Crisi di Governo | Napolitano anestetizza la Repubblica Parlamentare

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Tecnicamente, con la scelta di oggi pomeriggio di ammettere la prorogatio di Mario Monti, Giorgio Napolitano ha fatto la più grande riforma istituzionale di sempre: ha modificato la Forma di Governo. La crisi del parlamentarismo (che attanaglia il nostro paese da almeno dieci anni, come è evidente dalla trasformazione della pratica della decretazione d’urgenza in iniziativa legislativa preponderante) e l’impossibilità di formare un nuovo governo per via della fine del bipolarismo, ha creato le condizioni per cui il Capo dello Stato non è stato in grado di conferire un nuovo incarico con una base parlamentare certa.

La prorogatio, suggerita a Grillo dal professor Becchi e che inizialmente sembrava una boutade e conteneva (e continua a contenere) in sé medesima evidenti aspetti di incostituzionalità (il governo presieduto da Mario Monti è dimissionario, non è mai stato sfiduciato ma ha ricevuto la fiducia dal Parlamento nella scorsa legislatura e pertanto necessiterebbe di un passaggio parlamentare, anche solo per affrontare le iniziative legislative dettate dalle urgenze economiche), sospende il rapporto fiduciario fra esecutivo e legislativo producendo di fatto le condizioni proprie di una Repubblica Presidenziale. Infatti, solo nelle Repubbliche Presidenziali i governi non sono retti dal rapporto fiduciario e sono diretta emanazione del Presidente (che ad onor del vero è eletto con forme dirette o semi-dirette). Nel semipresidenzialismo francese il rapporto di fiducia è addirittura raddoppiato: il governo riceve il sostegno sia del Presidente, che ne ha deciso la composizione e ne revoca la nomina, sia del Parlamento, senza il quale il governo non può insediarsi.

Tutto ciò accade mentre il Presidente vede ridursi il proprio potere –  non può sciogliere le Camere – in quanto alla fine del suo mandato (cosiddetto semestre bianco).

Chi ha un minimo di conoscenza della Storia del Diritto Costituzionale, sa che queste derive della Costituzione materiale rispetto alla Costituzione formale sono l’anticamera di modifiche del dettato costituzionale. Così accadde in Francia, con il passaggio dalla Quarta alla Quinta Repubblica. De Gaulle approfittò della crisi algerina per imporre un nuovo governo in cui la figura del Presidente avesse molti più poteri che in precedenza. Prima venne la pratica del potere, poi vennero le modifiche costituzionali, infine il referendum popolare, che era assolutamente strumentale a fornire allo stravolgimento del parlamentarismo della Quarta Repubblica un quadro di legittimità che non aveva avuto.

Nel nostro caso, è fin troppo chiaro che Napolitano ha accettato giocoforza la soluzione della prorogatio, ma facendolo ha esercitato un potere nei confronti del Parlamento che costituzionalmente non è prescritto. Dovesse persistere questo stallo, la via della riforma presidenzialista è già stata imboccata. E forse si tratta di una strada senza ritorno.

Di Stefano (M5S), i Marò e l’appalto della Wass, società di Finmeccanica

Il deputato pentastellato Manlio di Stefano ha così detto dinanzi al presidente del Consiglio Mario Monti sulla vicenda dei Marò:

Senatore Monti, le sue valutazioni non possono essere sufficienti. Vogliamo nello specifico sapere se ci sono implicazioni tra la vicenda in questione e lo sblocco dell’accordo commerciale da 300 milioni di euro tra l’India e la WASS di Livorno, controllata da Finmeccanica, per la fornitura di siluri ad alta tecnologia (Resoconto lavori Camera dei deputati).

La Wass? Di Stefano ha avuto forse dei suggeritori poco attenti. La questione della fornitura dei missili prodotti dalla Wass di Livorno, società del gruppo Finmeccanica, è stata sbloccata in data 11 Marzo dietro il parere di un comitato interno al ministero della Difesa del governo indiano:

An internal committee of the DefenceMinistry has opined that there were no wrongdoings in the selection of Black Shark torpedoes being procured for the Indian Navy after irregularities were alleged in the process, LokSabha was informed today […] “The Special Technical Oversight Committee (STOC) has opined that the procurement has been progressed in accordance with the laid down procedures, in keeping with the provisions of the Request for Proposal and DPP-06 in transparent and fair manner. 

“The DAC has considered the STOC Report and accepted the same in September, 2012. Government has not taken a final decision on the procurement,” Defence Minister A K Antony told Lok Sabha in reply to a written query. 

Black Shark torpedoes, multi-purpose weapons designed to be launched from submarines or surface vessels, are produced by a Finmeccanica company called WASS. Finmeccanica is under the scanner for its alleged role in the VVIP chopper scam (Times of India).

In definitiva, il comitato speciale di supervisione tecnica (STOC) aveva rilevato che l’appalto è stato assegnato secondo le procedure stabilite, in linea con le disposizioni della Richiesta di Proposta, in modo equo e trasparente. Ma il governo indiano non aveva – ripeto, non aveva – preso ancora una decisione definitiva in merito. I marò erano in Italia ma Giulio Terzi non aveva ancora annunciato il rifiuto alla restituzione dei due militari alle autorità indiane che sta maturando in quelle ore ma su un binario che pare essere assolutamente slegato da questa vicenda. Fate attenzione alle date. L’undici Marzo non era ancora successo niente.

Indovina chi

vitoI 5S vogliono un governo a 5 Stelle. Sembra sia l’unica condizione per il voto di fiducia. Ma non hanno mai indicato un nome. Questo strano Indovina Chi, un nuovo gioco di società, ci costerà molto probabilmente qualche decina di miliardi di euro di manovra correttiva, non a Novembre ma già nel corso dell’estate. Che dite? Lo facciamo pagare ai correntisti – come Cipro – questo salatissimo conto? L’IMU e poi la TARES renderanno impossibile una inversione di tendenza per quanto concerne il prodotto interno lordo. I pagamenti alle PMI da parte delle Pubblica Amministrazione, nella formula proposta dal Ministro Grilli, il pacchetto 20+20 miliardi in due anni, rischia di essere insostenibile non tanto per il deficit/pil quanto per il debito/pil (che si candiderebbe a sforare quota 130%). Non aggiungo una parola sulle risorse da disporre per la Cassa Integrazione.

Questo fosco quadro macroeconomico dovrebbe già da solo spingere gli onorevoli cittadini, e gli onorevoli e basta, a cercare un accordo quanto prima. Il giochetto è finito. Domani Bersani salirà al Colle con un nì (Scelta Civica), un no condizionato (Pdl e Lega), un no senza condizioni (ma ritrattabili a mezzo Facebook – M5S). Un magro bottino. Si parla di una delegazione pentastellata molto agitata, soprattutto per la gestione Crimi-Lombardi. La capogruppo alla Camera non gode di buona reputazione. Il video pubblicato ieri sul blog del Capo Comico, nel quale la cittadina deputata spiegava come il progetto di Grilli di pagamento dei debiti della PA fosse un regalo alle banche – una svista terribile se pensate che molte imprese hanno ceduto i propri crediti alle banche semplicemente per renderli esigibili e il loro pagamento non farebbe altro che estinguere la posizione debitoria per la quale lo Stato sta anche ora maturando interessi passivi – è semplicemente ridicolo e imbarazzante. Ha mostrato tutta la sua impreparazione e – se volete – pure l’incapacità dei Responsabili della Comunicazione – specie il cupo blogger Messora – di preparare un discorso decente per una tematica così delicata e complessa.

Non credo ci siano altri margini di manovra. L’insulto del Capo Comico è la pietra tombale ad una eventuale maggioranza PD-M5S. Non ci sono piani C, a meno di causare scissioni improbabili. Si va al buio, e io sono d’accordo così. Bersani andrà al Senato a forzare la mano (il piano K, che significa kamikaze). Aspettando Sam?

M5S e il finto scandalo dell’Allegato A della Delibera Salvatrombati

L’ennesimo cortocircuito parainformativo spinge numerosi deputati pentastellati a gridare al lupo al lupo e allo spreco di denaro pubblico. L’innesco è partito qualche giorno fa, quando i 5 Stelle hanno avviato la procedura di selezione tramite curriculum di personale da impiegare per le attività legislative. Grande trasparenza, spiega Crimi. E viene scoperto, parallelamente, un elenco di nomi, una specie di lista di coscrizione dalla quale spuntano nomi dei soliti noti, e dei parenti dei soliti noti. Eccolo, il mangia-mangia. Siamo talmente abituati allo schema argomentativo che quasi siamo spinti ad accettare tutto ciò. Lo scandalo, lo sapevamo, bravi i 5 Stelle che lo hanno scoperto per noi.

L’effetto boomerang fa gola, se non altro perché porta traffico e visibilità. L’Ultimaparola, programma tv di Raidue, manda una inviata davanti a Montecitorio ad intervistare la fonte primaria della scoperta dello scandalo, l’onorevole cittadina Laura Castelli (M5S). Era il 22 Marzo scorso. Due giorni dopo, Il Sole 24 Ore spiega che i 5 Stelle sono al palo nell’attività legislativa. Si contano un paio di interrogazioni, nulla di più. Ieri, tale Zaccagnini Adriano, altro deputato a 5 Stelle, quello che fu beccato a mangiare alla Buvette, un ingenuo che si è ‘sbagliato’ poiché non sapeva che alla Buvette si pagasse solo 15 euro un servizio dal costo reale di 80-90, ha spiegato che i 5 Stelle non fanno leggi perché “non hanno personale adeguato”. Così scrive su Facebook:

Vi spiegherò per filo e per segno perchè non abbiamo il personale adeguato per espletare le nostre attività. In particolare la presentazione delle proposte di legge ci è stata difficile senza adeguato personale legislativo. Personale che gli altri partiti hanno. A noi spetta un contributo di 4,2 ml euro. Ce lo decurteranno fino a farci rimanere con poco meno di 1 ml, se non assumiamo il nostro personale legislativo (drafting) e amministrativo da due liste che alla Camera si chiamano….rullo di tamburi…..: Allegato A e Allegato B Delibera2012. Roba da pazzi. Senza alcun Concorso Pubblico, ma con l’amicizia dei politici, da anni persone di infima provenienza sono state mescolate ad altre di grande professionalità in queste due liste. Nell’allegato A ci sono persone stabilizzate, ovvero hanno garantito il reddito a prescindere se li assumiamo o meno, se fossero professionisti forse nulla da eccepire, dato che alcuni sono veramente dei fenomeni, ma il punto è che a noi ci decurtano 65000 euro a persona per ognuna delle 17 persone che dovremmo obbligatoriamente assumere da questa lista di poco più di 100 persone. Più il 25% del Contributo Unico! Roba da pazzi! O assumi la gente delle liste, che non puoi contattare,o ti tolgono il contributo per il personale! Quindi essendo queste liste di nomi senza telefoni nè corredati di curricula siamo all’oscuro di chi sono e di come assumerli. Stiamo denunciando tutto da giorni, ma i giornalai parlano d’altro. Dov’è il sacro giornalismo d’inchiesta. O meglio gli organi di libera e consapevole informazione?? L’allegato B invece è composto da persone non stabilizzate, circa 500, anch’esse sono solo una lista di nomi (con anche parlamentari rieletti), senza contatti nè curricula. Liste di nomi di amici e parenti, ma anche di professionisti, un macello creato dai partiti del potere e dal Palazzo della Camera, che ha autonomia finanziaria e che è forse una parte della Casta quanto le lobby che governano attraverso i politici dei partiti la situazione del paese, dalla mia impressione a primo impatto in queste settimane (cfr. Termometro Politico).

Oggi, una testata web come Net1News, realizzata da un paragiornalismo molto amatoriale, riprende la notizia, specie il video de L’Ultima Parola, e la trasforma in un grande scoop per cui la normalissima delibera del Dicembre 2012 diventa una mostruosa ‘delibera salvatrombati’. Quelli dello staff di Grillo devono essersi fregati le mani, et voilà, il falso scoop viene riabbellito per diventare colonna destra sul prestigioso blog del Capo Comico con il titolo leggermente fuorviante ‘Rosy Bindi non sa niente‘, la quale risulta colpevole soltanto di esser parte di quell’Ufficio di Presidenza che ha approvato la delibera salvatrombati. Vi rammento che sinora nessuno ha spiegato cos’è questa famosa Delibera 2012. Nessuno ha mostrato di aver letto gli atti parlamentari.

Vi rassicuro. L’ho fatto io. Ed ora vi presento il documento. Tranquilli, è innocuo.

Bollettino degli organi collegiali n. 47 – Dicembre 2012  UP_dicembre2012

Leggete da pagina 43. La delibera fu adottata al fine di dare attuazione alla riforma dell’articolo 15 del Regolamento della Camera. La nuova disciplina unifica i contributi elargiti ai gruppi parlamentari e in sostanza ne obbliga la destinazione alla assunzione di personale per il servizio di revisione dei progetti di legge. Lo stesso Zaccagnini parla di drafting. Il drafting parlamentare è quell’attività necessaria affinché i provvedimenti legislativi posti in discussione rispondano a precisi requisiti di forma e di contenuto (devono per esempio essere congrui in termini di legittimità costituzionale). La preoccupazione dell’Ufficio di Presidenza, presieduto da Gianfranco Fini, era quello di dare continuità a tale modalità anche in attuazione dell’art. 16 del medesimo Regolamento, nel quale viene disposto che l’Ufficio di Presidenza organizzi un apposito comitato che effettua questa tipologia di controllo preventivo per gli atti legislativi presentati in commissione.

La situazione precedente alla modifica regolamentare prevedeva invece una selva di contributi che i gruppi impiegavano a loro piacimento. La Presidenza Fini attuò questa modifica molto probabilmente in seguito agli scandali Batman Fiorito e dei consiglieri regionali lombardi (ricordate il Trota?).

Ecco perchè è improprio e fuorviante parlare di scandalo. Vi ricordo una massima giornalistica spesso disattesa: verificate le fonti. Con Google, parole chiave: “deliberazione dicembre 2012 ufficio presidenza camera”.

http://www.osservatoriosullefonti.it/interna-corporis-degli-organi-costituzionali/approvate-le-deliberazioni-dellufficio-di-presidenza-della-camera-in-attuazione-delle-nuove-norme-regolamentari-sui-gruppi

A scanso di equivoci. Questo l’articolo 3 della suddetta Delibera.

ART. 3.
(Vincoli di destinazione del contributo).
1. I Gruppi e le componenti politiche destinano il contributo erogato dalla Camera esclusivamente alla copertura delle
spese direttamente connesse allo svolgimento dell’attività parlamentare.
2. In particolare, i Gruppi e le componenti politiche impiegano il contributo di cui all’articolo 1 per:
a) l’acquisto di beni necessari al funzionamento dei propri organi e delle proprie strutture;
b) la remunerazione di servizi necessari al funzionamento dei propri organi e delle proprie strutture, con particolare riferimento a quelli di studio, editoria e comunicazione finalizzati allo svolgimento, alla divulgazione o alla promozione di iniziative assunte nell’esercizio dell’attività parlamentare;
c) il pagamento delle retribuzioni del personale dipendente, secondo le modalità indicate agli articoli 4, 5 e 6;
d) l’erogazione di indennità e di rimborsi ai deputati appartenenti al Gruppo, ove previste dai rispettivi statuti e secondo le modalità ivi stabilite.

La finalità della Delibera era quella di disciplinare l’uso dei contributi ai gruppi parlamentari, vincolandone l’impiego alle sole attività istituzionali, quindi anche – e soprattutto –  a quella del drafting parlamentare. La disciplina è stata talmente irrigidita che l’Ufficio di Presidenza (UP) ha vincolato buona parte dei fondi all’assunzione di personale direttamente indicato dall’Ufficio di Presidenza medesimo. Le due liste sono costituite sulla base di una precedente deliberazione dell’UP n. 79 del 1993.  Chi si sottraesse a questo obbligo, e quindi decidesse di destinare i fondi ad altra finalità, viene sanzionato con una riduzione del fondo (Art. 4, c. 3:”Al Gruppo che non assuma i dipendenti di cui al comma 1, nel numero determinato dal Collegio dei Questori ai sensi del comma 2, il contributo è ridotto in misura pari a euro 65.000,00 su base annua per ciascun dipendente non assunto”). La norma, che costituisce il vulnus secondo i 5 Stelle, in realtà è necessaria poiché altrimenti i gruppi parlamentari hanno troppa libertà di gestione ed anziché assumere un numero congruo di assistenti, dispongono le somme per finalità assolutamente personali.

Inoltre, gli elenchi di cui agli Allegati A e B sono a tutti gli effetti elenchi di personale dipendente: così recita l’articolo 4 comma7:

Ai fini di cui al comma 6, entro il 1o dicembre di ogni anno i Presidenti dei Gruppi trasmettono al Collegio dei Questori l’elenco dei dipendenti di cui al presente articolo per i quali sussista un rapporto di lavoro con il Gruppo in corso di validità.

Per approfondire:

il nuovo capogruppo in un colpo solo ha dimostrato due cose: la prima è che il suo predecessore Cicchitto aveva esagerato con le assunzioni, visto che a fronte di un ridimensionamento dei deputati di un terzo Brunetta ha ridotto il personale a loro supporto del 65%; la seconda è che il capogruppo può assumere chi vuole e gestire quel patrimonio in modo discrezionale tanto che l’ex ministro pare abbia assunto quattro segretarie dalla sua «Free Foundation».(Corriere.it).

[aggiornato 26/03/13]

Giustificare il dissenso

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Secondo Marco Revelli la forma partito che conosciamo è in profonda trasformazione. I partiti non sono sempre esistiti e, a seconda del sistema politico, possiamo trovare partiti cosiddetti pesanti e partiti meno strutturati, in cui formule più o meno codificate presiedono alla selezione della leadership. Per Revelli, il partito pesante è in crisi poiché è in crisi il sistema della fiducia che regge il rapporto governati-governanti. In questo scenario, colloca il partito a 5 Stelle, fatto senz’altro di una miscela di populismo e carisma del Capo.

Il partito a 5 Stelle è liquido innanzitutto perché non ha regole né strutture. Dice bene Stefano Feltri, oggi su il Fatto Q:

se io chiedo qualcosa a un deputato del Movimento 5 stelle, quello di solito risponde citando “Beppe” oppure dice che decide la Rete o cose così. Non c’è altra informazione ufficiale che non i post del leader. E, non essendoci alcun processo decisionale esplicito, è impossibile avere informazioni se non dal sito (blog di Feltri su il Fatto Q).

L’assenza di procedure e di regole per la discussione e la deliberazione (non tanto dei gruppi parlamentari quanto degli stessi iscritti e militanti) renderebbe ingestibile qualsiasi forma di dissenso interno, figurarsi quel che accade nel caso di dissenso proveniente dalla base elettorale. Quest’ultima – avendo il massimo grado di ‘liquidità’ – è subito pronta a voltare le spalle. A lamentarsi, a non capire una scelta che non li ha coinvolti. Se da un lato una disciplina di partito è pressoché impossibile, dall’altro la narrazione Casta-Popolo viene a infrangersi sulla poliedricità di opinioni che dal Popolo sgorga come una fontana. Così, se si prospetta di una fronda di venti senatori pentastellati carichi di dubbi sulla strategia delle ‘alleanze con nessuno’, il blog-organo ufficiale viene sovraccaricato di messaggi a favore del governo con il PD. Grillo da un lato deve spaventare deputati e senatori agitando il pugno della espulsione e della messa all’Indice dei Traditori dei 5 Stelle; dall’altro deve impiegare mezz’ora del suo tempo per scrivere un post in cui suggerisce l’idea che tutto il dissenso ricevuto in forma di commento sul blog altro non è che il frutto di una strategia di quei soloni della Casta, i quali sono pronti a tutto pur di dividere il granitico 5 Stelle, anche costruire migliaia di utenti bot e falsi nickname.

Grillo, nel più classico dei partiti carismatici, è obbligato a negare il dissenso. Non c’è altra opinione se non quella del capo e pertanto tutto ciò che si disallinea è tradimento o opera del nemico. In questa evoluzione che molti credono di vedere, in realtà si celano tutti i mali dei sistemi politici occidentali quando le forme e le regole non sono scritte – e non sono democratiche perché negano l’alterità – ma promanano dalla suprema fonte che è la volontà del Capo Kaiser Duce. Forse ha ragione Revelli quando dice che in questa crisi è forte la tendenza ad “una rifeudalizzazione delle nostre società in un crepuscolo delle forme statali forti”.

Più che di antipolitica, ci troviamo spesso di fronte a forme nuove di pratica politica in un contesto di democrazia mutato, proprio perché non più mediato dai partiti. Smetterei di usare il termine in modo spregiativo, perché rischiamo di non capire nulla rispetto ai processi in atto. Subpolitica è invece un concetto introdotto da Ulrich Beck, non per sminuire il valore di quest’altra politica, ma per sottolinearne il carattere basilare. [..]

Diciamocelo sinceramente, se vogliamo andare al di là degli aspetti della cronaca e della statistica, dobbiamo ammettere che la crisi dei partiti si inserisce in una più generale crisi dell’Occidente, che è poi crisi del nostro stile di vita. Crisi epocale che attraversa tutti i livelli, arrivando persino a lambire persino la Chiesa. Una crisi che – mi e vi chiedo – non ha forse a che fare con questo cedimento strutturale dei meccanismi di produzione di senso condiviso? Si sono inceppati i meccanismi di produzione di un noi,  nel passaggio dalla solitudine di un “io” a alla condivisione di un “noi”. Un’apocalisse del senso che rende vuoti tutti i troni, da quelli secolari fino a quelli spirituali. I luoghi si sono dissolti nei flussi. È un horror vacui, quello che ci coglie. Proprio perché si avverte che la rottura di questi meccanismi di produzione di un senso condiviso ricade in termini di una conflittualità molecolare. Non ci sono più conflitti che organizzano il campo, ma una diffusa competitività aggressiva che rende inoperanti tutti i meccanismi di decisione collettiva e ha colpito, in particolare, i partiti. Ma non solo i partiti. Non è diverso per i sindacati, non è diverso per le imprese e non è diverso per la Chiesa (Democrazia senza partiti, Communitas, 24/03/13).

Le accuse di Travaglio a Grasso smontate una ad una.

[In fondo a Sinistra - Il Blog]

images (1)Ho letto un po di carte, fatto delle ricerche. Quanto pensavo stamattina su Marco Travagliolo confermo: “…che ormai costruisce congetture e dietrologie sulle sue stesse congetture e dietrologie”. Non voglio difendere nessuno ( figurati se Pietro Grasso avesse bisogno della di me), ma per chiarezza.

Ieri, durante la telefonata di Grasso, sembravi un ragazzo tredicenne che era stato appena scoperto dalla mamma mentre si masturbava. In ogni caso:

1) Grasso non ha rifiutato di firmare l’atto di appello per Andreotti. Il Codice di procedura Penale prevede che i sostituti possano agire in completa autonomia, rendendo non necessario il permesso del Procuratore. In più Grasso lesse gli atti, e personalmente (e pubblicamente) condivise le motivazioni dei suoi sostituti. In occasione del processo Andreotti d’Appello chiese e ottenne il permesso di far aprire un sito web per inserire i dati del procedimento per tenere informata la gente sull’operato della Procura…

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M5S, cittadini eletti per non contare nulla

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L’arroccamento è una strategia molto utile per non cambiare nulla di questo paese. Questo sta facendo il Movimento 5 Stelle, ispirato dal Comico Supremo. Grillo pretende l’incarico – per sé o per qualcuno dei suoi – altrimenti chiede le presidenze di Copasir e della Vigilanza Rai. Roberta Lombardi ha criticato oggi l’atteggiamento degli altri partiti che, a suo dire, non avrebbe loro consentito di ottenere alcuna rappresentanza nelle Istituzioni. Hanno imbastito tutto un discorso circa il loro ingresso nella stanza dei bottoni, quella dei Questori della Camera. Devono votare i nostri questori, si sente ripetere dai loro banchi, ma noi mai per loro. E’ una formula comoda e comica insieme. Non sanno cosa significhi minimamente il lavoro in una Assemblea Rappresentativa sebbene abbiano a conforto l’esperienza siciliana.

A me pare che questa soluzione, andare da Napolitano e rivendicare un primato che non hanno, suggerire un mandato a 5 Stelle senza per questo riuscire a indicare un nome, significhi una cosa sola: i 5S hanno l’intenzione di sottrarsi alla possibilità di contare davvero nell’azione di governo nonché quella di venire marginalizzati in una opposizione sterile e ancorché priva di contenuti altri rispetto alla retorica anticasta. I 5S hanno riproposto i venti punti, venti punti assolutamente insufficienti a governare la crisi di questo paese. Intrisi di aspetti di riduzione della spesa per la politica, lì si fermano, rimanendo nella marginalità senza affrontare il nodo principale, ovvero la crescita e l’occupazione.

Laura Boldrini e Pietro Grasso oggi si sono ridotti lo stipendio del 50%. Guadagneranno meno dei deputati e dei senatori a 5 Stelle, i quali non sono riusciti sinora a scendere sotto gli undicimila euro. Con un po’ di buona volontà, il tema dei privilegi di Casta può essere prosciugato nell’arco di poche settimane. Alcuni diranno che i 5S cambiano la Politica già soltanto con la loro presenza. E’ vero, ma non è tutto. Un mandato politico come quello che i 5S hanno ricevuto non può esaurirsi in un mero presenzialismo. I loro colleghi all’Assemblea Regionale Siciliana, partecipano ai lavori della maggioranza, hanno il record di interpellanze e interrogazioni. Fanno vita parlamentare, senza rivendicare poltrone. Su Cancelleri mi devo ricredere: ha mostrato sinora di essere capace di condurre il gioco con il presidente Crocetta, di saper tenere a bada i suoi, di saper definire una linea politica senza necessità dell’intervento del Comico Supremo. Crimi e Lombardi sono distanti in maniera siderale da questo modello. Non sanno parlare con i giornalisti, non sono in grado di tenere insieme i gruppi parlamentari né di condurre le riunioni deliberative. Hanno già fatto magre figure per mezze battute o frasi malamente espresse in circostanze evitabili. Ma quel che più conta è quanto segue: non sono riusciti a mantenere una linea di indipendenza dal vertice, auto-costituitosi tale, del M5S. La foto di Crimi e Lombardi sottobraccio a Grillo sulla porta del Quirinale rende bene l’idea di due capitati lì per caso, che non sono in grado di far nulla di propria volontà, che nemmeno possono star in piedi da soli.

Conflitto di interessi, analisi della proposta del PD

berlusconi_occhiale

In una discussione avuta su Twitter oggi mi è stato ricordato che il PD non ha alcuna volontà di cambiare, che sta organizzando un papocchio con Berlusconi, eccetera. Qui un sunto:

http://twitter.com/DanteofSparda/status/313593534664044544

D’altronde non mi è mai effettivamente chiaro se i vari commentatori sul web che parteggiano per i 5 Stelle abbiano la cura di verificare quel che dicono. Nella fattispecie, è stato fatto riferimento alla critica di Marco Travaglio – durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico – agli otto punti proposti durante la Direzione Nazionale del PD circa dieci giorni fa. Travaglio critica pesantemente tutti gli otto punti ma si concentra, con il consueto acuminato linguaggio, che la proposta del PD riprenderebbe la legge del 2006 la quale, a sua volta, prevedeva che «il conflitto di interesse se sei parlamentare non esiste. Inizia ad esistere se vai al governo. Che significa? Che se Berlusconi rimane capogruppo può tenersi tutte le televisioni che vuole».

Travaglio commentava una proposta che non era ancora stata presentata. E’ vero che era stata annunciata l’intenzione di voler riprendere parte del progetto di legge approvato dalla I Commissione della Camera dei deputati l’11 maggio 2007 (http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Ddliter/26112.htm).

Proprio oggi sul sito del Partito Democratico sono state pubblicate due proposte di legge correlate fra di loro che sono il frutto della sintesi del progetto di legge del 2007 e della proposta Elia-Onida-Cheli-Bassanini e altri (www.astrid.eu/ASTRID-La-disciplina-del-conflitto-d-interessi.pdf). Si tratta di un doppio disegno di legge che regola i casi di conflitto di interesse nonché i casi di ineleggibilità e incompatibilità.

La critica di Travaglio si fonda sull’assunto che il dispositivo di legge entrerebbe in funzione solo nel caso di attribuzione di cariche di governo mentre non accadrebbe nulla nel caso in cui Berlusconi rimarrebbe semplice ‘capogruppo’. Ma tale critica parrebbe infondata poiché il PD avrebbe previsto di inserire una sorta di filtro preventivo nella clausola di ineleggibilità e incompatibilità cosiddette ‘di affari’:

II) Irrigidimento delle previsioni in materia di ineleggibilità e incompatibilità “di affari”
Si stabilisce che, nel caso di soggetti legati allo Stato, alle Regioni o agli enti locali da particolari rapporti concessori o di finanziamento, l’ineleggibilità (o incompatibilità) opera anche indipendentemente dalla qualità formale di concessionario, ovvero dalla carica sociale rivestita dal soggetto interessato, dovendosi guardare anche al dato sostanziale della proprietà o del controllo della società o dell’impresa interessata (https://s3.amazonaws.com/PDS3/allegati/incompatibilita_incandidabilita.pdf).

Tale norma supererebbe i limiti della vecchia norma del 1957 (DPR. 30 Marzo 1957, n. 361) secondo la quale non sono eleggibili:

1) coloro che, in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o l’autorizzazione è sottoposta […].

Naturalmente la questione della ineleggibilità di Berlusconi fu posta sin dal lontano 1994 e all’epoca la Giunta per le Elezioni accettò la formula secondo la quale Berlusconi non aveva responsabilità diretta della gestione dell’impresa che era invece già stata conferita a Fedele Confalonieri. Berlusconi, in quanto mero proprietario, fu escluso dall’applicazione di quella norma. Una questione di lana caprina, di giuridichese stretto. Quello fu l’errore storico che si è protratto sinora. La correzione proposta dal Partito Democratico rende la norma di ineleggibilità definitivamente efficace. Andrebbe letta e votata domani, senza indugio alcuno.

Resto dell’idea quindi che i due provvedimenti siano una buona base di partenza e chi sostiene l’idea dell’inciucio Pdl-PDmenoL dovrebbe iniziare a leggerli e a studiarli seriamente. Capito, DanteofSparda? Ecco, questa è una delle ragioni per cui il M5S dovrebbe rivedere le sue posizioni sulla formazione del nuovo governo.

Il salvataggio di Cipro innesca la nuova crisi dell’Euro?

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Ecofin e FMI salvano Cipro dalla bancarotta con 10 miliardi di Euro condizionati all’approvazione di una nuova tassa una tantum applicata come prelievo forzoso direttamente sui conti correnti delle banche del paese. Si tratta del 9.90% per quei depositi che superano i 100 mila euro e del 6.75% per tutti gli altri conti. La corsa agli sportelli era già cominciata venerdì ma il governo ha disposto la chiusura delle banche fino a martedì. I correntisti potranno ritirare tutti i soldi, a parte il 10% sottoposto a tassazione.

Stando alle informazioni che circolano oggi sui social network, la Banca nazionale Greca avrebbe inviato a Cipro un aiuto di 4/5 miliardi di euro per fronteggiare l’assalto agli sportelli.

http://twitter.com/FGoria/status/313282765040803840

Londra ha annunciato oggi di essere pronta a fornire aiuto ai cittadini inglesi presenti sul territorio cipriota – si tratta soprattutto di militari:

George Osborne: “Quel che posso dire della situazione di Cipro è prima di tutto che non faremo parte del piano di salvataggio, perché David Cameron ci ha chiamati fuori su questi euro-salvataggi quando è diventato primo ministro.

“In secondo luogo, le banche cipriote in Gran Bretagna non saranno escluse da questa tassa sulle banche. Si tratta di una situazione molto difficile per le persone che vivono a Cipro.

“Ma io posso dire che per le persone che servono nella nostra missione militare e per i civili al servizio del nostro governo a Cipro – là abbiamo basi militari – ci accingiamo a rimborsare questa tassa. Le persone che stanno facendo il loro dovere per il nostro paese a Cipro saranno protette da questa imposta cipriota” (Guardian.com).

La nuova tassazione, per essere effettiva, necessita del voto del Parlamento cipriota. Ma su tale provvedimento non sembra esserci comune concordia nelle forze politiche tanto che il voto è stato posticipato a domani:

Schulz, presidente del Parlamento europe, viste e considerate le difficoltà nell’approvare tale durissima imposizione, propone di mettere un tetto alla tassazione, che a suo avviso non deve essere più di 25.000 euro:

L’accordo con le istituzioni europee (Ecofin) e il Fondo Monetario Internazionale prevede anche l’aumento delle imposte sulle imprese di un punto percentuale nonché una ristrutturazione bancaria. Ma se Cipro non vota il pacchetto di provvedimenti, rischia di uscire dall’Euro, con pesanti ripercussioni su tutto il sistema:

Questa pratica, la tassazione una tantum sui conti correnti, potrebbe divenire uno standard nelle operazioni di salvataggio dell’Eurozona. Il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem, non lo esclude:

Intanto c’è preoccupazione per l’ordine pubblico a Nicosia:

M5S, stalking contro chi ha votato Grasso

Leggo dalla bacheca di Francesco Campanella, uno dei tredici senatori a 5 Stelle che ha votato Grasso nella quarta votazione di ieri permettendone l’insediamento sullo scranno più alto di Palazzo Madama:

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ImmagineImmagineImmagine Al di là dei contenuti espressi, alcuni dei quali risibili, questi commenti sono lo specchio del clima che aleggia intorno al Movimento. Chi vota diversamente dalla linea ufficiale è un traditore e deve mettersi da parte. Come un sol uomo, tutta questa pletora di commentatori si dirige sui social network, sulle bacheche dei soggetti da bersagliare e quindi a ripetizione, come un mantra, iniziano lo stillicidio di minacce, insulti e improperi vari. La falsariga è sempre quella: ti sei venduto, sei come loro, ti fai gli affari tuoi e intanto intaschi lo stipendio e via di seguito. Questo è il frutto dello Tsunami tour, della semina d’odio verso la Casta. Anni a inculcare il teorema, loro tutti uguali, Noi (il popolo) gli unici diversi, ed ora non appena si tratta di appoggiare una scelta di buon senso fatta dagli Altri, il Movimento rigetta l’odio verso sé stesso. L’impossibilità di ammettere che esistono persone, deputati e senatori appartenenti al quadro partitico tradizionale, orientate onestamente al cambiamento, costituirà la fine del Movimento.

http://www.facebook.com/FrancescoCampanella5Stelle

La confusione di Vito Crimi

E di tutto il Movimento. Non sono riusciti a spiegare innanzitutto a sé stessi che il voto ai presidenti di Camera e Senato non significa giocoforza essere scesi a compromessi con il sistema. Funziona così: le aule assembleari hanno dei presidenti che ne governano i lavori. Nulla di drammatico. Sono figure istituzionali di alto profilo e richiedono persone e caratteri di alto profilo. Il Partito Democratico ha compiuto una svolta per loro inaspettata. Sarà un caso, ma lo scranno dei segretarissimi ha avuto i suoi benefici effetti.

Crimi ha dapprima affermato, dinanzi ai cronisti, che il M5S avrebbe sostenuto la sua precedente deliberazione, ovvero il voto per Luis Orelliana. Dopo il voto ha lamentato la pratica di PD-Sel di aver calpestato la norma consuetudinaria di spartizione bipartisan della seconda e terza carica dello Stato. Si sono accaparrati le istituzioni. I 5 Stelle, che sono profondamente contrari a qualsiasi sorta di inciucio, lamentano la prepotenza della ‘maggioranza’ (ma quale?) che avrebbe calpestato l’opposizione. Veramente Crimi ritiene necessaria questa norma non scritta, che è pura cortesia istituzionale e per giunta un po’ desueta? Come ben ricorda il capogruppo al Senato, fu Berlusconi a rompere con questa prassi e da allora chi vince le elezioni ha sempre imposto lo spoil system sulle presidenze di Montecitorio e di Palazzo Madama.

Se Crimi preferiva il rispetto di tale antica spartizione, avrebbe potuto invitare i suoi senatori a votare per il candidato dell’opposizione. Schifani.

Emblematica questa successione di video:

Ho scelto un posto a caso, lo scranno del Segretario

@civati: Ho scelto un posto a caso e dietro di me si sono seduti Bersani e Franceschini. Mi dovrò comportare bene… #opencamera

Comincia così la diciassettesima, pardon, XVII Legislatura. Qualcosa che si annuncia indimenticabile. Nell’arco di due file trovi nientemeno che il primo vice-segretario nonché secondo segretario del Partito Democratico, Dario Franceschini, capogruppo uscente, se così si può dire. Di fianco a lui l’attuale segretario del PD, Pierluigi Bersani, il cui mandato arriverà a naturale scadenza entro breve, brevissimo, ahi lui.
Pensi forse che le cose non siano affatto cambiate, quaggiù, a parte ‘quelli del loggione’, i 5 Stelle, confinati nelle file estreme, in postazioni che ricordano quelle dei Radicali (per dire che non hanno alcun futuro, i cosiddetti pontieri).

Il nuovo. Dov’è il nuovo? A insidiare i ritratti – e le strategie? – dei segretarissimi (il barbuto è anche in pole per una elezione a presidente della Camera), due ragazzi, due passisti scalatori, tanto per usare una ciclistica. Antonio Decaro e Giuseppe Civati. Oramai è chiaro, i due fanno squadra (e spogliatoio).

@orfini @civati @ivanscalfarotto nn perdete dignità no inciuci votate per vs giovani nuovi.Farlo x il futuro sto giro è andata.Disobbedite.

Qualcuno suggerisce soluzioni ‘a sorpresa’.

@civati per spezzare con gli ultimi 60 anni consiglio #Andreotti #opencamera Fri, Mar 15 2013 12:33:21
Domani il mantra ‘bianca, bianca, bianca, Fico, bianca’ sarà finalmente finito. Non per lui, ovviamente.

Roberto Fico alla buvette. I colleghi lo sfottono: “presidente, quanto zucchero?” #opencamera Fri, Mar 15 2013 03:38:12

Francisco I come Francisco Jales (e Orlando Yorio)?

bergoglio

Jorge Mario Bergoglio è papa Francesco I. Ha settantasette anni, troppi per non aver potuto avere un ruolo nella Chiesa argentina durante la dittatura di Jorge Rafael Videla, fra il 1976 e il 1981. Non è retroscenismo o complottismo. La storia è stata scritta da un giornalista, Horacio Verbitsky, in un libro dal titolo L’isola del silenzio – Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, Fandango Libri, collana Documenti.

Vi rimando all’ampia trattazione in rete. Qui riporto due fonti, una del 2006 e l’altra, più recente, del 2011. In una di esse si racconta molto sommariamente la storia di due preti gesuiti, che disobbedirono alla Chiesa e continuarono ad aiutare i poveri nelle barrios, sorta di ghetti di Buenos Aires, e che per questa ragione furono denunciati ai militari golpisti. Uno di essi si chiamava Francisco.

Gli oscuri legami tra i militari e la «chiesa nera» di Bergoglio

HORACIO VERBITSKY – Il Manifesto, 24 marzo 2006

La prima edizione di questo libro, alla quale ho lavorato per oltre quindici anni, è andata in stampa a Buenos Aires nel febbraio del 2005, quando a Roma era ricoverato in ospedale papa Giovanni Paolo II, che poi morì il 2 aprile. Secondo i quotidiani italiani, il cardinale argentino Jorge Bergoglio fu l’unico serio avversario del tedesco Joseph Ratzinger, che venne eletto il 19 aprile e assunse il nome di Benedetto XVI. In quegli stessi giorni, il vescovo castrense di Buenos Aires disse che il ministro argentino della salute meritava di essere gettato in mare con una pietra da mulino al collo per aver distribuito preservativi ed essersi espresso a favore della depenalizzazione dell’aborto.(…) Quando il vescovo Baseotto appese la biblica pietra da mulino al collo ministeriale, il presidente Néstor Kirchner invitò il Vaticano a designare un nuovo titolare della diocesi militare. Quando il Nunzio apostolico comunicò che non ve n’era motivo, il governo revocò l’assenso prestato alla nomina di Baseotto e lo privò del suo emolumento da segretario di Stato per aver rivendicato i metodi della dittatura. Il Vaticano disconosce sia «l’interpretazione che si è voluto dare alla citazione evangelica» sia l’autorità presidenziale di revocare la designazione del vescovo castrense.
Di motivi per dubitare che Baseotto abbia scelto ingenuamente una citazione biblica riguardante persone gettate in mare, ve ne sono in abbondanza. Il suo primo atto da Vicario fu la visita alla Corte suprema di Giustizia nella quale sostenne la necessità di chiudere i processi relativi alla guerra sporca dei militari contro la società argentina. Il suo segretario generale nell’Episcopato castrense (lo stesso incarico che nel 1976 rivestiva Emilio Grasselli) è il sacerdote Alberto Angel Zanchetta, che fu cappellano della Esma negli anni della dittatura e del quale è comprovata la conoscenza dettagliata di quanto vi accadeva. (…) Dopo aver acceso la polemica pubblica con le sue parole, Baseotto si riferì ai voli come a uno dei «fatti avvenuti, a quanto si dice, durante la famosa dittatura militare». Nessun membro dell’Episcopato ebbe da eccepire su quella frase provocatoria, perché tutta la Chiesa argentina continua a trincerarsi nell’isola del suo silenzio.

[…]

Come scrive Verbitsky, tra le nefandezze di cui Bergoglio si rese complice, ci fu la denuncia ai militari golpisti di due gesuiti vicini alle idee della Teologia della liberazione, che avevano avuto la colpa di continuare ad aiutare e difendere i diritti della gente dei barrios più poveri di Buenos Aires, nonostante la chiesa argentina avesse ordinato loro di abbandonarli al proprio destino. Orlando Yorio e Francisco Jales furono rapiti da militari in borghese, portati alla famigerata Scuola di Meccanica della Marina, centro clandestino di detenzione e tortura durante la dittatura militare, oggi Museo della Memoria, dove vennero torturati per mesi e lasciati incatenati al suolo in mezzo alle loro feci. Se conosciamo questa storia è solo perché i due si sono salvati, probabilmente da qualcuno che nella Chiesa argentina, non aveva perso completamente l’identità umana (Dazebao.it)

Appello per la trasparenza del bilancio M5S: #Beppefirmaqui

Ieri Beppe Grillo, con la provocazione rivolta a Bersani di firmare un documento contenente una sorta di rifiuto dei rimborsi elettorali, lanciava l’hashtag #Bersanifirmaqui diventato immediatamente popolare poiché è molto popolare l’argomentazione secondo cui i partiti non debbano ricevere neanche un euro di denari pubblici.

E’ ammirevole come quelli dello Staff (Grillo, Casaleggio, ecc.) seguitino a indirizzare la discussione politica sul medesimo terreno che ha alimentato il loro consenso elettorale, ovvero l’indignazione verso i privilegi della Casta. Peccato che, in materia di bilancio e di finanziamenti, neanche loro brillino per trasparenza. In rete potete trovare i bilanci pubblici dei 5 Stelle, ma solo dei gruppi consiliari comunali, o regionali, o delle singole formazioni territoriali. Non esiste una struttura nazionale, o così sembra. Pertanto non esiste nemmeno un bilancio nazionale. E io mi chiedo, per esempio, con quali denari è stato finanziato lo Tsunami Tour? Chi ha pagato piazza S. Giovanni?

E chiedo direttamente al signor Beppe Grillo di firmare la seguente dichiarazione:

Il sottoscritto Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe, nella fattispecie co-fondatore del Movimento 5 Stelle e legale proprietario del logo che lo rappresenta, si impegna, entro una settimana dalla presente, a rendere pubblici:

a. L’elenco dei finanziatori del M5S (piccoli e grandi, con indicazione della somma versata);

b. La rendicontazione delle spese dello Tsunami Tour, e più precisamente,

i. La rendicontazione delle spese per la manifestazione di Piazza S. Giovanni.

c. Nomi e funzioni delle persone appartenenti al gruppo che gestisce tali finanziamenti;

d. Nomi e funzioni delle persone che verranno coinvolte nella formazione delle società editoriali private preposte alla gestione dei fondi dei gruppi parlamentari

Firma

Sì, è una provocazione. Chi di spada ferisce.

Gli affari correnti e il caso dei Marò

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Così Giulio Terzi ha sbrigato su Twitter la faccenda del ‘trattenimento’ in Italia dei due marò responsabili della uccisione di due pescatori scambiati per pirati mentre erano di pattuglia sulla petroliera Enrica Lexie:

Ora si impongono due dilemmi. Il primo: perché il Ministero degli Esteri scopre soltanto ora che le autorità indiane hanno violato il diritto internazionale (se mai l’hanno fatto)? Secondo: questa radicale decisione rientra nei cosiddetti ‘affari correnti’ che il governo dimissionario del professor Monti deve disbrigare da qui alla formazione di un nuovo esecutivo?

La Farnesina, nel comunicato in cui si annuncia che l’ambasciatore italiano a New Delhi Daniele Mancini ha informato le autorità indiane “su istruzioni del Ministro degli Esteri Giulio Terzi”, cita un principio del diritto consuetudinario – il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero – secondo il quale ogni Stato deve astenersi dall’esercizio della propria giurisdizione nei confronti degli altri Stati.

Il primo strumento internazionale di carattere generale adottato in materia è stata la Convenzione del Consiglio d’Europa sull’immunità degli Stati del 1972, entrata in vigore nel 1976. Ispirandosi alla concezione restrittiva dell’immunità, tale Convenzione stabilisce la regola dell’immunità, indicando in via di eccezione i casi in cui uno Stato non può invocarla. Ciò si verifica quando lo Stato in questione accetta, espressamente o con comportamenti concludenti, la giurisdizione del tribunale di un altro Stato, o in caso di procedimenti relativi a situazioni che si collegano all’attività iure gestionis dello Stato, come controversie in materia di lavoro, contratti commerciali, partecipazione a società o attività industriali, proprietà e altri diritti reali, proprietà intellettuale, riparazione di un danno morale o materiale (Treccani.it).

Esiste, sul piano delle relazioni extraeuropee, la Convenzione ONU del 2004, che ricalca nella sostanza la Convenzione del Consiglio d’Europa, ma non è ancora in vigore. Il problema giuridico risiede nella difficoltà di interpretare la fattispecie. Infatti “l’esenzione degli Stati stranieri dalla giurisdizione è limitata ai soli atti compiuti dallo Stato nell’esercizio delle funzioni pubbliche (atti iure imperii)” (cfr. Treccani). L’immunità, che può essere sempre oggetto di rinuncia da parte dello Stato straniero, non si estende invece agli atti iure gestionis, cioè compiuti dagli Stati in regime di diritto privato (come l’acquisto di un immobile, o l’emissione di prestiti obbligazionari). I due marò eseguivano una funzione pubblica o privata? Erano cioè al servizio della Nazione o al servizio privato dell’armatore della Enrica Lexie? Terzi risolve il dilemma a modo suo, unilateralmente, e a distanza di oltre un anno dai fatti.

Al secondo punto non saprei rispondere. Il governo Monti resta in carica per il disbrigo degli affari correnti. Può gestire una crisi diplomatica a una settimana dall’insediamento del nuovo Parlamento? Ha informato il Capo dello Stato? Quali sono i rischi di questa decisione e perché è stata presa proprio ora, che il clima politico interno è così burrascoso e totalmente avvinto su sé stesso?