo avversario interno, poi comprando quattro miserabili con una poltrona da sottosegretario co.co.co.

Ma il tempo passa. Sono passati, per esempio, dieci anni dai fatti di Genova. C’era una volta un popolo che manifestava la sua esistenza nelle strade, e fu pestato a sangue. Molti chiedono ancora giustizia, oggi. Molti dei pestatori sono rimasti ai loro posti, anzi, hanno fatto carriera. Dieci anni dopo, qualcuno ha osservato, quel popolo è tornato. Ha avuto la forza di riemergere con quattro sì. Nessuno era in grado di prevederlo. Nel 2001 si manifestava contro l’ingiustizia della globalizzazione.  Di lì a poco ci sarebbe stato il grande crac dei mutui subprime. Poi la crisi del debito. Oggi il popolo ha rimesso sé stesso al centro della politica. E si è ripreso la politica. Oggi è il tempo del Noi.

Decreto Omnibus, un tranquillo pomeriggio di paura. In gioco il referendum sul nucleare

Domani dalle ore 15 verrà discusso e votato il Decreto Omnibus. Un decretono milleproroghe bis, che però contiene l’abrogazione delle norme del ritorno del nucleare in Italia. La furbata per cancellare il referendum di giugno. Se non passa il decreto, il governo si gioca la faccia e B. l’immunità zoppa di quel che resta del legittimo impedimento. Ecco perché è stata posta la fiducia. In un’aula di Montecitorio deserta, oggi il rappresentante del governo ha annunciato il ricorso allo strumento del voto di fiducia, extrema ratio in una Camera distratta dalla campagna elettorale e con gli occhi rivolti anzitutto a Milano. Pare di capire che il mercato delle vacche sia fermo da un bel pezzo e che non tira aria di sottosegretariati in regalo. Anzi, il clima è di quelli tesi, tutti contro tutti, a suon di pernacchie e di mirabolanti promesse. Milano val bene una messa (nera), si direbbe.

Certo, per domani potrebbero ripetersi gli schemi già visti in passato: una maggioranza a pezzi però salvata da un’opposizione altrettanto a pezzi, sfilacciata, distratta, incapace di prevedere per tempo l’importanza delle votazioni in aula. Ma domani ci si gioca il referendum sul nucleare. Non poco. Ci si gioca la possibilità di mobilitare l’opinione pubblica riallacciandosi ad essa, attraverso i temi dell’acqua pubblica e del no al nucleare. Per l’opposizione, e per il PD, il referendum significa capitalizzare – grazie al lavoro di altri – un consenso che si fa fatica ad intercettare, sempre troppo piegato verso sinistra, sia essa la versione vendoliana, sia essa la versione giustizialista dipietrista.

Ecco perché domani è bene che il PD faccia squillare i telefoni dei propri deputati. Domani è “voto chiave”. Aleggia come una nebbia la domanda: cosa faranno i responsabili?

Per chi avesse tempo di contare le poltrone vuote fra le file dell’opposizione, questa è la diretta streaming della Camera: http://bit.ly/l8prfb

Ma quale bufala, è l’effetto Grecia: le rivolte di piazza sull’orlo del default

foto La Repubblica

Effetto fallimento. O default. Chiamatelo come desiderate. Per il TG1 sono bufale. Bufala la presunta presenza di agenti sobillatori fra i dimostranti. Qualcuno ha dimenticato il potere di Internet: tramite la rete le idee circolano. Tutti abbiamo la possibilità di vedere e giudicare. Sia in quanto cittadini che netizen, abbiamo il diritto di sollevare questioni e porre domande. Così è stato fatto su questo blog, con il caso di GiaccaFaccia, la cui figura nelle primissime ore degli scontri è stata interpretata perlomeno come ambigua, con in mano quel manganello e quelle manette. Molti di voi hanno avuto la mia stessa percezione, vedendo quelle immagini. Molti altri hanno dubitato e hanno invitato alla cautela. Per molte ore nessuno è stato in grado di spiegare il ruolo di GiaccaFaccia negli scontri.

Ridurre il tutto alla dicotomia bufala/non bufala è riduttivo e serve a sviare l’attenzione dalla vera questione: tutti noi abbiamo il diritto di porre delle domande e di ricevere delle risposte. Ricordatevi che un blog non è un giornale. E’ uno spazio atipico in cui una o più persone esprimono il proprio punto di vista sul mondo. Si manifestano tramite il pensiero e la parola. Esercitano cioè la propria libertà individuale di espressione. Ecco, allora: per una volta i blog, facebook, la rete, ovvero le persone connesse ad essa per mezzo dei computer e delle linee telefoniche sono state in grado di determinare il dibattito dell’opinione pubblica. Stamane il giallo di GiaccaFaccia era su tutte le prime pagine. Era cominciato – forse – su questo blog (o su facebook). E’ stato ribaltato lo schema gerarchico dei produttori di informazione e dei consumatori di informazione. Non è la prima volta che accade, ma è successo di nuovo e succederà sempre più spesso. Perché? La ragione fondamentale è che le persone vogliono partecipare. Scendono in piazza e urlano. Sono più che altro giovani. Quei giovani che si connettono a internet e si informano non tramite le vie canoniche e irrigimentate dalla fedeltà al padrone dei telegiornali. Chi ha criticato l’ipotesi degli infiltrati ha aggiunto che martedì a Roma gli scontri non potevano essere ricondotti a poche decine di persone. Questa volta, hanno detto, è stato diverso. Erano centinaia. Non è stata la solita manifestazione con quei tafferugli quasi preordinati fra centri sociali e polizia. E’ stata guerriglia. Una rivolta vera e propria. Oserei dire, un atto di resistenza.

Cosa accade se una classe dirigente, l’intera classe dirigente, è divenuta impermeabile alla società e non è più in grado di fornire risposte alle domande della società medesima? Succede che la domanda inascoltata diviene sempre più forte fino a rompere gli argini dell’ordine sociale. La domanda inascoltata diventa legittima sul piano della moralità. Di fatto il potere che non ascolta la domanda che promana dalla società, che la rifiuta trincerandosi in un condizione di agio dorato, diventa potere dispotico (sì, anche se frutto di regolari elezioni). Allora diventa legittimo tutto, persino la resistenza con ogni mezzo, persino la violenza è legittima dinanzi al dispotismo. Lo è stato nel ’43, quando il paese era sotto il giogo dei nazisti. Lo potrebbe essere oggi, se la classe politica non mettesse in opera i necessari canali di circolazione delle élite, aprendo le liste elettorali alla libera scelta dell’elettore, permettendo che i partiti siano liberamente determinati dagli elettori nella formazione degli organi dirigenziali. Quella di martedì è stata una risposta emotiva, è vero, alla pantomina della fiducia comprata da Berlusconi. Ma è soprattutto una richiesta gridata di democrazia.

Fatti non dissimili da quanto accaduto in Grecia, quando la popolazione si è vista, da un giorno all’altro, privata dei diritti e decurtata nei salari. E’ quello che è successo in Inghilterra, quando una Camera dei Lord,quasi del tutto sorda e cieca, ha approvato l’aumento delle tasse universitarie. C’erano migliaia di giovani in piazza. Hanno lottato contro chi stava decidendo del loro futuro senza tenere minimamente conto della loro opinione. E’ l’effetto della Crisi del Debito: la cancellazione delle generazioni future. Che non ci stanno a essere depennate da chi quel futuro non lo vivrà affatto.

Pertanto chi festeggia per la fiducia strappata a furia di bigliettoni nelle tasche delle giacche di un Scilipoti qualsiasi, beve forse il calice della sua ultima cena. Poiché il governo, nel 2011, dovrà apportare alla spesa pubblica il colpo finale. Il PIL italiano langue da un decennio. Accade perché la nostra produttività è in costante calo. Perché la nostra attività lavorativa non crea abbastanza valore aggiunto. Per produrre spendiamo 100, il valore di ciò che abbiamo prodotto è 101. Una miseria. Ciò è a sua volta causato dal fatto che la classe imprenditoriale non è in grado di immaginare il futuro. Non crea nulla. Investe in prodotti standard a basso valore aggiunto. Per poter lavorare in profitto, è costretta a stringere sul costo del lavoro. Per quindici anni lo hanno fatto grazie alla precarizzazione dei contratti. Altri hanno delocalizzato. Adesso tentano di cancellare lo Statuto dei Lavoratori e il Contratto Collettivo Nazionale (o di operarne in deroga come vuole Marchionne). Pensate a quanto sono miseri, a quanto sono incapaci. Scaricano sui lavoratori la loro insipienza. Il governo non potrà in alcun modo stimolare la crescita, se non riducendo i diritti. Sarà chiamato a tagliare ulteriormente la spesa pubblica. Il debito ha toccato a Novembre un nuovo record, sebbene abbia un tasso di crescita inferiore a quello del debito dell’Inghilterra, per esempio. Arriveranno nuovi tagli alla scuola e all’Università. Tagli alla sanità pubblica. Tagli agli enti locali che saranno a loro volta costretti a tagliare i servizi fondamentali. Un lavoro sporco che Berlusconi dovrà fare giocoforza, pena il fallimento dello Stato. E allora, pensate davvero che Fini e Casini, Bersani e Di Pietro abbiano davvero perso con il voto di sfiducia di martedì scorso?

Per la Corte d’Appello, Dell’Utri tramite fra la Mafia e Berlusconi

Quella che segue è la notizia battuta dall’ANSA qualche minuto fa relativa alle motivazioni della Sentenza della Corte d’Appello di Palermo su Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa:

Il senatore Marcello Dell’Utri (Pdl) avrebbe svolto una attivita’ di ”mediazione” e si sarebbe posto quindi come ”specifico canale di collegamento” tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Palermo nelle motivazioni, depositate oggi e in possesso dell’ANSA, della sentenza con la quale Dell’Utri e’ stato condannato il 29 giugno scorso a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Per i giudici, Dell’Utri ”ha apportato un consapevole contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” (ANSA.it).

E ora Fini potrà ancora chiedere a Berlusconi senso di responsabilità per la fase della crisi di governo che verrà presumibilmente dopo il 14 dicembre? Può Berlusconi, con un macigno simile, continuare a fare il Presidente del Consiglio? Possono i deputati radicali, eletti nelle liste del PD, compiere la trasmigrazione degli scranni e votare con il PdL la fiducia a Berlusconi come ha ventilato Marco Pannella oggi:

Premier a caccia di nove deputati Pannella tratta: da noi sei voti

Il Sole 24 Ore – ‎17/nov/2010‎

Forse si tratta di una provocazione. Certamente ogni deputato ha un prezzo e pare che questi non abbiano alcun ribrezzo a trovarsi dal giorno alla notte a votare per un signore connesso alla mafia per tramite del suo socio in affari. Pensate all’onorevole per fortuna, al secolo Maurizio Grassano: diventato deputato dopo l’elezione a governatore del Piemonte di Roberto Cota, l’ex leghista, ex presidente del consiglio comunale di Alessandria, inquisito per truffa al suo stesso comune, oggi ha manifestato l’intenzione di votare per B. Grassano è stato arruolato. Leggete la sua storia. Pare essere pienamente in sintonia con il governo che andrà a sostenere:

La compravendita non è riuscita. Semi Fiducia a 342 (meno 38)

Diciamolo, è una CroceFLIssione:

342 – 38 = ?

Futuro e Libertà? “Dopo la fiducia scenderete al 2%”

Cinquecentoquaranta commenti: così il web ha risposto alle dichiarazioni dei finiani in merito a un probabile sì alla fiducia al governo di Berlusconi da parte del neonato gruppo parlamentare. Una vera web-tempesta. Il post preso di mira è stato pubblicato ieri sul sito di Generazione Italia e riguardava i dati dell’Osservatori Crespi Ricerche sul presunto consenso raccolto dalla lista finiana nei sondaggi, consenso che risulta stabile, anzi, in lieve calo, sebbene sempre sopra quota 7%.

Perdere solo lo 0,5 in questo momento tanto delicato, con un’aggressione mediatica e politica senza precedenti è davvero un miracolo che ci regala grande fiducia in vista delle sfide future (Gianmario Mariniello su Generazione Italia).

Ieri sera la notizia che i finiani voterannol sì alla fiducia ha scatenato l’ira degli internauti. E la discussione feroce sta continuando tuttora. quello che segue è solo un assaggio. ma perché non fate sentire la vostra voce a Bocchino e soci? Cliccate qui.

Aggiornamento: Mail Bombing su Italo Bocchino per il no alla fiducia:

ib@italobocchino.com

  • tomaso scrive:

    fatevi un altro sondaggio dopo aver votato la fiducia, dal 7 FLI passerà all’1…se va bene.
    Auguri a tutti.

  • Ale scrive:

    “Ok alla fiducia”??? Profonda delusione. Dal 10% siete passati al 7%.. domani sarete al 2%.

  • Vincenzo46 scrive:

    Mi chiedo ma i vari Fini ,Bocchino, Granata, etc.. leggono o comunque vengono a conoscenza di quello che noi tutti scriviamo in questo blog?

  • Fulvio scrive:

    Ma lo sentite sto asino della lega nord che sta parlando ?
    Il problema dell’ Italia è soprattutto la contraffazione….

  • xagena scrive:

    Barbareschi: “Forse voto no”

    speriamo sia seguito da altri…………..

  • giuseppeu scrive:

    sante
    SEI UN BUFFONE, FALSO!!
    vai via dal blog!! I liberali democratici votano no e lo ha annunciato la Melchiorre ora alla Camera.
    Bravo grayam!! Bravo grayam!! Bravo sei una persona per bene!!
    Sante sei un FALSO!!

  • xagena scrive:

    I liberal democratici votano no……almeno questi salvano la faccia

  • Fulvio scrive:

    Se votate la fiducia perderete un sacco di simpatizzanti (io per primo)

  • spanck scrive:

    e i Finiani votano la fiducia…. io NON HO PAROLE..
    ogni giustificazione è vana: manca la coerenza, e manca il rispetto per chi aveva PIENA fiducia nella parole di FINI, Bocchino, Granata e co..
    Oggi ci siamo dimostrati SOLO opportunisti…

  • xagena scrive:

    ma chi sono quelle galline che urlano come ad un concerto rock nei banchi del pdl?

  • xagena scrive:

    Si lo sto ascoltando anch’io……che tristezza infinita questi cani da guardia

  • Vincenzo46 scrive:

    Sto’ ascoltando l’on. Lupi e sto’ per vomitare.
    Vi prego Finiani non votate la fiducia, facciamo cadere questo governo, non ne posso piu’

  • Giò scrive:

    Sono senza parole…altri senza vergogna!

  • Karl scrive:

    @xagena

    – “Fini dice che la fiducia è inevitabile……………che altro dire?”

    Che è inevitabile che FLI scenda ancora nei sondaggi, evidentemente se la cercano, passare dal 10 al 7% in meno di 2 mesi evidentemente non gli è bastato. Quando saranno a zero forse capiranno che sbagliano.

  • Luchito scrive:

    Si tende a dare troppo peso ad un voto come quello di oggi che, comunque vada e comunque sia inquadrato da FLI, è tutt’altro che significativo.
    La valutazione sull’appoggio dei parlamentari neofuturisti liberali da parte di simpatizzanti, aderenti ed elettori va fatta sulle _singole_ proposte di legge.

    Tanto non credo che le prossime elezioni siano lontane, al massimo questa primavera. Nel frattempo è prioritaria la costituzione del partito e l’inizio della campagna elettorale e della stesura del programma.

  • xagena scrive:

    @Kaosrule
    davvero? oltre al danno pure la beffa……

  • xagena scrive:

    Fini dice che la fiducia è inevitabile……………che altro dire?

  • Kaosrule scrive:

    mi permetto di aggiungere nonostatne i saluti precedenti:

    “Berlusconi ha fatto un discorso da statista’ sezna alcun ‘riconoscimento ne’ concessione verso i finiani”. Lo ha detto il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa

    cioe’…. votiamo si e ci prendono pure per le chiappe?
    boh….. votiamo davvero si???

  • Karl scrive:

    @Salviati

    Ho letto le notizie odierne su quell’inchiesta. Leggo ora che berlusconi vorrebbe “il primato della politica sulla giustizia”. Mi fa solo vomitare.

  • giuseppeu scrive:

    Pietro
    sai che sono un ultras e per questo sono di parte. Precisato tutto ciò, dico : se avessimo votato l’astensione o meglio se ci fossimo astenuti o se ci asterremo vuol dire che Berlusconi andava da Napolitano ? bene!! Avremmo detto siamo d’accordo anche per un reincarico a berlusconi ma il nuovo programma lo si deve concordare anche con noi. Capisci che non è un problema di programmi in se, ma è un problema di cose fattibili e non vacue promesse o pie intenzioni. Il cerino a chi passava ?
    Ripeto, se con gli interventi dei fillini mi e ci spiegheranno le cose, bene, altrimenti sarò fedele a Fini e al Fli ma con un leggero mal di pancia.

  • Karl scrive:

    @Pietro

    – “Oh ragazzi, non è che io devo fare il difensore d’ufficio dei finiani ”

    Appunto, e allora non farlo, perchè se una cosa è palesemente sbagliata va detto e basta. Se i sondaggi davano FLI al 10% a luglio e al 7 ora, significa che la strategia del “ti voto la fiducia però mi distinguo” è fallimentare.

  • Pietro scrive:

    Oh ragazzi, non è che io devo fare il difensore d’ufficio dei finiani (politici intendo)!
    Aspettiamo che ce lo spieghino loro che sarebbe ben più giusto!

  • Kaosrule scrive:

    concordo con Karl e vi saluto in attesa di ascoltare le spiegazioni.

  • gms scrive:

    Però…
    Non c’è da disperare!
    Altre bordate arriveranno…
    Il diluvio è inevitabile.

  • Karl scrive:

    @Pietro

    – “Ma astenersi sarebbe stata una disconoscenza del programma firmato da Fini e oggi riproposto, dando la scusa ai berluscoidi di dargli del trad.itore.”

    E i finiani invece potrebbero scaricare la colpa su berlusconi, perchè ha espulso fini. E comunque i media di centro-destra dipingono GIA’ Fini come se fosse un tradi.tore, ormai non fa più differenza.

    A proposito, il lodo alfano NON E’ nel programma.

  • Federico Salviati scrive:

    @ Karl

    Sarebbe una beffa se Fini contribuisse allo scudo giudiziario per Berlusconi dopo queste notizie

    http://www.repubblica.it/politica/2010/09/29/news/p3_29_settembre-7530178/?ref=HREC1-9

    Ci troveremmo con Berlusconi al riparo e Fini in prima pagina sul Giornale di Silvio con la questione di Montecarlo.

  • Pietro scrive:

    @ karl
    Può darsi. O forse è segno del coraggio di sapersi muovere usando il cervello e non il cuore.

  • Claudio scrive:

    Futuro e Libertà di cosa??
    Il futuro con Berlusconi?
    La libertà di continuare a dargli l’appoggio?

    Cari Finiani, ma allora che abbiamo fatto sino ad ora? Abbiamo scherzato? Chi avete accusato? Lo stesso a cui date la fiducia?

    Oggi il premier ha chiesto in aula un lodo, una garanzia di impunità per le alte cariche dello stato. E FLI? E la difesa della legalità e della “legge uguale per tutti” che tanti consensi vi stava dando? Forse è già finita..

    Io e tanti riponevamo in voi la nostra speranza di un’Italia migliore. Per fortuna oggi abbiamo capito che facciamo in tempo a togliervela, prima che facciate del danno anche voi.

    Non c’è bisogno di un’altra classe dirigente senza coraggio di difendere le proprie idee. Basta e avanza quella che c’è.

  • edmondo scrive:

    Attenzione all’errore che potrebbe essere di portata storica.Il gatto cerca di giocare col topo.
    E’L’ORA DELLA SFIDUCIA.BISOGNA PRESENTARSI ALLE ELEZIONI CON UNA COALIZIONE DI NOME “CENTRO DESTRA DEMOCRATICO”

  • gms scrive:

    Quoto Alessandro.
    Se solo si fosse dato ascolto alle recenti considerazioni di Saviano, unico, vero intellettuale non lobotomizzato…

  • Karl scrive:

    Dichiarate di essere vittime di dossieraggi, vi espellono da un partito, venite coperti di fango dai media controllati dal premier o dalla sua famiglia, e poi gli date la fiducia? QUI CI VUOLE UNO PSICHIATRA.

    L’astensione eviterebbe elezioni immediate, terrebbe temporaneamente in piedi il governo (il tempo di trovare i senatori che mancano al senato per un governo tecnico), ma marcherebbe le dovute distanze.

    Votare sì invece è da codardi.

  • Pietro scrive:

    Ecco:

    Briguglio: “Buone intenzioni, vedremo…” 59 –”Di buone intenzioni è lastricata la via che porta all’inferno, adesso aspetteremo il presidente del consiglio al varco dei fatti, alla luce di un intervento molto neutro che ricalca il programma di governo, dopo il quale è impossibile non votare la fiducia”. E’ quanto dichiara Carmelo Briguglio, deputato finiano

  • Federico Salviati scrive:

    AlessandroM scrive:
    giusto per capire dove il pdl ha il 72%…

    ——————————————-

    A Poggioreale!

  • Alessandro scrive:

    Vi state suicidando politicamente, cari i miei “finiani”. Peccato che quando ve ne accorgerete sara’ troppo tardi. Buona fortuna.

  • Kaosrule scrive:

    l’astensione l’avrei capita. Il voto a favore necessita grosse spiegazioni. Speriamo che le dichiarazioni di voto aiutino a chiarire.

Nuovi tasselli nel puzzle Montecarlo. Francis: l’indagine avviata tre mesi fa

Volevo tornare a parlare di Politica. Non già del voto di fiducia di domani, che si chiuderà con un “tarallucci e vino” – così Polito stasera a Otto e Mezzo – e con la scelta del sì/astensione da parte dei finiani dalla coda di paglia. Non certamente del mercato delle bestie fatto ancor oggi con la fuoriuscita di cinque deputati dell’UDC e di due dell’API – eletti nel PD, ricordate? questi farabutti – pronti a subentrare al primo segnale di ritirata dei FLi dalla maggioranza. No, questa non è Politica, è spazzatura.

E invece – spiacente per voi – ma la vicenda Saint Lucia-Montecarlo-Tulliani-Fini mi diverte ancora troppo. Oggi si sono aggiunti nuovi tasselli nella tragica commedia tutta italiana, ma di esportazione, che fa tremare la debole politica dei Caraibi. sintetizzando, direi che le novità sono quattro:

  1. Francis ieri era nervoso: incalzato dai giornalisti italiani, questa chiassosa pattuglia, ha dovuto cedere e ha organizzato una estemporanea conferenza stampa durante la quale ha fatto capolino la faccia da cartellone pubblicitario di Walter Lavitola. Lavitola si è prodotto in una performance memorabile. Ha chiesto in uno spagnolo “claudicante” al ministro della Giustizia se alla base della sua inchiesta vi fosse una email fra James Walfenzao, mister x, e Michael Gordon, il fondatore della Corporate Agent, la “madre di tutte le società” che hanno preso parte alle compravendite della casa di Montecarlo. Francis, a quanto pare, ha risposto sì, ma l’uomo Doddy Francis è parso alquanto confuso;
  2. in un altro articolo, comparso su Libero, Rick Wayne, famoso anchorman della Helen Television Service di Saint Lucia, conduttore di un talk show dal nome poco fantasioso di Talk Show, ha rivelato che l’indagine su Primtemps e Timara non è stata avviata su richiesta di qualcuno, ma perché a Castries, la capitale di Saint Lucia, era arrivata addirittura la Interpol, rimasta in città per giorni “a setacciare gli uffici” per assicurarsi che non fossero stati commessi illeciti. I poliziotti si sarebbero informati anche presso il ministro, il quale ha di seguito scritto al premier King. A mio avviso una storia bislacca: un tentativo giornalistico maldestro per celare l’ipotesi che la richiesta di indagine – dietro compenso – sia arrivata da ambienti esterni a Saint Lucia ma correlati a chi in Italia ha interessi nella vicenda;
  3. Francis sembra essersi tradito: ha riferito in conclusione di conferenza stampa che l’indagine era stata avviata “tre o sei mesi fa”, prima della sua nomina a ministro e prima dello scoppio del pseudo scandalo di Montecarlo per mano de Il Giornale;
  4. dulcis in fundo, secondo Italo Bocchino, che sta parlando nel momento in cui scrivo a Ballarò, il giornalista dominicano, autore dello scoop del documento del ministro Francis, tale Josè Antonio Torres, sarebbe sotto contratto con la società editrice de L’Avanti, il giornale di Lavitola.

Roba che scotta, direi. Ma che non ha niente a che fare con la Politica, sia chiaro. Emerge ancor di più l’impronta artificiosa del dossieraggio. E Fini domani terrà in vita il governo. Bel casino, vero?

Berlusconi in un doppio vicolo cieco: il paradosso finiano della fiducia con riserva

Ieri, dopo il vertice PdL, Fabio Chiusi su Il Nichilista si domandava come avrebbero reagito i finiani dinanzi alla prospettiva di una doppia vittoria del Cavaliere  – win win situation, come viene definita da Chiusi – sia in caso di voto di sfiducia che in caso contrario (alle elezioni vincerebbe a man bassa con una alleanza PdL-Lega che gli consentirebbe di atttuare il suo progetto di smantellamento della giustizia). Ebbene, sui giornali di questa mattina ci giunge la risposta attraverso le parole attribuite a Italo Bocchino: ‘condividiamo il programma di B. al 95%’. Sì, i finiani si dicono disposti a votare la fiducia, ma con riserva. La riserva di dissentire e di votare contro singoli provvedimenti o di mettere in pratica la strategia del “sabotaggio da dentro”, già vista all’opera in parte a Luglio nel dibattito in Commissione Giustizia alla Camera sul ddl Intercettazioni.

«Intenzioni lodevoli – definisce Fini le parole di Berlusconi – che meritano attenzione. Ora tutto dipende da come verranno tradotte nei singoli disegni di legge» […] E’ vero, come dice in maniera sarcastica Briguglio, che «anche a volersi sforzare è impossibile non votare questo programma (E Fini beffardo: “Tutto qui? Non ha armi per farci tacere” – LASTAMPA.it).
Marcello Sorgi, in un editoriale sempre su La Stampa.it, sconsolato, ci avverte che l’eventualità più prossima sarà quella di una guerriglia:
i deputati e i senatori di Futuro e Libertà consegneranno a Berlusconi, quando si presenterà in Parlamento, una fiducia formale, mantenendo in realtà tutte le loro riserve, per impedirgli di aprire la crisi e correre alle elezioni […] Ma il giorno dopo, ovunque, nelle commissioni, nelle aule, in tv e nelle piazze, riprenderanno la loro guerriglia (Fatto personale – LASTAMPA.it).
Se Berlusconi ha la possibilità di giocarsi il tutto per tutto con le dimissioni e spingendo per nuove elezioni, in un momento come questo in cui ancora una volta l’opposizione e il PD sembrano scompaginati, o di restare in sella anestetizzando le diatribe con i finiani semplicemente ricorrendo al killeraggio politico del Presidente della Camera e a una sontuosa campagna acquisti fra i neo-FLI, Fini e soci possono inchiodare B. alla croce del suo attuale governo, condannandolo alla più becera instabilità, alla maniera dell’Unione di Prodi. Tutto passa per i finiani: loro voteranno la fiducia e B. sarà costretto o a restare al suo posto o a fare harakiri da solo. Dimettersi, esponendosi alla pubblica opinione come uno sconfitto che non ha saputo aver ragione della propria maggioranza, liquidando così tutto il credito elettorale che invece guadagnerebbe da un voto di sfiducia di FLI. Berlusconi crede ancora di poter metter mano alla riforma della Giustizia? Per farlo, dovranno essere approvate leggi costituzionali: i finiani renderanno gli iter parlamentari una palude. E B. scoprirà solo allora di esser dentro a un gioco a somma negativa in cui ad ogni sua mossa non avrà di che perdere:
il problema di Silvio è Umberto. Probabilmente il premier ha in mano dei sondaggi che, in caso di elezioni, vedono Bossi schizzare al Nord nei consensi e il Pdl arrancare al Sud […] una campagna elettorale di Fini tutta giocata contro la Lega affamatrice dei meridionali, potrebbe avere successo […] basterebbe uno spostamento del 2-3% dei voti nel Mezzogiorno per far perdere al Pdl il controllo del Senato […] A quel punto, ragiona Fini, Bossi chiederebbe a Silvio di passare la mano a Tremonti. Ecco la paura di Berlusconi (E Fini beffardo: “Tutto qui? Non ha armi per farci tacere” – LASTAMPA.it).

Sitografia

Vertice PdL, i 5 punti del nuovo programma uguale a prima

Sei ore di ritiro a Palazzo Grazioli, insieme ai coordinatori, ai capigruppo, ai più stretti consiglieri (Letta e Ghedini) e Berlusconi ha partorito il nuovo programma di governo, per i prossimi tre anni di legislatura: un copia-incolla di quanto detto sempre in mille comizi di piazza. E questa sarebbe la svolta di governo? E’ ragionevole credere che i finiani rispondano con un no o una astensione alla richiesta della fiducia. Si annuncia una campagna elettorale lunghissima.
Questi i cinque punti, che paiono più il cannovaccio della propaganda elettorale prossima ventura:

  1. federalismo fiscale – dicono dal sito di Libero, spiegato dettagliatamente;
  2. fisco, con lo stesso slogan di sempre, l’ormai ovvio e abusato “meno tasse per tutti”, aziende, famiglie, and so on;
  3. il mezzogiorno, con grandi interrogativi al seguito;
  4. riforma della giustizia – che nell’ottica di B. passerà ben presto al primo posto di questo elenco e bloccherà tutta la procedura legislativa: si cercherà di far approvare al parlamento una legge per tutelare le più alte cariche dello Stato, già al Senato, avverte B., e presto votata dalla Camera (si ricorda ai più distratti che si tratta di una legge costituzionale e pertanto dovrà essere approvata in doppia lettura e nello stesso testo da entrmabe le Camere… da quale maggioranza?); si aggiunga la riforma del Csm, con separazione per giudici e pm (idem, è un’altra riforma costituzionale, perciò in questa situazione non verrà mai fatta…) – ah, e le intercettazioni “vanno approvate subito”;
  5. dulcis in fundo, per far contenti i leghisti, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina – verranno scovati nel paese i Rom e saranno rispediti in Libia? – Sarkozy Way of Life…

Le elezioni? Entro dicembre, altrimenti sarà deleterio per il paese. Naturalmente, durante la conferenza stampa, grande biasimo per i governi tecnici e per i governi dei perdenti, che nel nostro sistema politico attuale sono intollerabili. Un disegno mentale farcito da una perla, direi la battuta che “vale il biglietto”, l’apice di tanta ignoranza costituzionale:

Nelle elezioni del 2008, anche grazie alla legge elettorale, si è realizzata la novità assoluta che gli elettori scelgono il primo ministro, l’alleanza e il programma di governo. Questa è una novita che non può essere cancellata, nel rispetto del popolo sovrano. Quindi – è l’affondo di Berlusconi – niente governi di sconfitti (La Stampa.it).

Intercettazioni, verso il voto di fiducia. La diretta streaming dall’Aula

Aggiornato:

Il ddl intercettazioni alla prova dell’Aula del Senato: il governo pone la questione di fiducia. Ore 11.30, dichiarazioni di voto, voto a seguire.

Senato – la diretta streaming dall’aula – sul player del tuo pc

Se non funziona l’audio, link alternativo: Senato.it

Il Governo ha così posto la questione di fiducia: si voterà domani, alle ore 11.30, con diretta televisiva (questo player continuerà a funzionare anche domani – seguendo su Yes, political! potete anche far pervenire il vostro commento).

Oggi il ministro Vito, (rapporti con il Parlamento), ha così esordito: il ministro “a nome del Governo, pone la questione di fiducia sull’approvazione dell’emendamento 1.1000, interamente sostituivo del testo dell’articolo unico del disegno di legge n. 1611. (Vivaci commenti e applausi ironici dai Gruppi PD e IdV)” Resoconto in corso di seduta – Senato.it). Dopo le pressioni della senatrice Finocchiaro (PD), il ministro ha affermato che l’apposizione della questione di fiducia è stata autorizzata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 29 maggio. Il mistero della fiducia si infittisce.

Innanzitutto, il giallo della data: il 25 o il 29 maggio? Il ministro Vito si contraddice. In aula dice il 29 maggio, in conferenza capigruppo, il 25 maggio. Il 25 maggio è la data dell’ultimo Consiglio dei Ministri. Nel comunicato stampa non v’è traccia di questa decisione. Come ha sottolineato la Finocchiaro, “il 25 maggio il testo sul quale sarebbe stato eventualmente apposto il voto di fiducia non è quello recato dal maxiemendamento che il Governo ha avuto la premura di consegnarci in Conferenza dei Capigruppo, non è quello che è in discussione oggi in Aula, non quello precedente; probabilmente, è quello precedente ancora”. La Finocchiaro insiste sull’aspetto della legittimità del voto di domani: è veramente assistito da una specifica autorizzazione del governo? Può esserlo l’autorizzazione rilasciata il 25, quando ancora non si sapeva degli ulteriori emendamento e del maxi-emendamenti finale, frutto della trattativa con i finiani? Il dubbio non è stato ancora sciolto.

Questo il calendario per domani:

Giovedì 10 giugno (9,30)

  • Seguito ddl n. 1611 – Norme in materia di intercettazioni telefoniche (Approvato dalla Camera dei deputati) (*)

(*) Le dichiarazioni di voto sul ddl n. 1611, con trasmissione diretta televisiva, avranno luogo a partire dalle ore 11.30.

Assente in aula. Questa non è l’opposizione che vogliamo. Centotredici assenti al Senato sullo scudo fiscale.

Antonello Soro dice che il PD non fa politca sui numeri. Al Senato, il 23 Settembre alla votazione dello scudo fiscale (conversione in legge DL. 103/09) erano presenti in aula solo tre senatori del PD. Ora il PD cerca di riparare facendo ostruzionismo, ma domani si voterà, in tempo per non far decadere il decreto. e certo il PD non ha i numeri al Senato. Ma, signori, presentarsi al voto di un decreto così contestato con tre senatori non pare un po’ poco?
La Segreteria del PD avrebbe dovuto cambiare strategia. Eppure tutto sembra stranamente allienato con la vicenda RU486 e della trattativa fra Finocchiaro e Gasparri (“rimandiamo la questione pillola abortiva a dopo il congresso PD, e poi ti voto sulla indagine conoscitiva”, patto che Gasparri ha stracciato appena lei ha girato i tacchi, facendo scoppiare il caso Dorina Bianchi). Strano che Franceschini non abbia pensato di riunire il gruppo parlamentare e di chiedere di fare una opposizione dura. Strano che Franceschini stia lasciando sul campo occasioni per un riscatto e mostrarsi come alternativa concreta alla mozione Bersani.
Questa non è l’opposizione che vogliamo. Centotredici assenti al Senato è troppo e non è giustificabile.

Senato – votazione n. 12 (seduta n. 256 del 23/09/2009)

Gruppo Favorevoli (Maggioranza) Contrari (Minoranza) Astenuti Assenti In missione
Gruppo Misto 1 1 0 5 1
Italia dei valori 0 12 0 2 0
Lega Nord Padania 22 0 0 1 3
Partito Democratico 0 3 0 113 2
Popolo della Libertà 117 0 0 7 20
UDC, SVP e Autonomie 0 5 1 5 0
Totali 140 21 1 133 26

fonte Openparlamento

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    • Le assenze in Aula? «Davanti a una legge vergognosa, di cui vorremmo parlare, non mi sembra il punto politico», risponde Antonello Soro, capogruppo Pd a Montecitorio. E spiega che il Pd «con cento voti di margine rispetto alla maggioranza», non segue la strategia di una «prevalenza numerica».
    • «Siamo impegnati in una battaglia durissima usando l’ostruzionismo per far decadere il decreto», ma presidente della Camera ha annunciato il ricorso alla “ghigliottina“ ovvero all’interruzione forzosa del dibattito per andare al voto
    • «Non affidiamo ai numeri le nostre battaglie politiche, sarebbero perse in partenza. Le affidiamo agli argomenti quando è possibile, e agli strumenti che consentono all’opposizione di pesare di più quando ci sono i decreti legge.
    • mi pare importante vedere se il presidente della Camera utilizzerà la “gligliottina“
    • sarebbe la prima volta nella storia parlamentare e verrebbe usata per una legge di cui si vergognano anche quelli che saranno costretti a votare a favore
    • Abbiamo scommesso sul ricorso agli strumenti che ci consentono di arrivare fino a sabato
    • «L’ostruzionismo, che stiamo già facendo con dichiarazioni di voto e illustrazione di ordini del giorno e che, secondo il regolamento, ci consente di far decadere il decreto»
    • «Davanti a questa legge la Sinistra farebbe bene a scaricare la propria tensione sul governo e non contro chi fa l’opposizione. In ogni caso vorrei dire che in tutta la legislatura il Pd ha la percentuale più alta di presenze rispetto ad altri gruppi. A parte i malati, non giustifico mai gli assenti e non l’ho fatto in questa occasione, ma se noi avessimo avuto anche soltanto dieci deputati in più il governo ne avrebbe fatti arrivare venti dai ministeri.

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