La guerra di Camisani Calzolari ai grillini BOT – parte II

Marco Camisani Calzolari, il docente dello Iulm, non ci sta e risponde alle critiche verso la sua ricerca sui followers falsi di @Beppe_Grillo ripetendo il test e pubblicandolo integralmente sul suo sito. Il documento è consultabile a questo link:

http://digitalevaluations.com/DE-Twitter-Politici.pdf

Leggendo questo documento potreste anche voi fare il test e assegnarvi un punteggio. Siete un utente “umano”, un BOT o un incerto? Ecco i criteri che ci distinguono dai BOT:

Caratteristiche associabili a comportamento "umano" che valgono un punto:

  • Il profilo contiene un nome
  • Il profilo contiene un’immagine
  • Il profilo contiene un indirizzo fisico
  • Il profilo contiene una biografia
  • L’utente ha almeno 30 follower
  • L’utente è stato inserito in una lista da altri utenti
  • L’utente ha scritto più di 50 post
  • L’utente è stato geolocalizzato
  • Il profilo contiene un URL
  • L’utente è stato inserito tra i preferiti di qualche altro utente
  • L’utente usa la punteggiatura nei suoi post
  • L’utente ha usato almeno una vota un hashtag nei suoi post
  • L’utente ha usato un iPhone per accedere a Twitter
  • L’utente ha usato Android per accedere a Twitter
  • L’utente ha postato con Foursquare
  • L’utente ha postato con Instagram
  • L’utente ha usato il sito web Twitter.com
  • L’utente ha scritto lo userID di un altro utente all’interno di almeno un post
  • L’utente ha un numero di follower che se moltiplicato per 2 è maggiore dei following
  • L’utente pubblica contenuti che non contengono URL

Caratteristiche associabili a comportamento "umano" che valgono due punti:

  • Almeno un post è stato retwittato da altri utenti

Caratteristiche associabili a comportamento "umano" che valgono tre punti:

  • L’utente ha avuto accesso a Twitter attraverso client diversi

Caratteristiche associabili a comportamento "BOT" che valgono un punto:

  • Usa solo API

Per ogni caratteristica nell’elenco "umano" che non totalizza punti, sarà assegnato un punto "BOT" ad esclusione delle seguenti caratteristiche:

  • l’utente ha usato differenti client
  • l’utente utilizza il sito web
  • l’utente ha usato Android
  • l’utente ha usato iPhone
  • l’utente ha postato con Foursquare
  • l’utente ha postato con Instagram

Caratteristiche associabili a comportamento "BOT" che valgono due punti:

§ Nessun post è stato retwittato da altri utenti

Se la singola caratteristica di comportamento "umano" risulta vera, vengono assegnati i relativi punti "umano". Se risulta falsa vengono assegnati i relativi

punti "BOT". Viceversa per ogni singola caratteristica di comportamento "BOT", se risulta vera, vengono assegnati punti "BOT". Se risulta falsa vengono assegnati

punti "umano".

Caso Ispra, la Prestigiacomo apre un “tavolo di trattative”.

Così l’incontro con il ministro Prestigiacomo si è svolto. La situazione per i lavoratori ISPRA sembrerebbe sbloccarsi. Il Ministro ha fissato per la data dell’11 Gennaio l’avvio del tavolo di trattative a cui cercherà di aggregare Comune e Provincia di Roma, "vista la disponibilità dimostrata a mezzo stampa", nonché sindacato confederale e CuB.
Il Ministro dell’Ambiente nega la volontà del governo di dismettere l’istituto e anzi, spiega come esso si sia impegnato a potenziarne l’attività con – pensate un po’ – un "piano di rilancio".
Di fatto, però, l’incontro di oggi è solamente servito a posticipare ogni decisione sul futuro dei lavoratori precari, pari al 38% delle forza lavoro dell’ISPRA, ovvero 534 persone, delle quali forse si "salveranno" in 400 attraverso regolarizzazioni contrattuali. I rimanenti 134 probabilmente – molto più probabilmente – resteranno precari.

    • Un tavolo tecnico per sbloccare la questione legata alla protesta dei precari dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

    • E’ stato fissato per lunedì prossimo, 11 gennaio. La decisione è arrivata nel corso dei due incontri al ministero dell’Ambiente, il primo con i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil, Anpri) e il secondo con quelli di base Usi-RdB Ricerca

    • "Nessun abbandono – ha commentato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo – piuttosto valorizzazione e promozione della ricerca"

    • la situazione dell’Ispra che al momento del commissariamento, fine luglio 2008, contava su 905 dipendenti assunti a tempo indeterminato e 534 persone con contratti flessibili (a tempo determinato, co.co.co, assegni di ricerca, borse di studio) per un totale di 1439 lavoratori

    • il precariato rappresentava il 38% della forza lavoro

    • è stato posto in campo un piano di assunzioni volto a portare nel triennio ad assunzioni a tempo indeterminato per quasi 400 unità ed a ridurre l’area del precariato ad una percentuale fisiologica

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Finanziaria, in Senato si alza la fronda finiana.

Scricchiolii. Deboli prima, più o meno forti dopo. Le liti nel consiglio dei Ministri fra Tremonti e Brunetta, o Prestigiacomo e Tremonti, o Tremonti da solo. Berlusconi riflesso su sé stesso. Un’ombra. Il pensiero rivolto agli affari privati, di famiglia e di azienda, i 750 milioni di euro solo in sospensiva, certi grattacapi che giungono dalla Svizzera e quella faccenda dello scudo fiscale (ne riparleremo), il disegno di legge sul cosiddetto "processo breve" che non piace a Fini, pronto a farlo saltare, e ora anche la Finanziaria.
Oggi è stata votata in Senato, ma non senza dilemmi. Tremonti è riuscito a farla scorrere fra i banchi di Palazzo Madama quasi indenne, eppure c’è del malumore. La Banca del Sud è andata a gambe per aria, almeno per adesso, ci si è messa di mezzo pure l’opposizione con questa insistenza sui regolamenti, che l’emendamento che la introduceva non era stato discusso in commissione, quindi era inammissibile, insieme a una norma sui tartufi. Ma guarda. Schifani, a quanto si dice, c’è rimasto male, anche quelli del MpA, il partitino di Lombardo, il governatore della Sicilia. Chissà se torneranno a parlare di Lega del Sud, lui e Micciché. La Prestigiacomo si lamenta della mancanza di fondi per i suoi provvedimenti. La Gelmini, invece, dovrà nuovamente avere a che fare con l’ira dei ricercatori, i cui fondi – datati 2007 – per assunzioni a tempo indeterminato, saranno ancora bloccati, salvo diversa decisione alla Camera.
Ecco allora il momento per dare un segnale di insofferenza: viene votato il pacchetto Baldassarri, quaranta fra finiani e altri fanno astensione, il governo non va sotto per un pelo. Gasparri tradisce il suo ruolo di capogruppo astenendosi pure lui. Un tentativo di calvalcare la fronda, secondo alcuni. In ogni modo, la sua adesione in exstremis, rappresenta forse il punto di maggior criticità del giorno.

    • Stop alla Banca del Sud, niente fondi per i ricercatori universitari, niente calo dell’Irap e cedolare secca sugli affitti: il governo non cede di fronte al pressing della maggioranza, soprattutto del Pdl, e in Finanziaria trovano posto solo una manciata di novità, tra cui 100 milioni per la sicurezza ma anche alcune micro-norme.

    • La manovra ’light’ del super ministro Giulio Tremonti incassa dunque il voto del Senato con 149 sì, 122 no e 3 astensioni dell’Mpa, ma lascia molto malumore tra i banchi di Palazzo Madama.

    • Il segnale inequivocabile del malumore arriva durante la votazione del ’pacchetto Baldassarrì (la manovra aggiuntiva messa a punto dal presidente della commissione Finanze del Senato da 40 miliardi di euro), quando il governo evita di essere battuto per un soffio con una ventina di senatori che scelgono l’astensione in segno di protesta

    • «Abbiamo avuto la conferma – dice in Aula il numero uno del Pd al Senato Anna Finocchiaro – che su questioni decisive e di indirizzo della politica economica la maggioranza è spaccata»

    • «esiste un ’partito alternativo riguardo alla linea di politica economica del ministro Tremonti»

    • una pattuglia di ex senatori di An e che oggi avrebbero appunto scelto l’astensione per inviare un «segnale politico», come spiegano nei corridoi, non nascondendo irritazione per la scelta dei vertici del gruppo del Pdl (Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello) di aggiungersi in extremis in modo, sottolineano sempre le medesime fonti, da mettere il cappello sulla protesta

    • anche il presidente del Senato Renato Schifani non nasconde un pò di amarezza per dover alla fine decretare lo stop alla Banca del Sud, che insieme a un mini-emendamento sui tartufi, incappa nella rete dell’ inammissibilità

    • Un no che viene sollecitato dalle opposizioni e imposto dal regolamento che prevede che in Aula si possano affrontare solo le questioni già discusse durante i lavori in commissione

    • L’unico escamatoge per incassare la norma sul Mezzogiorno, d’altro canto, era svanito ore prima, quando la maggioranza aveva capito che Tremonti non avrebbe mai concesso la cedolare secca sugli affitti, voluta fortemente anche dai partiti della minoranza, impedendo così un accordo bipartisan

    • sorte analoga dovrebbero subire anche i fondi per i ricercatori universitari (il cui stanziamento era stato chiesto da un emendamento del Pdl, poi fatto proprio dal Pd) che, rimasti fuori dalla Finanziaria, potrebbero rientrare nella riforma dell’Università

    • Ottanta milioni destinati all’assunzione a tempo indeterminato di 4200 ricercatori universitari finiti nel nulla

    • Il rischio che la somma, stanziata dalla Finanziaria 2007 ma ‘vincolata’ a un successivo provvedimento, svanisse nel nulla si è concretizzato quando l’emendamento presentato nell’Aula del Senato (e a suo tempo bocciato in commissione Bilancio a Palazzo Madama), (che ha appena approvato il provvedimento in via definitiva), è diventato un semplice ‘ordine del giorno’.

    • "Siamo di fronte alla ormai quasi certa perdita di fondi per le assunzioni dei ricercatori – denuncia il coordinatore dell’Osservatorio, Rino Falcone, del Cnr

    • "L’emendamento presentato dal presidente della commissione Cultura Antonio Possa (Pdl) – spiega Antonio Rusconi, presidente dei senatori Pd all’interno della commissione – era frutto di un’iniziativa comune. Quando si è andati a votare, il presidente Possa è stato costretto a togliere la firma, mentre il secondo firmatario Sciutti, capogruppo Pdl in commissione Cultura, ha chiesto che l’emendamento venisse trasformato in ordine del giorno.

    • Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, che già alcune settimane fa ha presentato un’interrogazione al governo, chiedendo quando e come s’intende sbloccare gli 80 milioni stanziati tre anni fa

    • "Se non si procederà con le nuove assunzioni, si salterà ancora una generazione – denuncia Daniele Archibuti, ricercatore del Cnr e professore alla Sapienza di Roma e all’Università di Londra – Quella dei quarantenni è già tutta all’estero. Anche a quella dei trentenni non rimarrà che partire.

    • Non c’era bisogno che parlasse, infatti non ha parlato. Ma l’immagine che Berlusconi ha offerto ieri in Consiglio dei ministri — lo sguardo spento, il volto sofferente, un senso di estraniamento durante tutta la riunione — rendeva l’idea del distacco del premier.

    • apriva gli occhi solo quando i ministri riempivano la stanza con urla e parole grosse

    • Le mani sul viso o tra i capelli, solo in un’occasione ha dato voce al proprio fastidio: «Dài, rinviamo. Se c’è un problema si risolve la prossima volta».

    • nell’esecutivo tutti pensavano si trattasse di sgravi per le imprese, del taglio degli acconti sull’Ires e soprattutto sull’Irap, balzello che Berlusconi un mese fa aveva anticipato di voler abolire. Tutto sembrava pronto, il comunicato del governo di martedì aveva preannunciato la decisione. E alcuni ministri ieri giuravano di aver letto bene il provvedimento presentato alla riunione. Invece il taglio ha riguardato l’Ire, la vecchia Irpef.

    • cos’è stato votato in Consiglio? Non è chiaro se si sia trattato solo di un «misunderstandig»

    • dopo il Consiglio sono passate ore prima della nota ufficiale alla stampa

    • in quel lasso di tempo si è svolto un incontro riservato tra Berlusconi, Letta e Tremonti

    • E lì che al decreto sarebbe stata data una «registrata», e si sarebbe deciso di tagliare l’imposta sui redditi «per una ragione di giustizia e di equità sociale»

    • le pressioni dei sindacati, «perché Cisl e Uil sono pronte allo sciopero generale se concedessimo sconti fiscali solo alle imprese. Invece con l’Ire ne beneficiano tutti»

    • tutti gli altri ministri avevano inteso diversamente

    • Ma non è una novità che in Consiglio si parlino lingue diverse, e che per capirsi si ricorra a gesti e parolacce. Come è successo ieri tra Tremonti e Brunetta, che presentava un altro pezzo della riforma sulla Pubblica amministrazione

    • Il «professor Giulio» non ha esitato a bocciare il «professor Renato»: «Non si fa la semplificazione con una nuova regolamentazione », ha iniziato a ripetere dando sulla voce del collega

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Riforma Gelmini, Università pubblica a rischio chiusura. Ricercatori saranno precari per sempre.

I ricercatori che aspettano da anni di regolarizzare la propria posizione professionale nel proprio Ateneo si mettano il cuore in pace: saranno per sempre precari. L’articolo 15 del ddl Gelmini per la riforma delle Università escludee l’assunzione di ricercatori a tempo indeterminato:

Articolo 15
Norme transitorie e finali
1.    A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, possono essere avviate esclusivamente le procedure per la copertura dei posti di professore ordinario e associato, di ricercatore a tempo determinato e di assegnista di ricerca previste dal Titolo III.

l’articolo 12 invece, titolato Ricercatori a tempo determinato dice che i loro “contratti hanno durata triennale e possono essere rinnovati una sola volta per un ulteriore triennio previa positiva valutazione delle attività didattiche e di ricerca svolte, sulla base di modalità, criteri e parametri definiti con decreto del Ministro”. Al massimo possono avere prospettive lavorative e di ricerca per anni sei. Quindi il loro lavoro finisce. Se una ricerca dovesse durare più anni, il ricercatore che l’ha condotta non potrà mai vederne i risultati. I fortunati non verranno scelti attraverso un concorso, bensì tramite selezione pubblica per titoli e pubblicazioni. Riceveranno un punteggio. Chi ha più punti vince il posto da precario. Una rivoluzione.
Il disegno di legge non parla di finanziamenti. E le università, che già vedono ridotti i finanziamenti pubblici, ora sono costrette a riformulare l’offerta formativa chiudendo le sedi distaccate e mettendo in mobilità professori e ricercatori (art. 3 stesso ddl).
Qui vi presentiamo il caso del Politecnico di Torino, sede distaccata di Alessandria, che ha deciso di chiudere i battenti. Il Senato Accademico, nonostante le buone intenzioni della presidenza di provincia e di associazioni di privati investitori, è stato irremovibile. Nel corso di questi anni la Provincia di Alessandria ha investito nell’ateneo 4 milioni di euro. La sede alessandrina era all’avanguardia nella ricerca sulle materie plastiche e nell’offerta formativa con il corso di laurea in ingegneria delle materie plastiche, unico in Italia. La sua chiusura è un atto cervellotico e privo di senso. Risponde solo a una logica di taglio di bilancio pubblico. Il danno creato al tessuto economico della regione è grandissimo. Il settore delle materie plastiche chiede competenze specialistiche e formazione continua. Chiudere l’ateneo significa avviare il declino di questo settore produttivo.

Questo il testo completo del DDL (clicca su widescreen):
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  • Politecnico di Torino, chiude la sede distaccata di Alessandria.

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    • “Fino a 10 giorni fa si discuteva di una convenzione con il Politecnico per nuovi investimenti e nulla lasciava immaginare una possibile chiusura del distaccamento di Alessandria”.
    • Non sono certo teneri il Presidente e la Vicepresidente della Provincia di Alessandria, Paolo Filippi e Maria Rita Rossa, dopo l’incontro con i vertici dell’istituto di oggi pomeriggio, voluto per chiarire il futuro della struttura.
    • La Provincia ha appreso la volontà del Senato Accademico di procedere con la chiusura, una scelta definita irrevocabile, e che lascia pochi margini ai tentativi che hanno intenzione di intraprendere i principali parlamentari alessandrini per salvare il salvabile
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    • Ricercatori solo tempo, nel limbo l’attuale precariato
    • Senato accademico svuotato di poteri effettivi e studenti “infilati” ovunque, ma solo come operazione di facciata
    • Test di accesso persino per le borse di studio per il merito, un fondo a cura dell’Economia e non dal Miur
    • Riscrittura degli Statuti, pena il commissariamento e ore dei prof certificate e verificate
    • Ecco la riforma della Gelmini. Meno democrazia e più potere al Cda con l’ingresso delle aziende private e ai rettori
    • Un disegno di legge di riforma in 15 articolidi che dopo il via libera del Consiglio dei ministri comincerà il suo iter al Senato, affinchè il ddl Aprea sull’istruzione in fondazione possa avere una corsia privilegiata
    • Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge le università statali dovranno modificare i propri statuti, rispettanto vincoli e criteri: ridurre le facoltà: al massimo 12 negli Atenei più grandi e i dipartimenti. Per evitare gli sdoppiamenti le università vicine possono federarsi
    • personale esterno nei nuclei di valutazione, snellire i componenti del Senato accademico e dei Cda. Se la governance non verrà rivista, tre mesi di deroga. Poi scatta il commissariamento
    • Rettori eletti dai prof.
      In carica al massimo 8 anni (non più di due mandati), scelti con voto ponderato dei professori ordinari in servizio
    • Cda con dentro i privati
      Sarà aperto al territorio, enti locali e mondo produttivo il consiglio di amministrazione. Attribuzione al Consiglio di amministrazione delle funzioni di indirizzo strategico, competenze sull’attivazione o soppressione di corsi e sedi
    • Il Cda sarà composto di 11 componenti, incluso il rettore e una rappresentenza elettiva degli studenti
    • Il mandato sarà di 4 anni, quello degli studenti solo biennale
    • Scompare la figura del direttore amministrativo e subentra quella del direttore generale con compiti di gestione e organizzazione dei serviti, Un vero manager
    • Fondo per il merito
      Istituito presso il minsitero dell’Economia e non dell’Istruzione il fondo per “sviluppare l’eccellenza e il merito dei migliori studenti”. La gestione è affidata a Consap Spa. Erogherà borse e buoni ma non a pioggia: per accedere bisognerà partecipare a test nazionali. Previsti prestiti d’onore.
    • Ricercatori solo a tempo
      Non ci saranno più concorsi per i ricercatori a tempo indeterminato. Solo contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni pubbliche. Dopo il terzo anno lo studioso può essere chiamato dall’Ateneo per un posto docente. Anche il ministero potrà fare i suoi bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli assegnatisti di ricerca
    • i prof saranno tenuti a firmare e timbrare le loro ore di lezione. L’obbligo è quello di fare 1.500 ore l’anno, di cui 350 dedicate alla didattica. Il provvedimento abbassa l’età in cui si entra in ruolo da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 1.800 euro
    • Decleva, presidente dei rettori
      «La proposta di legge Gelmini per l’ampiezza del suo impianto e la valenza riformatrice degli interventi previsti, rappresenta un’occasione fondamentale e per molti versi irripetibile per chi ha davvero a cuore il recupero e il rilancio dell’università  italiana», afferma il presidente della Crui (Conferenza dei Rettoridelle Università italiane), Enrico Decleva. “Ora è necessario – ha aggiunto -che il confronto parlamentare si sviluppiconcentrandosi sul merito delle varie questioni. Così come è indispensabile, e per più aspetti pregiudiziale, che all’avvio del processo riformatore, e a garanzia della sua credibilità, corrisponda una disponibilità adeguata di risorse. A partire da quanto sarà garantito al finanziamento degli atenei per il 2010”
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    • la furia riformatrice di una figlia della Bergamasca come Mariastella Gelmini, il ministro dell’Istruzione che per diventare avvocato scese a sostenere l’esame in Calabria, in un’ottica di “istruzione patria” di chiara marca deamicisiana (dalle Alpi all’Appennino e ritorno)
    • La realtà della riforma va oltre gli slogan ed è di volgare concretezza: come per la scuola, non c’è un soldo bucato neppure per gli atenei
    • Ci sono meno soldi per gli atenei pubblici e si restringe ulteriormente il diritto allo studio sancito dalla Costituzione, ampliando il ricorso agli odiosi test d’ingresso
    • Si vuole limitare l’offerta formativa delle università statali, limitandone l’autonomia, e si copre il tutto con l’ingresso del famoso “mercato”

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