Appunti per un nuovo partito: frazionismo e e-democrazy.

 

Nichi Vendola, all’indomani del suo successo alle Regionali in Puglia, ha così esordito: i partiti non servono più, i partiti sono morti. Lui, che ha improntato tutta la campagna elettorale sul web, con le ‘Fabbriche di Nichi’, sorta di circoli online, di gazebi virtuali, il partito ce l’ha – Sinistra Ecologia e Libertà, il nome della ex sinistra DS, la ex corrente Mussi-Salvi-Fava fuoriuscita al momento della fondazione del PD – ma è ridotto ai minimi termini da due anni almeno. Gli ‘appunti per un partito nuovo’ di Civati potrebbero cominciare da qui: il ruolo del web, questo sconosciuto. Mentre gli altri, quelli del Gruppo Dirigente, imprecano contro i grillini, rei di aver sottratto voti in Piemonte e in Emilia-Romagna, qualcuno si dia da fare per prenderli questi appunti. Poiché proprio del web si deve parlare e ragionare, per poter comprendere Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, Nichi Vendola e le sue Fabbriche non di operai.

Naturalmente, ora che il successo elettorale è arrivato, le critiche contro Grillo e il blog, i MeetUp e il Movimento si sprecano. Qui abbiamo discusso delle difficoltà ad applicarla, questa benedetta ‘democrazia dal basso’, soprattutto quando l’ideatore del Movimento ha la pretesa di sapere chi si deve candidare e chi no (vedi caso Favia e Fico). Soltanto la scorsa settimana abbiamo assistito alla demolizione di Mr. ambizione, De Magistris, reo di aver proposto una alleanza a sinistra di Sinistra e Libertà, Mov 5 Stelle, Popolo Viola e IDV. Immediata la risposta di Grillo: “i passi se li faccia da solo”. Grillo ha rincarato la dose, supponendo che l’europarlamentare, eletto con il contributo del blog, non stia facendo il proprio dovere ma si perda in intrallazzi coi partiti. Ha attaccato anche il Popolo Viola. A stretto giro di post, ecco la sforbiciata di Giglioli: “il vecchio vizio del frazionismo è felicemente tracimato nei portatori del nuovo […] come i gruppetti della sinistra extraparlamentare negli anni settanta, che facevano cinque cortei diversi nella stessa città e con gli stessi slogan, ognuno di trecento persone, e ciascun gruppo espelleva gli altri quattro dal “movimento” (Abbiamo l’esclusiva » Piovono rane – Blog – L’espresso). Così disse Pietro Nenni: “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura”. Il frazionismo, a sinistra, pare non morire mai. E pure l’antipartitismo: l’altra colpa di De Magistris sarebbe l’aver preso la tessera di IDV, partito alleato del PD. L’aver preso una tessera di partito sembra averlo trasfromato in un appestato. I leghisti cominciarono così, col prendersela con i partiti: ed hanno fatto un partito che vent’anni dopo è maggioritario nel Veneto e governa in buona parte del Nord. Ne parlavo qui: il sistema, in una situazione di blocco della circolazione delle elité, reagisce cercando di trasferire quei soggetti deputati alla ricezione delle domande della società, i partiti, costituendo partiti alternativi, inizialmente sotto la falsa etichetta di non-partiti. La nascita del Movimento 5 Stelle è una reazione sistemica allo stato di crisi.

Altri (Lo strano triangolo Palin-Poujade-Grillo – Europa) hanno provato accostamenti singolari del Mov 5 Stelle ai pojuadisti francesi degli anni ’50 o al Tea-Party di Sarah Palin negli USA. Addirittura al movimento dei Qualunquisti, lo storico ‘Fronte dell’Uomo Qualunque’, piccolo partito meteora di inizio anni ’50 in Italia, braccio politico della rivista ‘L’uomo Qualunque’, diretta da Guglielmo Giannini. I Qualunquisti concepivano “uno Stato non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Uno stato tecnico che funga da organizzatore di una folla e non di una nazione” (Wikipedia). L’esatto opposto di Grillo e dei suoi, dove lo Stato ha invece un ruolo forte e deve anticipare la nuova futura rivoluzione, che parte dal web ed è dovuta al cambio di paradigma energetico e di sviluppo.

Grillo e il suo successo sul web sono stati visti con sospetto: Grillo avrebbe alle spalle un guru che risponde al nome di Gianroberto Casaleggio della Casaleggio Associati, la quale ha fra i suoi soci tale Enrico Sassoon, un manager occulto che a sua volta risponderebbe alla Aspen Institute, eccetera, eccetera. Insomma, un intruglio para-complottistico che porta dritti al Gruppo Bilderberg e al Club di Roma, cupole della massoneria mondiale. Un vero guazzabuglio. Per chi ha tempo da perdere e vuol provare a capire l’intreccio di relazioni che da Grillo porta al Club di Roma, prego, questa è la playlist che riassume i tre video presenti su Youtube e che testimoniano la presenza della ‘mente grigia’ che ha ideato e prodotto il blog di Grillo, i video degli spettacoli, i libri, i MeetUp, finanche il Mov 5 Stelle (se ne parla con una tesi alquanto discutibile anche qui: Inchiesta sulla Casaleggio Associati | Aurora).

Sono argomentazioni non nuove, usate spesso per instillare dubbi sull’operato di Grillo e sulla sua buona fede. Addirittura si mette in relazione la Casaleggio Associati con il The Bivings Group, società americana che espressamente pratica la cosiddetta ‘good influence’, una sorta di ‘opinion making’ via web con lo scopo di orientare le opinioni degli internauti secondo gli interessi dei clienti di Bivings. Pare di capire che non si tratti proprio di stinchi di santo. Gli opinion leaders sono ampiamente utilizzati in televisione. La tv ne è piena. Ogni opinionista è ‘opinion maker’, ovvero con la propria opinione orienta gli ascoltatori verso la direzione voluta dall’editore. Negli anni ’70 li chiamavano problem solvers (H. Arendt, La menzogna in politica. Riflessioni sui Pentagon Papers., in Politica e Menzogna, SugarCo, Milano, 1985, pp. 92 e segg.). Il ‘problema’ che questi problem solvers erano chiamati dai governi a risolvere era la verità. Risolvevano la verità rendendola accettabile alla pubblica opinione. La risoluzione della verità equivarrebbe alla sua liquidazione. Eppure essi non si occupavano di verità, né della realtà che li circonda. Il risultato della loro imponente opera di costruzione farebbe parte di quel grande filone creativo che fa capo all’image making (ne parlo qui). Ora, nell’era del web 2.0, si parla di ‘influencer’, di influenzatori. Non ci sono più verità da far accettare, ma opinioni da far attecchire. Cambia la sostanza, ma non la forma.

A prescindere dalla reale o presunta connessione di Grillo con questa famosa cricca massonica, quel che ci interessa, ai fini della nostra analisi, ovvero degli ‘appunti per un partito nuovo’, sono le parole che la Casaleggio Associati impiega per descrivere la propria mission e che hanno a che fare con il concetto di Relazione Digitale:

Identificare una strategia di web marketing significa studiare il target di riferimento, il messaggio da veicolare e i canali da utilizzare. Questo permette di identificare gli obiettivi tattici da raggiungere con l’impiego integrato delle tecniche di webmarketing (motori di ricerca, linkpopularity, campagne banner, sponsorizzazioni di aree tematiche, direct emailing, news online). Casaleggio Associati assiste le aziende nella creazione della struttura per gestire campagne di web marketing di lungo termine, identificando le metriche da monitorare e le leve da utilizzare per raggiungere i diversi obiettivi (CASALEGGIO ASSOCIATI – Strategie di Rete | Archivio per Categoria).

Guardate, in queste poche righe è scritto ciò che serve per capire il futuro: target di riferimento, messaggio, canali da utilizzare, obiettivi da raggiungere. Quattro elementi che il partito nuovo (sia esso il Partito Democratico spogliato di tutti i suoi retaggi, o di una nuova fomazione che debba sorgere a sinistra del PD, per costituire la quarta gamba del tavolo) deve avere. Non è possibile emergere dal frazionismo della sinistra senza capire questo. Loro, i grillini, lo hanno capito. La Lega Nord non ne ha bisogno, essendo essa un archeo-partito che muove lungo la linea della tradizione, della fiducia viso a viso, del territorio reale, della comunicazione prodonda, identitaria, simbolica che essa evoca ogni volta ai propri raduni. Ecco perché la Lega latita sulla tv e non esiste sul web. Si può allora superare la Lega allacciando un rapporto comunicativo che la scavalca. Non la televisione, ma il terreno del virtuale. Sappiamo che vi sono insidie. Che il campo del web-marketing è roba che si presta ai fini occulti sopra esposti. D’altronde la rete è sempre stata in oscillazione fra anarchismo e controllo totale. Ed è questa oscillazione perpetua che la fa vivere. Imparare ad usarla per fare e-democracy sarebbe un buon principio per il ‘partito nuovo’.

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