Il #29s chi era costui

Colpisce lo spazio che le testate online hanno dato alla manifestazione di ieri a Madrid e a Lisbona. Due paesi si ribellano ai piani di austerity imposti da Bruxelles e la stampa sembra trattare qualche centinaio di migliaia di persone come fossero una triste e noiosa normalita’. Nessun giornale apre la propria home con i fatti di piazza Neptuno. Il #29s ha guadagnato appena un box fotografico, o qualcosa di simile.
Non parlo solo delle testate online italiane, ma anche di El Pais, che pure ha trasmesso la diretta streaming.  Anche se a loro discolpa bisogna aggiungere che il caos della secessione della Catalunya e’ evidentemente preminente rispetto anche al Rescate di Bankia.
Tutto il flusso di informazioni che passava attraverso twitter sembrava come una corrente a se’ stante, e il #29s e’ stato trattato dai media tradizionali come un mero problema di ordine pubblico. Chi ha seguito le dirette twitter avra’ certamente avuto l’impressione di partecipare ad un evento storico, un evento che cambiera’ le sorti della democrazia spagnola o piuttosto che fara’ intraprendere al suo governo decisioni restrittive in materia di liberta’ di manifestare. Piu’ volte la piazza ha chiesto le dimissioni di Mariano Rajoy, ma la piazza pare essere l’ultimo dei problemi per il primo ministro. Da un lato il caso Catalunya, dall’altro Bankia e l’esito negativo degli stress test; Rajoy sembra appeso per i capelli e l’eventuale caduta del suo governo aprirebbe la strada alla dissoluzione del paese.

El rescate delle Banche spagnole: le severe condizioni dell’Eurogruppo

El rescate, “salvataggio”, in termini tecnici “bailout”: il Fondo salva Stati fa il suo debutto come salva-banche e si propone come un alter ego del Fondo Monetario Internazionale. Ovvero: fornisce aiuti in cambio di politiche. Politiche generalmente punitive contro il bilancio statale. Si era discettato a lungo sul fatto che il EFSF (che presto diventerà MES, Meccanismo Europeo di Stabilità) nell’ultima variante decisa nell’ultimo Consiglio Europeo a Bruxelles, quello della vittoria dei Mario’s, non avrebbe dovuto prevedere l’assoggettamento dei governi nazionali alla Troika, Commissione, BCE, FMI, la triade del fallimento greco. Lo aveva affermato lo stesso Monti, nell’intervista conclusiva del vertice. Ma la chiusura della riunione dell’Eurogruppo, avvenuta oggi pomeriggio, ha stabilito con la formula del “Memorandum od Understanding” le dure condizioni (o imposizioni) al governo spagnolo per ottenere il fatidico bailout, il maxi prestito per salvare il proprio sistema finanziario. E la Troika è ancora là.

“Terapia de choque”, scrivono su El Pais. La Spagna ha ottenuto una dilazione di un anno nei termini per il riallineamento del rapporto deficit/PIL al 3%, dal 2013 al 2014, oltre ai 30 miliardi di euro del EFSF. Ma a quale prezzo?

Innanzitutto si tratta di un prestito: i 30 miliardi dovranno essere restituiti con un interesse del 4% (è il tasso di interesse al quale si finanzia il Fondo europeo di salvataggio EFSF maggiorato di uno spread compreso tra mezzo punto e un punto); il fondo di salvataggio europeo inietta queste obbligazioni – con una scadenza media di 12,5 anni – nel fondo di salvataggio spagnolo (FROB), e questo nel bilancio delle istituzioni bancarie che ne hanno bisogno. La banca può mantenere tali titoli nel proprio bilancio o bussare alla porta della BCE per ottenere denaro sonante. Non vi è alcun “periodo di grazia”, la principale delle obbligazioni è pagata alla scadenza (10 a 15 anni), mentre gli interessi sono pagati annualmente.

Le banche spagnole verranno suddivise in tre gruppi. Un primo gruppo dovrà operare una forte ristrutturazione dei propri assets già a partire dal 20 Luglio, giorno in cui EFSF verserà i 30 miliardi al FROB. I piani delle ristrutturazioni saranno esaminati fra Ottobre e Novembre dalla BCE, che potrà respingerli, chiedere integrazioni o approvarli senza modifiche. I piani per le ricapitalizzazioni dovranno essere presentati ad Ottobre.

La Spagna ha ricevuto il prestito in cambio di una rigorosa politica fiscale, e riforme della vigilanza bancaria: in pratica dovranno formalizzare mediante leggi nazionali la possibilità per le autorità europee di effettuare la vigilanza sul sistema bancario spagnolo: di fatto un esproprio di sovranità anche se meno intenso rispetto a quanto fatto con Grecia, Portogallo e Irlanda. Bruxelles chiede nuove misure fiscali immediatamente. Il governo ha annunciato un aumento dell’IVA. Forse non basterà. Forse la Spagna dovrà rimetter mano alla previdenza sociale. La Troika invierà le missioni in Spagna ogni tre mesi, e si assume di fatto potere sulla vigilanza finanziaria delle banche.

Non è chiaro però se le ristrutturazioni bancarie impediranno del tutto ai banksters spagnoli di poter operare liberamente sui titoli tossici, o su assets molto rischiosi. Ristrutturazione significa ridurre l’esposizione attuale ma non di certo impedire ai traders di fare il loro “sporco mestiere”. Il bailout spagnolo rischia di essere quello che non dovrebbe: un salva-banche, affinché queste ultime proseguano a far crescere quel mostro bruto del giro d’affari dei Derivati.

Allegato:

Memorandum_of_Understanding

Presto sarà #Spanic – il panico da banche

L’annuncio del Financial Times di ieri circa l’ansia da default che ha colpito i greci, accorsi in massa a ritirare agli sportelli, sommata alla isteria odierna che ha interessato Bankia, la banca spagnola nazionalizzata in fretta e furia dal governo Rajoy, prima assalita dai correntisti e poi no (ma nel frattempo questa “indiscrezione” è costata moltissimo, a tutti, in fatto di crolli in borsa e di spread) non fanno altro che alimentare la spirale del gorgo muto in cui siamo finiti tutti, accompagnati per manina dalla inflessibile accoppiata Sarkozy-Merkel. Per analogia, più si parla dei suicidi più gente si suicida; più si parla del panico da default, più aumenta il panico per tutti. Gli psicologi la chiamano “spirale suicidogena” ed è quel fenomeno che passa sotto il nome di “effetto Werther”, dal nome del protagonista del libro “I dolori del Giovane Werther”, di Goethe.

L’effetto Werther (che per la cronaca, alla fine del libro si suicida) si sta diffondendo sui mercati e nei comportamenti di noi singoli individui: il panico significa fuga dalla banche, significa suicidio sociale. Di fatto equivale a dire che il sistema è prossimo al collasso, che siamo a un mese dall’Armageddon. La fine dell’Euro. Caduta la Grecia, sarà la volta di Spagna, Italia, Portogallo. Alla fine dell’estate, al più tardi nel primo autunno, ci ritroveremo con la Lira in tasca: una Lira deprezzatissima, il cui valore cambia dalla notte al giorno.

Lo schema argomentativo è sempre il medesimo: la Grecia esce dall’euro a Giugno e l’Italia assisterà ad una fuga di capitali, tanto che il governo Monti sarà obbligato a bloccare i conti correnti (vulgata dello scenario evocato da Paul Krugman sul New York Times). Insomma, ci suicideremo uno ad uno, fino ad arrivare alla Germania. Detto ciò, nessuno ci dice che dinanzi all’Armageddon dell’Euro, i governanti europei non diventino improvvisamente federalisti e creino nell’arco di qualche mese una cooperazione rafforzata in materia economico-finanziaria. Lo scenario è favorevole? Con Monti, Hollande, Cameron, Merkel non si potrà mai dire. Solo Washington può effettivamente esercitare una pressione affinché si reagisca al disfacimento totale dell’Unione. Non avete idea del gigantesco, iperbolico bubbone dei derivati che è cresciuto “sotto le palle del Toro”. Travolgerà Wall Street senza che quest’ultima abbia il tempo di accorgersene. Il mercato dei derivati ha decuplicato il Pil mondiale e il crac della Grecia potrebbe condurre Wall Street anch’essa al suicidio. Sì, si tratta di un bing bang pericolosissimo, che se innescato distruggerà questo porco mondo (e non so dirvi dove finisca la dannazione e dove cominci la liberazione).

Lo #Spanic è l’hashtag che descrive i fatti di oggi: Spagna e panico. E un terribile profondissimo vuoto politico, sia a livello europeo che a livello nazionale. Lo #Spanic è una forma di isteria prodotta dalla sfiducia totale. Siamo al totalitarismo della sfiducia. La sfiducia produce altra sfiducia e i governi, qualunque cosa faranno, sbaglieranno. Per bloccare il diffondersi del panico, i governi bloccheranno il flusso di denaro. E sarà – involontariamente e comicamente – la fine. Poiché, mentre accade tutto ciò, noi disquisiamo di paghette da 5.000 euro.