Bossi, alleanza Lega-PdL è finita. Alle porte di una crisi di governo?

Crollo verticale, ha detto stamane Bossi. “Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un’alleanza, quella di Pdl e Lega”. Più chiaro di così. Il Senatur teme le imboscate dei finiani sui regolamenti attuativi del federalismo. E alza la cresta. Un disastro per B. che ora pensa seriamente di rovesciare il tavolo e a mandare tutti a nuove elezioni.

Fini, secondo Bossi, avrebbe rinnegato il ‘patto iniziale’. E’ un gattopardo democristiano, tuona il leader della Lega. Sebbene dica di essere per la mediazione, con le sue parole annienta ogni possibilità di dialogo. La gente del Nord, dice, è stufa, vuole le riforme, non se ne può più di rinvii e tentennamenti. Le riforme vanno fatte subito. Chiaro che si riferisce al federalismo, per lui l’unica riforma fattibile. Fini finge di costruire, ma in realtà demolisce, affinché nulla cambi. “In questo modo ha aiutato la sinistra”, tuona. “E’ pazzesco. Anzi, penso che sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni, grazie a lui”. Fini è contro il popolo del Nord. Sarebbe a favore di quello meridionale. E se sei contro il Nord, per Bossi, sei contro il federalismo. Sei un centralista e meridionalista, usurpatore di denari pubblici. Berlusconi? Avrebbe fatto meglio a “sbatterlo fuori subito”. Capite, il dialogo?

L’alternativa? Se il governo va in crisi, per Bossi esiste una sola via, che passa per il superamento del federalismo, “un concetto abbandonato” dal quale non si potrà che ricominciare una nuova e diversa stagione, in cui la Lega farà da sola: “oggi non ha più senso parlare di federalismo alla nostra gente che potrebbe sentirsi tradita da ciò che non siamo riusciti a fare […] Saremo soli […] senza Berlusconi [e] dovremo comportarci di conseguenza”. Un ritorno alla strategia secessionista? Magari, in previsione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, visto che hanno messo le mani sui festeggiamenti rimaneggiando tutta la Storia come la si è conosciuta sinora, al fine di esaltare l’origine padana della nazione, potrebbe anche venir bene una dichiarazione di secessione in diretta tv. A parte l’ironia, Bossi ha ragione: la rottura del PdL è rottura di un patto, ma non quello fra Bossi e Fini, che non c’è mai stato, bensì quello datato 1992-’93, il patto segreto con i secessionisti del sud, quelli che misero le bombe al Velabro a Roma, in via dei Georgofili a Firenze e in via Palestro a Milano. Loro, lo Stato nello Stato, la lega del Sud, che lavora nell’occulto, sanno bene che se Bossi fa tanto di tornare a parlare di secessione, si riapriranno i termini di negoziazione di quel vecchio patto, e allora forse sarà un vero grosso guaio per tutti.