Kossiga, buon’anima

Cossiga Francesco, ex Ministro degli Interni, ex Presidente Picconatore della Repubblica (la Prima), è in ospedale, in fin di vita. O quasi. O forse no. In ogni caso, come ciascuno di noi, dinanzi all’Estremo Giudizio che è la Morte, si guadagna l’appellativo di buon’anima. Il tempo per un’analisi storiografica sul politico Kossiga verrà poi, con gli anni. Certamente, il Presidente si porta con sé un bel po’ di segreti, a cominciare da Gladio. Se potesse vivere ancora qualche giorno, almeno ci dicesse quel che accadde nei giorni del sequestro Moro, o perché e su mandato di chi nel 1977 inviò gli M113, i blindati, per reprimere le proteste studentesche. Repressione che causò la morte di una giovane militante di sinistra, Giogiana Masi. Fu allora che comiciarono a scrivere il suo nome con la K e la SS nazista.

Un signore tanto illuminato, Cossiga, da prevedere il crollo della Prima Repubblica già nell’89, quando il muro di Berlino veniva fatto a pezzi. Lui già sapeva che PCI e DC avrebbero subito ‘gravi conseguenze’ a causa della fine della contrapposizione dei due blocchi. Fu sua la definizione del giudice ragazzino affibiata a Rosario Livatino, poi mandato a morte dalla mafia.

Il picconatore ha/aveva il pallino dei servizi segreti: tendeva a motivare tutte le fasi della politica italiana con scelte dalla CIA. Se Andreotti non divenne Presidente del Consiglio nel 1989, era dovuto alle interferenze degli agenti segreti americani. D’altronde il nome di Cossiga si associa a Gladio, la sezione italiana di ‘Stay behind the net’, una organizzazione paramilitare segreta della NATO che aveva lo scopo di prevenire invasioni comuniste in Italia, ma anche e forse di impedire che il PCI divenisse partito di governo. Lui e solo lui, Kossiga, era l’unico referente politico di Gladio (ma Andreotti sapeva). La rivelazione dell’esistenza di questa organizzazione segreta gli valse anche una messa in stato di accusa, un impeachment, poi negato dalla Commissione Parlamentare.

Negli ultimi anni le sue dichiarazioni parevano alquanto disconnesse. In una lettera al capo della Polizia Antonio Manganelli, nel 2008, suggeriva come creare consenso contro i manifestanti:

”Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti” […] ”Un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave” […] ”Il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati” […] in modo tale che ”cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti, o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L’Unità, li sorregge”.
”Aspetterei ancora un po’ adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ‘Bella ciao’, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno” […] ”Il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco, di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ‘Hitler! Hitler!’. Questo il mio consiglio”.

Naturalmente verrà anche il suo giorno, e per quell’istante, che sarà il trapasso, le sue colpe (i suoi meriti) non varranno un accidente. Sarà ignominioso colui che giorirà della sua dipartita, poiché dinanzi alla morte anche la verità fa un passo indietro. Lui e i suoi sassi nelle scarpe e sulla coscienza passeranno in secondo piano. C’è da giurarci che le tv italiane impazziranno. Del resto, di quel passato in bianco e nero in cui morì una ragazza, nulla resterà. Per opposizione all’oblio, ricordare Giorgiana di quel terribile 1977: