Dopo l’affondo sull’Euro / i tedeschi sbertucciano Berlusconi: torna a fare il Bunga-Bunga

La giornata di ieri ha segnato l’amaro e infelice ritorno di Berlusconi sui campi “pesanti” della politica. A parte alcune gaffes (ha chiamato Giuliano Ferrara con il nome di Giovanni e detto che il rapporto di cambio euro/lira è circa 1927), mentre presentava il libro dell’esimio economista (ah!) Renato Brunetta, si è inerpicato in una assurda analisi storico-economica dell’Unione Europea. Il nocciolo duro delle sue affermazioni è questo: la Germania è uno stato egemone, l’euro una fregatura e lo spread una montatura per farlo saltare. Insomma, il solito motivetto che viene ripetuto sulle sue televisioni e sui suoi giornali dallo scorso Novembre. Con una aggiunta che ha del clamoroso: la fine della crisi potrà avvenire solo con l’uscita della Germania dall’euro. Una bomba. Un atto di guerra verbale che praticamente lo condannano a non esser mai più presidente del Consiglio. Berlusconi ieri si è bruciato il futuro politico che gli è rimasto da vivere. Non c’è spazio in europa per un leader anti-tedesco. L’Europa si fonda sull’integrazione della Germania all’interno di relazioni internazionali pacifiche e di cooperazione. Mettere la Germania alla porta significa distruggere l’Unione.

Una ipotesi tanto ridicola e sciocca non poteva passare inosservata. In maniera quasi automatica, le sue parole sono rimbalzate sui giornali e sui siti tedeschi, scatenando la reazione non solo della Cancelliera Angela Merkel, ma anche dei lettori. Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung sono giunti circa sessanta commenti – evidentemente sottoposti a moderazione – alcuni dei quali esilaranti. Val la pena leggerli per comprendere quanta autorevolezza ha quest’uomo nel mondo:

Carsten Zimmerman: Io lo voterei subito! Come possiamo aiutare questo uomo a tornare al potere? Preferibilmente durante la notte! Con un paio di groupies, così lui non continuerà a sentirsi contro di noi; Hans-jurgen Bletz: Germania – un Hegemonialstaat. Queste sono affermazioni che esprimono la mentalità corrente delle élite politiche europee. Voglio uscire da questa Europa. Lee Brillelaux: Finalmente un politico italiano competente. Speriamo che gli italiani lo scelgano. Sono ironico. Ma sul serio, se si guarda a Monti e Draghi, è difficile desiderare Berlusconi. I quali non sono così subdoli e intelligenti, sicuramente più facile da controllare. Speriamo comunque che ci siano di nuovo gli attacchi Silvio alle prossime elezioni […] (FAZ.net).

Accanto a questi commenti più ironici, ce ne sono altri estremamente seri e tecnici che contestano le soluzioni presentate da Berlusconi ieri, in special modo l’idea di fornire credito illimitato ai paesi in difficoltà, intesa come pericolosa. E in merito all’uscita della Germania dall’euro, i lettori della FAZ scrivono che sarebbe meglio creare l’Europa a due velocità, con l’Euro del sud in cui metter dentro tutti i paesi dell’area PIIGS. C’è anche chi ricorda di un sondaggio, pubblicato dalla FAZ soltanto domenica scorsa, secondo il quale i tedeschi, nonostante la crisi, continuano ad avere fiducia nella moneta unica. Altri fanno notare che il “distinto Monti” non ha bisogno di questi slogan ed ha fatto molti di più in un anno che Berlusconi in venti. “Chi conosce l’Italia da molti anni, è già annoiato”, dicono. Ma secondo Gerhard Dunnhaupt, Berlusconi è d’accordo con Soros, il quale di recente ha dichiarato che è meglio per l’Europa che la Germania esca dall’unione monetaria. Karim scherza: “parole interessante, così anche la Germania deve dire meno male che Silvio c’è!”. Britta dice che “non vogliamo consigli da chi ha un partito travolto da scandali e corruzione”, “non fidatevi, il suo consiglio è avvelenato”. Certo, Berlusconi avrebbe potuto vendere “Villa Certosa Bunga Bunga” e il ricavato darlo a Mario Monti per aggiustare il bilancio pubblico. “Per settimane i consiglieri regionali del suo partito sono stati accusati di aver sottratto milioni di euro”, “torna a fare ciò che sai fare meglio, il Bunga-Bunga!”.

FAZ.net: e Draghi prese in ostaggio la politica fiscale

Credits Der Spiegel – il grafico mostra la differenza fra i Quantative Easing della Federal Reserve e i programmi LTRO della BCE.

Commenti duri sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Con un editoriale intitolato “Possono non pagare?”, sebbene il programma OMTs, Outright Monetary Transactions, sia posto all’interno di una procedura che prevede condizioni severe da sottoscrivere con un Memorandum of Understanding, il direttore di FAZ.net si chiede cosa potrebbe fare la BCE qualora un paese come l’Italia non rispettasse gli impegni. Letteralmente: “What will the ECB do when in Italy the often promised easing of employment protection does not arrive? Then sells them Italian bonds?”. Può vendere titoli di stato italiani? No, è la ovvia risposta. La BCE non avrebbe alcun potere per far rispettare i Memorandum. Ma è davvero così?

Non saprei dire quanto l’interpretazione dei falchi della FAZ.net sia intrisa di pressapochismo e quanto di ideologismo. Naturalmente l’intervento della BCE è condizionato alla richiesta del paese in difficoltà. Il Memorandum ne costituisce una sorta di “messa sotto tutela” o di commissariamento che – come nel Trattato ESM – viene perpetrato da parte di un organismo formato da rappresentanti dei governi, rappresentanti nominati, non eletti. Nel caso del Meccanismo Europeo di Stabilità veniva creato un board parallelo alla BCE per poter operare bypassando i divieti contenuti nei Trattati. Ma la minaccia del giudizio di incostituzionalità della Corte Federale tedesca ha indotto Draghi a muoversi ugualmente quasi spingendo la BCE verso un territorio non ancora tracciato da alcuna linea di regolamentazione giuridica, essendo quel territorio proprio di una banca federale. Se l’Euro è la moneta senza Stato, la BCE oggi è una banca federale senza alcuna federazione. Scrivono sulla FAZ: ora la politica monetaria ha messo sotto sequestro la politica fiscale, che è prerogativa dei governi nazionali, quindi della politica nazionale. Di fatto oggi Draghi è entrato su un “terreno di proprietà privata”.

Senza una Costituzione federale, senza un governo federale, un presidente e un parlamento democraticamente eletti, la costruzione europea tende a procedere enfatizzando il suo carattere tecnocratico. Il potere della BCE è diventato un potere di sostituzione, è di fatto un potere d’eccezione in uno stato d’eccezione (cfr. C. Schmidt) che straordinariamente è trasmigrato da una istituzione politica a una economica. Lo Stato d’eccezione è un vuoto giuridico, una sospensione del diritto paradossalmente legalizzata (G. Agamben, 2003). In questa eccezionalità, la BCE ha fatto dei “prigionieri politici”, o per meglio dire ha fatto i politici prigionieri.

The leaders of the south of the euro zone may be happy, they can continue to borrow at low interest rates and do not need to worry about investors. But the leaders of the North are satisfied, they can hide behind the ECB and do not bother about the Bundestag with the uncomfortable question but repeated increases in liability for Germany (FAZ.net).

Così noi del Sud possiamo essere felici. Possiamo finanziarci a tassi relativamente bassi senza dover fare assolutamente nulla. Ma anche i leader dei paesi del Nord sono felici, scrivono i tipi della FAZ. Perché ora si potranno tutti nascondere dietro l’ombra del potere della BCE e non preoccuparsi della frequentissima richiesta del Bundestag di prendersi maggior responsabilità in Europa. Sì, possiamo tutti vivere tranquilli, sotto il paternalistico autoproclamato governo della BCE.

Che poi è vero, un quantitative easing era l’unica strada possibile. Ma l’emergenza ha trasformato la BCE in un governo europeo. Un governo privato europeo.

FAZ.net: la strana idea di democrazia di Mario Monti

Sulla stampa tedesca le parole di Mario Monti, intervistato dallo Spiegel, rimbalzano come palline di gomma e forse hanno creato il fastidio che dovevano creare. Nell’intervista, Monti ha osservato che la crisi del debito è certamente un fattore di blocco per i paesi del sud Europa, che devono rifinanziarsi sui mercati ad un più alto prezzo e al contempo operare tagli e aumentare le tasse alimentando la spirale depressiva, mentre i paesi del nocciolo del Nord, Germania, Olanda, Finlandia, stanno beneficiando di tassi di interesse negativi: di fatto ricevono una sorta di sovvenzione. In merito, posso segnalarvi una interessante riflessione di Mario Seminerio su Phastidio.net: “esiste un errore di lettura di quanto sta accadendo in Eurozona in questi mesi e settimane, è quello che vuole che i rendimenti dei debiti sovrani siano rappresentativi di “premi” e “sanzioni” per comportamenti “viziosi” e “virtuosi” dei singoli paesi”. Detto in sintesi, la posizione del bund tedesco è una posizione di predominio, un vero e proprio trust; ha sbilanciato il mercato del debito e sta mettendo fuori gioco tutti i paesi ‘avversari’. Se ci pensate bene, il teatro dove ciò avviene è il mercato unico, il luogo dove ognuno dovrebbe avere pari opportunità. Invece c’è un paese che “guadagna” dalla crisi altrui. Il mercato unico non può che uscirne a pezzi, da questa crisi. L’interdipendenza fra i paesi è evidente e imprescindibile: pensare che la Germania possa continuare a godere dei tassi negativi è follia. La Germania non è “sola”. Attribuire allo Spread un valore etico è sciocco. E’ interesse della Germania che l’Italia, la Spagna, e persino la Grecia, possano tornare a finanziarsi sui mercati senza problemi. Non comprendere questo, significa negare l’esistenza di un qualsivoglia sistema economico europeo.

Ecco appunto che è necessario per i giornali tedeschi, e in particolar modo per la FAZ, bibbia della city di Francoforte e soprattutto voce dei falchi della Bundesbank, prendere posizione contro il “tracotante” Mario Monti. Così Werner Mussler inizialmente concorda con le parole del “sobrio e preciso” Monti, secondo il quale l’Euro rischia di essere un fattore di “disgregazione psicologica” dell’Unione Europea, però poi si dice “sorpreso” per le ricette del Professore contro la crisi. Sorpreso del fatto che Monti suggerisce all’Europa di migliorare la comunicazione delle decisioni sull’euro, “proprio Monti che ha rovinato l’accordo secondo cui il solo Van Rompuy possa parlare in pubblico delle decisioni dell’Eurogruppo” quando quella volta, quella dell’accordo di Bruxelles e della celebratissima (dai giornali italiani) vittoria di Mario, comparì nottetempo annunciando il risultato favorevole all’Italia del vertice. Grazie a quelle dichiarazioni estemporanee, Monti mise il cappello sull’accordo di Bruxelles, lasciando intendere di aver piegato le resistenze di Berlino sullo scudo anti-spread, resistenze che invece sono ancora tutte lì ed operano contro Draghi e il nuovo futuro – futuribile – Quantitative Easing della BCE.

Mussler ricorda anche che Monti si pregia all’estero di aver “educato” il riottoso Parlamento italiano. Esclama Mussler: che strana idea di democrazia ha il Professore! Davvero la rottura dell’Europa sarebbe più vicina se le decisioni sull’euro fossero lasciate ai soli Parlamenti? C’è quindi qualcuno che vuol salvare la moneta unica a qualsiasi costo, qualsiasi siano i danni collaterali, anche la privazione dei diritti dei parlamenti nazionali. Monti ha appena dato alla Corte Federale tedesca una ragione in più per credere alla incostituzionalità del Trattato ESM. Mussler ricorda che solo la via indicata da Jurgen Habermas, quella della unione politica, è adeguata a superare la crisi. Ma in questo aspetto i tedeschi somigliano molto ai politici italiani quando trattano sulla riforma della legge elettorale: prima pensano a cosa non vogliono, poi fissano nell’agenda politica l’obiettivo di una riforma radicale che anziché interessare la sola legge elettorale punta a modificare persino la forma di stato del paese. Un progetto irrealizzabile, sicuramente a breve termine, quindi ininfluente per risolvere i guai di oggi. Così l’idea tedesca di una unione federale europea. Serve solo ad evitare di coinvolgere il proprio paese nei salvataggi, a mantenere lo status quo dei bund a tassi negativi e dell’inflazione quasi a zero (il 2,5% è importato dai prodotti petroliferi). Serve a creare una narrazione artificiosa di sé, del proprio governo, come autenticamente europeista, quando invece si è portatori dell’interesse particolare della propria nazione.

Frattini: dall’allarme al ridicolo. Per i tedeschi siamo a un passo dal baratro

Il consiglio dei Ministri di oggi, 26/11/2010, è sfociato nel più puro degli allarmismi. Leggete cosa viene scritto nel comunicato ufficiale:

Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha riferito su vicende delicate che rappresentano il sintomo di strategie dirette a colpire l’immagine dell’Italia sulla scena internazionale. L’attacco a Finmeccanica, la diffusione ripetuta di immagini sui rifiuti di Napoli o sui crolli di Pompei, l’annunciata pubblicazione di rapporti riservati concernenti la politica degli Stati Uniti, con possibili ripercussioni negative anche per l’Italia, impongono fermezza e determinazione per difendere l’immagine nazionale e la tutela degli interessi economici e politici del Paese. Tale intento è stato unanimemente condiviso dal Consiglio (Governo.it).

Ma quale mente perigliosa può accorpare la vicenda Finmeccanica con Pompei e con i file segreti di Wikileaks? Per Di Pietro, Frattini avrebbe bevuto un bicchiere di troppo. Consigliato l’alcoltest prima di cominciare il consiglio dei Ministri. Puntale, dieci minuti fa, la smentita: non è vero, trattasi solo di scenari non correlati fra loro ma che possono portare danno al paese. Viene da domandarsi se non sia stato più dannoso quel comunicato che non tutto il quadro evocato dallo stesso Frattini.

Intanto, però, qualcuno all’estero pare osservare attentamente la crisi politica italiana. Trattasi del prestigioso Frankfurter Allgemeine Zeitung, la bibbia della city tedesca (Francoforte, appunto, cuore della Finanza tedesca, quella che conta di più in questo periodo). L’articolo di fondo di ieri era una profonda preoccupata analisi della crisi italiana: prima di tutto della crisi politica. Sì, perché il pesante debito italiano (1.845 miliardi, 150 in più della Germania) potrebbe diventare letale per l’euro qualora la crisi politica si rendesse irrisolvibile:

una crisi del debito italiano, se affrontata in modo dilettantesco, potrebbe scatenare un’enorme carica esplosiva per l’unione monetaria europea e per la stessa Ue, ma purtroppo l’Italia si avvicina a questa crisi, senza che i politici italiani se ne interessino (Il Fatto Quotidiano).

Ora che il debito italiano sia il secondo più alto d’Europa – sapete, lassù c’è l’inarrivabile Grecia – è cosa arcinota. Su Il Tempo scrivo che il trend di crescita del debito italiano rispetto a quello tedesco per il periodo 2007-2010 è lo stesso, ovvero +15.3%. Vero, ma l’Europa si sta confrontando con l’effetto domino dei mercati che trasferisco la paura del default da un paese all’altro dello scacchiere europeo. Sembra quasi una manovra preordinata, se non fosse del tutto irrazionale. Oggi, per esempio i mercati hanno cominciato ad attaccare il Portogallo e la Spagna:

Schizza a nuovi record il rischio default di Portogallo e Spagna. I credit default swaps (cds) sul debito dei Paesi iberici hanno raggiunto rispettivamente 507,5 punti e 320,5 punti, secondo i dati di Cma citati da Bloomberg.
A livelli record anche i cds sul debito dell’Irlanda a 599,5 punti e sulla Grecia a 988 punti. Sui mercati sono sempre piu’ incalzanti le voci secondo cui Lisbona chiedera’ l’aiuto finanziario della comunita’ internazionale per evitare un contagio della crisi alla Spagna (Ansa.it).

L’Unione Europea è messa a dura prova e forse i tedeschi non vogliono pagare per tutti. La cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble discuteranno con i partner la riforma del Patto europeo di stabilità e vogliono ‘costituzionalizzare’ il default fianaziario. Di fatto, si definiranno dei piani di ristrutturazione del debito dei paesi ritenuti inaffidabili. L’onere per salvare l’euro sarà cedere altre ulteriori fette di sovranità a un organismo, l’Unione, che in quanto a deficit deve mettere in conto la democrazia. L’Italia è nel club degli inetti – quei maledetti PIIGS – ed è tutta colpa della sua classe politica:

La paralisi politica potrebbe diventare pericolosa già nel 2011 poiché Silvio Berlusconi è debole, ma l’opposizione spaccata non è in grado di trarne profitto. Per evitare una nuova vittoria di Berlusconi, i suoi avversari puntano ad un ritorno al sistema proporzionale, in una parola alla palude degli Anni ’80 […] [si prevedono] scenari cupi per il futuro poiché il Paese è senza guida, incapace di prendere decisioni e ben lontano dal compiere le necessarie riforme […] è solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato […] a fallire è stata una generazione di politici, che con il bipolarismo voleva creare maggiore stabilità. Adesso è in marcia un nuovo tipo di condottiero di partito, che prende per arte di governo il clientelismo e i vuoti paroloni quotidiani. Questa gente blocca da anni con tatticismi quotidiani le riforme di lungo respiro […] il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza, troppa, come potrebbe dimostrarsi, se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell’Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto (Il Fatto, cit.).

A fallire è stata una generazione di politici che continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza che non esiste. Queste parole sono l’epitaffio non tanto al governo di Berlusconi, quanto alla politica italiana. Una visione tanto chiara e radicale nelle conclusioni che non è comparsa sui giornali italiani se non in piccoli trafiletti. Il Tempo ribalta addirittura la critica contro i tedeschi, rei di attaccare l’Italia solo “per il loro tornaconto”:

«È solo una questione di tempo» scriveil FAZ «su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato». Magari per riversarsi sui Bund tedeschi, che potranno così essere piazzati all’estero ad interessi sempre più bassi? Consentendo nel frattempo alle banche teutoniche, col paracadute di Stato, di investire sui paesi a rischio? Già, perché c’è una cosa che la Frankfurter si dimentica di ricordare: l’esposizione bancaria tedesca verso – facciamo un paese a caso – l’Irlanda. Al 31 marzo era di 205,8 miliardi di dollari. La seconda al mondo dopo la Gran Bretagna. Per la cronaca, quella delle banche italiane è di 28,6 (Il Tempo.it).

Nessuna traccia dell’analisi politica contenuta nell’articolo. Che invece non lascia scampo a detrologie.