Ammazza-blog, ritorno al futuro parte V

Soltanto lo scorso 15 Ottobre scrivevo su questo stesso blog che gli allarmi dei vari Giglioli e Scorza sul DL Sallusti erano ingiustificati poiché quel disegno di legge, per quanto maldestro e affrettato, non conteneva alcuna norma della serie delle norme definite come Ammazza-blog. Ma sono trascorsi dieci giorni e i Senatori MUGNAICALIENDO,ALBERTI CASELLATIALLEGRINIBALBONIDELOGUGIOVANARDIVALENTINO (i link sui nomi servono a mandar loro un saluto…) sono riusciti a far approvare, approfittando di un rovesciamento dell’accordo di mercoledì fra i Capigruppo al Senato, un emendamento simile, precipitandoci tutti di nuovo nelle più tetre delle prospettive:

1.207

Al comma 1, lettera a), capoverso «Art. 8», al comma 5, sostituire le parole: «Per le testate giornalistiche diffuse per via telematica» con le seguenti: «Per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata,».

Il subemendamento 1.207 interviene sull’emendamento a firma dei relatori Chiti-Gasparri modificandone la parte relativa alle testate giornalistiche online:

1.2000 Testo completo

[…]

5. Per le testate giornalistiche diffuse per via telematica Per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma 1 sono pubblicate non oltre due giorni dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia a cui si riferiscono.

A questa modifica deve essere aggiunta quella apportata dall’emendamento 1.401, anch’esso approvato dall’aula, presentato da BRUNORUTELLI (Rutelli!), PALMAALLEGRINIMUGNAICALIENDO:

1.401 (testo 2)

Al comma 1, lettera a), capoverso «Art. 8», dopo il comma 7, inserire il seguente:

«7-bis. In caso di rettifica a notizia pubblicata in un archivio digitale di un prodotto editoriale, accessibile dal pubblico tramite reti di comunicazioni elettronica, l’interessato, fermi restando i diritti e le facoltà attribuite dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, può chiedere l’integrazione o l’aggiornamento della notizia che lo riguarda. Il gestore dell’archivio è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l’esistenza della integrazione o dell’aggiornamento».

Entrambi gli emendamenti impiegano la definizione vaga di ‘prodotto editoriale’. E pertanto viene da chiedersi: un blog è un prodotto editoriale? La legge – art. 1 c. 1 Legge n. 62/2001 – definisce cosa è un prodotto editoriale.

1. Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici.

Ma il dramma si approfondisce poiché il legislatore, accanto alla definizione un po’ pasticciata di prodotto editoriale, introduce anche il concetto di archivio digitale. Ora, che cosa sarebbe identificabile come archivio digitale per me è un mistero. Tutta Internet è – sotto un certo punto di vista – considerabile come un grande immenso archivio digitale. Quindi? Chi ne sarebbe il gestore? Un blogger è un gestore di archivi digitali? E un blog è un “prodotto editoriale”?

Secondo la Cassazione (sentenza n. 23230/12), il giornale telematico, inteso come categoria a sé stante, non risponderebbe alle due condizioni ritenute essenziali per l’esistenza del “prodotto stampa” e, precisamente: un’attività di riproduzione tipografica; – la destinazione alla pubblicazione del risultato di questa attività. La legge 62/2001, che definisce per il nostro ordinamento il significato di prodotto editoriale, fu approvata dall’allora maggioranza di centro-sinistra. Sottosegretario alle Comunicazioni del governo Amato, era tale Vannino Chiti che guarda caso figura – undici anni dopo! – come relatore del DL Salva-Sallusti. Questa era la sua opinione circa l’applicabilità della definizione di prodotto editoriale ai blog e ai siti internet in generale:

La definizione non implica l’obbligo di registrazione. E su questo non ci sono dubbi, non solo in via interpretativa, ma soprattutto in via formale. Perché la legge è, come si dice, ‘non estensibile’. Cito testualmente: ‘Per prodotto editoriale ai fini della presente legge‘, c’è scritto all’inizio. Solo ai fini della presente legge, ripeto, quindi questa indicazione sancisce in maniera esplicita e vincolante l’impossibilità di estendere la norma in via interpretativa. Pertanto le domande che nascono da questo assunto decadono perché non c’è alcun vincolo aggiuntivo di iscrizione di sorta da parte dei siti presenti su Internet” (Vannino Chiti, La Repubblica, 10/04/2001).

Quindi, da un lato, la norma del 2001 non è estensibile; dall’altro il DL Salva-Sallusti soffre di mancanza di specificazione poiché dovrebbe pertanto provvedere a definire il concetto di ‘prodotto editoriale’ ai fini della nuova legge.

Visto e considerato il pasticcio normativo che stanno per sfornare al Senato, occorre restare vigili. Questi signori senatori sono completamente inadatti a legiferare.

Ddl Intercettazioni: voci dell’assurdo nel dibattito parlamentare

PINO PISICCHIO (ApI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati di Alleanza per l’Italia, insieme con tutti i deputati del Terzo Polo, si asterranno sulle pregiudiziali di costituzionalità. In noi non è presente una posizione di contrarietà al principio di un’equilibrata regolazione di una materia la cui cattiva applicazione troppo spesso ha prodotto insopportabili danni collaterali, con l’esposizione al ludibrio mediatico di cittadini del tutto estranei. In noi è forte la condanna dell’abuso voyeuristico che ha abitato la scena pubblica negli ultimi anni, consapevoli come siamo che in uno Stato di diritto l’indistinzione tra diritto e giudizio morale rappresenti un vulnus irreparabile e lo scivolamento verso una visione integralista dell’ordinamento, estranea alla visione democratica e laica che ispira la nostra Costituzione […]

NICOLA MOLTENI (Lega Nord). Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord voterà contro questa ennesima pregiudiziale di costituzionalità, così come abbiamo votato contro quando il provvedimento venne in discussione alla Camera, circa due anni e mezzo fa, e come la Lega votò contro anche, esattamente un anno fa, al Senato. Riteniamo questa pregiudiziale di costituzionalità priva di quegli elementi giuridici e di quegli elementi costituzionali, ma riteniamo che essa rappresenti l’ennesimo tentativo per poter rinviare sine die un dibattito su un tema pendente in questo Parlamento ormai da anni. É un tema che oramai è diventato necessario, probabilmente non prioritario visti i problemi che oggi il nostro Paese deve affrontare, ma sicuramente necessario […] Per la Lega le intercettazioni telefoniche rappresentano un mezzo di ricerca della prova imprescindibile, importante e fondamentale […] Vogliamo ricordare che le intercettazioni telefoniche dovrebbero rappresentare ed essere un mezzo eccezionale di individuazione della prova. Dovrebbero rappresentare la extrema ratio, così come la Carta costituzionale ci insegna. Invece, oggi le intercettazioni telefoniche diventano un mezzo ordinario e di prassi […] Non è una legge bavaglio, non è una legge contro la libertà di stampa. È una legge equilibrata che restituisce e conferma la possibilità ai magistrati di fare investigazioni, ma al tempo stesso garantisce quel sacrosanto diritto alla riservatezza e alla privacy che ogni cittadino assolutamente ha.

FRANCESCO PAOLO SISTO (PdL). Signor Presidente, il gruppo PdL voterà, ovviamente, contro le questioni pregiudiziali presentate. Non posso non esordire con un plauso ai colleghi dell’Unione di Centro per il Terzo Polo… Le intercettazioni sono uno strumento di ricerca della prova invasivo perché violativo dell’articolo 15 della Costituzione. La deroga a questo principio deve essere fortemente motivata, deve riguardare indagini di matrice penale, e mai indagini esplorative, per ricercare le responsabilit […] Attenzione: nessun eccesso del mezzo rispetto ai fini. Qui mi riferisco alle spese enormi. Si pensi che il debito (!) dello Stato per le intercettazioni ad oggi ammonta ad un miliardo di euro, onorevoli colleghi. Un miliardo di euro per intercettazioni![…] Abbiamo assistito in questi giorni a quello che non esito a definire il paradosso del processo mediatico. Le intercettazioni, mezzo di ricerca della prova, servono per individuare le responsabilità penali nel processo penale. Vengono pubblicate quasi esclusivamente le intercettazioni irrilevanti per il processo penale e siamo giunti al paradosso che il processo penale è soltanto un pretesto per pubblicare le intercettazioni irrilevanti nel processo penale

Il processo penale è soltanto un pretesto per pubblicare le intercettazioni irrilevanti.

(FRANCESCO PAOLO SISTO, premio 2011 per la miglior fesseria detta in un’aula parlamentare. Complimenti).

Intercettazioni e Bavaglio, la diretta del dibattito alla Camera

In diretta streaming il dibattito sul ddl Alfano, il bavaglio dei blog e delle intercettazioni: http://bit.ly/oGX5lG

Delibera AGCOM sul copyright, altro bavaglio per internet

Oibò! L’AGCOM ha rispolverato a fini di protezione del copyright – che in Italia è una battaglia fatta dalla enclave televisivo-cinematografica in cui Mediaset è ben posizionata – una sorta di diritto di rimozione del contenuto audiovisivo indicato come lesivo del diritto d’autore in una forma molto simile a quella del diritto di rettifica che si voleva introdurre con la legge bavaglio dello scorso anno. Questo in sintesi il contenuto, come divulgato da Valigia Blu, come sempre in prima linea in fatto di difesa delle libertà digitali:

Secondo la delibera AGCOM, se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. CINQUE GIORNI PER IL CONTRADDITTORIO. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all’Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l’avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l’Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l’inibizione del nome del sito web», prosegue l’allegato B della delibera, «ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».

E per ovviare al caso di hosting su piattaforma estera – il caso di questo blog, per esempio – l’AGCOM sarebbe dotata di poteri straordinari e sarebbe in grado di chiedere e ottenere l’inibizione del nome e dell’IP del sito incriminato. Questo senza passare – neanche per idea – da un giudice.

La delibera AGCOM è per questa ragione illegittima. Comprime il nostro diritto alla difesa. Non possiamo essere accusati di aver violato un copyright se non possiamo difenderci da questa accusa. Qualcosa di simile è accaduto in Francia con l’HADOPI. La norma fu in principio bloccata dalla Suprema Corte proprio perché non contemplava il diritto dell’internauta – del “netizen” – a difendersi in un regolare procedimento dinanzi all’autorità giudiziaria competente.

Bloccare la delibera AGCOM è un dovere: essa è contro l’ordinamento democratico.

Se vuoi saperne di più leggi: http://www.valigiablu.it/doc/414/saremo-lesperimento-pi-avanzato-di-censura-del-nuovo-millennio.htm

 

La rivolta in IDV: Di Pietro, non svoltare a destra. Disse De Magistris

Che farà Di Pietro? Tradirà le cause del movimentismo di sinistra per logiche elettorali opportunistiche?

Un paio di considerazioni. Punto primo: la scelta di svoltare a destra, o al centro, con il discorso alla Camera e l’attacco a Bersani, è la scelta di un uomo solo. La scelta di un capo partito presa per nome e per conto di tutti gli iscritti e gli elettori. Questo detto da uno che da mane a sera chiede le primarie del centrosinistra, non so se mi spiego. Ha speso anni per far passare il suo partito personale – un partito in forma monarchica – come baluardo della democrazia. Ora compie una svolta politica senza passare per assemblee nazionali o congressi.

E’ l’aspetto più eloquente: IDV già soffriva di discrasia fra la politica romana e la politica nelle amministrazioni locali, spesso in contrasto. Viene alla mente il caso dell’acqua pubblica: Di Pietro inizialmente aveva una posizione che era tutt’altro che purista in fatto di acqua come bene comune. IDV aveva un suo quesito alternativo a quello del movimento e per un periodo – seppur breve – ha fatto concorrenza ad esso nella raccolta firme. Spesso gli amministratori locali hanno facce impresentabili; talvolta stringono alleanze con facce altrettanto impresentabili.

Secondo: l’elettorato che ha fatto la fortuna di IDV ha una provenienza di sinistra ed ha scelto di votare quel partito per le istanze legalitarie (la questione morale) di cui si è fatto carico sin dalla sua fondazione. Annunciare la trasmigrazione al centro è già un mezzo tradimento di quei voti.

Naturale aspettarsi le prime defezioni e critiche:

De Magistris all’attacco: “Tonino stai sbagliando non andare al centro”

Sonia Alfano: Io voglio stare al mio posto, a sinistra

Così la parlamentare europea sul suo blog: “Io credo che certe “decisioni”, che coinvolgono un intero partito e che ne modificano sostanzialmente l’essenza e gli obiettivi, non possano essere prese in solitudine. Credevo che questo partito avesse una linea politica ben precisa, ma scopro che ci si deve spostare dove si trova spazio. Se lo spazio lo si trova a sinistra stiamo lì, mentre se si trova al centro comunichiamo ai nostri elettori che si cambiano idee e programmi e ci si lancia in un limbo per cercare un posto al sole? Non fa per me, e non può funzionare.” (blog Sonia Alfano).

Sulle intercettazioni Di Pietro si riallinea alla posizione storica dell’IDV, ovvero a favore e a tutela di uno strumento indispensabile per le indagini della magistratura. Non sono necessaria altri interventi legislativi: la normativa attuale è già comprensiva degli strumenti necessari a “verificare e valutare quando un’intercettazione può essere fatta, quando depositata, quando può essere utilizzata e quando pubblicata”. Fare una legge – scrive Di Pietro –  per cercare di fermare le indagini oppure l’informazione, il diritto a essere informati e a informarsi dei cittadini, è un modo per favorire la criminalità e per nascondere la verità agli italiani. Certo c’è differenza dai toni impiegati un anno fa, quando si profilava l’approvazione della legge bavaglio:

Di Pietro: “Intercettazioni vietate? E noi le leggiamo in Aula … 21 Aprile 2010
Antonio Di PietroIntercettazioni: continueremo a resistere 10 Luglio 2010
Intercettazioni
Di Pietro: “Berlusconi è la malattia” 21 Febbraio 2010

Oggi niente strilli: un tono pacato, un tono da leader. Ma è veramente proponibile una sua candidatura alle primarie del centrosinistra?

Blog Bavaglio: spunta un emendamento Radicali/PD

La lettera-appello de La Valigia Blu ha fatto il giro del mondo: inviata un po’ a tutte le organizzazioni non governative che si occupano di libertà di espressione – due di esse, OpenDemocracy e Global Voices Advocay, hanno risposto ai fondatori del Gruppo Fb No Legge Bavaglio alla Rete chiedendo spiegazioni di quanto sta accadendo in Italia – ha suscitato anche alcune reazioni nel panorama politico italiano. Anche la segreteria del presidente della Camera ha rassicurato, affermando che presto risponderanno ai più di 10.000 italiani che hanno sottoscritto la lettera. Rita Bernardini (PD) ha annunciato che il gruppo dei Radicali del PD proporrà in aula, giovedì 29, un emendamento al famigerato comma 29.

Questo il testo:

Depositeremo in aula l’emendamento che segue che sarà firmato dalla delegazione radicale/pd Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Turco e Zamparutti. Rita Bernardini.

A.C. 1415- EMENDAMENTO

ART. 1 Al comma 29, lettera a), dopo le parole: “i…vi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5”.

Conseguentemente Al comma 29, lettera d), dopo le parole, ovunque ricorrono: “ivi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5”.

Al comma 29, lettera e), dopo le parole: “ivi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5” .

Motivazione: Il presente emendamento intende evitare che qualunque sito informatico sia costretto a sottostare all’obbligo di rettifica; obbligo che pare più giusto circoscrivere soltanto quelli contenenti giornali e periodici diffusi per via telematica soggetti all’obbligo di registrazione (e quindi equiparabili a un quotidiano cartaceo).

Depositeremo in aula l’emendamento che segue che sarà firmato dalla delegazione radicale/pd Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Turco e Zamparutti. Rita Bernardini A.C. 1415-BEMENDAMENTOART. 1 Al comma 29, lettera a), dopo le parole: “ivi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5”. Conseguentemente Al comma 29, lettera d), dopo le parole, ovunque ricorrono: “ivi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5”. Al comma 29, lettera e), dopo le parole: “ivi compresi quotidiani e periodici diffusi per via telematica”; aggiungere le seguenti: “e soggetti all’obbligo di registrazione di cui all’art. 5” . Motivazione: Il presente emendamento intende evitare che qualunque sito informatico sia costretto a sottostare all’obbligo di rettifica; obbligo che pare più giusto circoscrivere soltanto quelli contenenti giornali e periodici diffusi per via telematica soggetti all’obbligo di registrazione (e quindi equiparabili a un quotidiano cartaceo).

Il bavaglio per Google: è eversivo. Intercettazioni, la Camera dimentica i bloggers

Il motore di ricerca di Google è fazioso, impreciso. Indicizza gli eversori del sistema e così facendo si caratterizza come attore politico, ostile alla Madre Russia. Questo deve avere pensato il braccio destro di Medvedev, tale Valerij Surkov, definito non a torto il vero ideologo del Cremlino. Kurkov ha in mente di creare un motore di ricerca “di Stato” e così estromettere Google l’eversivo dai computer degli utenti Russi. Filtri? Censure? Macché, meglio sfidare Mountain View sul suo terreno. E cacciarlo dal paese. Su Google si possono trovare i materiali di dissidenti pericolosissimi:

documenti e appelli dei leader per la difesa dei diritti umani come l’ex premier eltsiniano Boris Nemtsov e la veterana della dissidenza Ludmjla Alkseeva (“Google troppo fazioso” Mosca lancia il “motore di Stato” – Repubblica.it)

Lo zar nano, qui da noi, prenderà esempio? Intanto si festeggia (?). Fini, ieri: sulle intercettazioni ha vinto la centralità del Parlamento. Ha vinto? A ben vedere il maxi emendamento a firma del relatore del governo, Caliendo, ma di probabile ispirazione quirinalesca, interviene solamente in fatto di pubblicazione degli atti, consentendola previo svolgimento della cosiddetta udienza filtro ai sensi dell’art. 268-bis del codice di procedura penale. Ma rimangono inalterati i commi relativi al bavaglio a giudici (limiti di tempo alle intercettazioni; modifica art. 36 – astensione del giudice, “se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il procedimento affidatogli”; e art. 53 – Autonomia del pubblico ministero nell’udienza. Casi di sostituzione; il comma D’Addario – registrazioni fraudolente, per le quali la pena scende da quattro a tre anni- e soprattutto il bavaglio ai blogger contenuto nell’obbligo di rettifica di cui all’articolo 1 comma 28 della legge bavaglio – l’unica norma del ddl che non suscita nessuno scandalo, per la quale nessuno si straccia le vesti.

Il PD ha perso un’altra occasione per farsi portavoce di una protesta del web. IdV pare non capire che se non infila un mezzo emendamento in questa legge spazzatura rischiano di essere approvate norme liberticide per la rete. E i finiani? Granata che dice? La Bongiorno è d’accordo sul bavaglio – illogico e contrario allo spirito della rete – ai bloggers? Che fine ha fatto l’emendamento Cassinelli?

Dirà il deputato PdL, a parole molto sensibile in fatto di libertà digitali, che non gli è stato permesso di presentare alcuna modifica alla norma contestatissima. Se così fosse, lo invito pubblicamente a ribellarsi alla sua maggioranza. Voti contro, se ne ha il fegato.

Camera.it – Lavori – Resoconti delle Giunte e Commissioni – Dettaglio resoconto (Emendamento del Governo approvato il 22 Luglio 2010)

  • Norme in materia di intercettazioni telefoniche,
    telematiche e ambientali. C. 1415-B Governo, approvato dalla
    Camera e modificato dal Senato.

    EMENDAMENTO DEL GOVERNO
    ART. 1.
  • All’articolo 1, apportare le seguenti
    modificazioni:

    al comma 10, capoverso «Art. 266», è aggiunto in fine il seguente comma:

    «2-bis. Al di fuori dei casi di cui al comma 1 dell’articolo 329-bis [i verbali, le registrazioni e i supporti relativi alle conversazioni o ai flussi di comunicazioni informatiche o telematiche custoditi nell’archivio riservato e non acquisiti al procedimento, ndr.], la documentazione e gli atti relativi alle operazioni indicate nel presente articolo sono sempre coperti dal segreto fino alla conclusione dell’udienza di cui all’articolo 268, comma 6-ter. Tuttavia, qualora essi siano utilizzati nel corso delle indagini preliminari, ai sensi dell’articolo 268-bis, si applica l’articolo 329».

    Conseguentemente, il comma 5 è soppresso [divieto di pubblicazione];

    Conseguentemente, al comma 12, capoverso «6-bis», dopo le parole: «attinenti al procedimento», aggiungere le seguenti: «, tranne che nei casi di cui all’articolo 268-bis,».

  • Conseguentemente, dopo il comma 12, è inserito il seguente:12-bis. Dopo l’articolo 268 del codice di procedura penale è inserito il seguente: «268-bis. (Utilizzo delle intercettazioni nel corso delle indagini preliminari). 1. Il pubblico ministero, quando deve presentare al giudice una richiesta di misura cautelare basata sul contenuto delle operazioni di cui all’articolo 266 [limiti di ammissibilità delle intercettazioni], prima del deposito previsto dall’articolo 268, comma 6-ter, dispone la trascrizione delle conversazioni che ritiene rilevanti, anche a favore della persona sottoposta alle indagini. La trascrizione è eseguita, anche per riassunto, dalla polizia giudiziaria o dal consulente tecnico nominato ai sensi dell’articolo 359 [nominato dal pm anche per singoli atti]. È sempre vietata la trascrizione delle parti di conversazioni riguardanti esclusivamente fatti o circostanze estranei alle indagini. Il pubblico ministero dispone che i nominativi e i dati comunque idonei a identificare soggetti estranei alle indagini siano espunti dalla trascrizione delle conversazioni.2. Il giudice provvede sulla richiesta indicando le conversazioni rilevanti ai fini della decisione e restituisce le altre al pubblico ministero. Esse sono custodite nell’archivio riservato previsto dall’articolo 269, comma 1. Dopo che la persona sottoposta alle indagini o il suo difensore hanno avuto conoscenza del provvedimento, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 268, commi 6 e 8, in quanto compatibili.

  • 3. Il pubblico ministero, quando adotta uno dei provvedimenti indicati negli articoli 244 e seguenti, basato sul contenuto delle operazioni di cui all’articolo 266, prima del deposito previsto dall’articolo 268, comma 6-ter, dispone la trascrizione delle conversazioni che ritiene rilevanti. Si applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 2.4. Il giudice e il pubblico ministero, quando provvedono ai sensi del presente articolo, possono disporre con decreto motivato l’obbligo del segreto se il contenuto delle conversazioni trascritte può ledere la riservatezza delle persone coinvolte.».
  • Conseguentemente, dopo il comma 12-bis, è inserito il seguente:

    12-ter. Dopo l’articolo 268-bis del codice di procedura penale è inserito il seguente:

    «268-ter. (Ascolto e acquisizione delle conversazioni dopo la conclusione delle indagini preliminari). 1. Dopo la chiusura delle indagini preliminari e nell’udienza preliminare il giudice può disporre, anche d’ufficio, l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato previsto dall’articolo 269, comma 1, e può disporre con ordinanza l’acquisizione delle intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

    2. Nel corso del dibattimento, il giudice può disporre, su richiesta delle parti, l’acquisizione delle intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

    3. Per la trascrizione si applicano le disposizioni di cui all’articolo 268, comma 3.

Intercettazioni, il pasticciaccio del comma ammazza-blog

Aggiornamento del 5 Luglio: Cassinelli fa dietrofront e sforna una nuova versione dell’emendamento che esclude del tutto i commenti e i contenuti destinati a un numero limitato di utenti. Meglio che niente.

L’emendamento Cassinelli è giunto alla ennesima versione, forse peggiorativa. Anzi, certamente. Ne rende conto il blog di Fabio Chiusi, il Nichilista, già in precedenza mobilitatosi contro quel comma 29 del ddl intercettazioni che mira ad estendere la legge del 1947 sulla stampa anche ai blog, limitatamente agli articoli inerenti all’obbligo di rettifica.

Cassinelli propone ora un nuovo testo, modificato rispetto a quanto detto in precedenza anche su questo blog. Le modifiche non sono tutte negative. Alcune tendono a ridurre gli effetti di tale obbligo, in termini sanzionatori: la multa passerebbe da 100 a 500 euro, ma solo laddove si è provveduto a fornire un indirizzo di posta elettronica certificata. Altrimenti si applica la sanzione maggiorata, che può variare da 250 a 2500.

Cassinelli, poi, ha operato una ulteriore modifica ai limiti di tempo entro cui il blogger deve provvedere alla rettifica: non più entro 7 giorni dalla richiesta ma 10 e con decorrenza dal momento in cui vi è conoscibilità della rettifica, “la quale non è valida se inoltrata con mezzi per i quali non sia possibile verificarne la ricezione da parte del destinatario” (il Nichilista, cit.).

Fin qui le modifiche hanno senso poiché vanno nella direzione sinora auspicata. Dopodiché Cassinelli peggiora tutto sostituendo la formula “i siti e le pagine diffusi per via telematica” con “contenuti pubblicati sulla rete internet”. Con questo aggiustamento sventurato, Cassinelli apre l’obbligo di rettifica a tutta la rete, ai social network come Facebook, alle piattaforme di videosharing come Youtube. Anche i commenti sarebbero soggetti alla normativa. Questo è un vero atto di censura. Un bavaglio in piega regola. Peggio del peggio. La domanda è: Cassinelli se ne è reso conto? Oppure ha avuto un riflusso di berlusconismo in vena?

Se si vuole emendare questa porcheria che è stata messa nel ddl intercettazioni, lo si faccia per bene. Tanto vale emendare. Si usi una formula più esplicita e meno estensiva. Si vuole l’obbligo di rettifica per i blogger? Si scriva esattamente questo. Se ne abbia il coraggio, almeno. Sapremmo poi con chi prendercela e perché. Non si usino formule generiche. Che poi, a ben vedere, ampliare l’obbligo di rettifica ai contenuti della rete, quindi anche ai commenti, che non sono opera dei gestori del blog, né dei gestori della pagina del social network, né del social network medesimo, dovrebbero tutti adottare un indirizzo di posta certificata e scriverlo a margine del commento, pena l’aumento di sanzione. Che un commento debba essere soggetto alla medesima normativa, lo trovo ridicolo. Sarebbe la fine dei commenti. La fine del concetto di social network. La fine dell’idea di una vera e libera sfera dell’opinione pubblica che si dirama attraverso la rete.

Conclusione? Cassinelli rettifichi sé stesso.

Sitografia:

Il testo del nuovo emendamento Cassinelli: http://ilnichilista.files.wordpress.com/2010/07/immagine-4.png

1 Luglio Contro il Bavaglio – la diretta streaming su Yes, political!

Vodpod videos no longer available.

Mentre oggi la Conferenza dei Capigruppo alla Camera ha deciso di discutere il provvedimento in aula già il prossimo 29 Luglio. Con il parere opposto delle opposizioni e dello stesso Presidente della Camera Fini, il quale ha apostrofato la deliberazione come “irragionevole”, “solo un puntiglio “. Va da Sè che i berluscones stanno cercando di forzare la mano ai finiani: vedremo se questi continueranno con una morbida opposizione interna oppure se decideranno finalmente di votare secondo ‘coscienza’.

Domani saranno numerose le manifestazioni di FNSI, Popolo Viola, Articolo 21, a cui partecipano anche IDV e PD: questo blog, che come gli altri rischia di ‘chiudere per rettifica’, si unisce alla protesta con una diretta streaming della manifestazione princiaple, quella di Piazza Navona, a Roma, a partire dalle ore 18. Unitevi alla protesta.

(stay tuned)

PD, eppur si muove: mobilitazione online contro il bavaglio ai bloggers

Aboliamo il comma ammazza-blog

Potrà sembrare poco. Ma per il PD è tanto. E’ il segnale che il corpo della ‘balena’ è ancora vivo e si muove con una intensità leggermente in crescita. Così è stata lanciata una campagna online di mobilitazione contro una norma della Legge Bavaglio che interessa i blogger, norma passata sotto silenzio nei giorni della battaglia al Senato; norma che estende l’obbligo di rettifica previsto dalla Legge sulla Stampa, n. 47/1948, esponendo i bloggers a sanzioni pari a 12.500 euro. La norma non è stata finora oggetto di alcun emendamento. E’ ancora nella sua versione originale come redatta dal governo.

Su questo blog si è parlato dell’iniziativa di Il Nichilista e Byoblu, i quali hanno cercato la sponda di un parlamentare PdL (Cassinelli), per ottenere una modifica almeno parziale del comma 28 – o 29 nel testo come approvato dal Senato. Si è discusso se la proposta di emendare il comma ammazza-blog non fosse aprire la strada per la sua accettazione e implementazione nel sistema giuridico e nella cultura di questo paese. Ho spiegato il mio punto di vista: la proposta di Cassinelli è insufficiente poiché limitata solamente a modificare il termine delle quarantotto ore di tempo per la rettifica. Manca del tutto una trattazione sul divieto di contro-commento da parte del blogger e in fatto di sanzioni. Pertanto il destino di questa norma deve essere soltanto quello di essere accantonata.

Civati, Orfini e Gentiloni hanno il merito di aver messo all’ordine del giorno questo problema, altrimenti confinato ai dibattiti online. No, il bavaglio ai blogger è altrettanto pericoloso di quello ai giornalisti e deve essere tolto. Emendarlo è un compromesso al ribasso che potrebbe soltanto limitare i danni gravissimi portati alla libertà individuale di ognuno di noi.

Sottoscrivi anche tu l’appello su Facebook:

Il Partito Democratico lancia, per la prima volta nella sua storia, una mobilitazione online contro la legge sulle intercettazioni per la parte che riguarda internet. L’iniziativa è di Pippo Civati, Paolo Gentiloni, Matteo Orfini e sostiene il lavoro parlamentare di Felice Casson e Vincenzo Vita, richiamando tutti ad appoggiare l’emendamento che vuole abrogare una delle tante cose sbagliate contenute nella legge voluta dal governo Berlusconi, ovvero l’obbligo per i blog di pubblicare le richieste di rettifica entro 48 ore o esporsi a una possibile multa di 12.500 euro. L’invito per tutti è a sottoscrivere e rilanciare l’appello (Nessuno tocchi i blog | Cambia l’Italia).

L’appello/ Nessuno tocchi i blog

Art.1, comma 29 del ddl intercettazioni: i blogger devono pubblicare le richieste di rettifica in 48 ore o pagare fino a 12.500 euro. Aboliamo questa norma. Metti questa campagna sul tuo status Facebook

Da pochi giorni in Senato la maggioranza con la trentesima fiducia ha approvato il ddl intercettazioni: un testo che tutela meglio i criminali dei cittadini e uccide il diritto ad essere informati. Tra i commi del testo ci sono attacchi e censure anche alla Rete. Una pagina davvero brutta per la democrazia italiana, il ddl intercettazioni dopo 2 anni di gestazione si dimostra un grande esproprio della democrazia e dell’informazione, dove le notizie cattive si sommano, e ora toccano anche il controllo e la censura della Rete. Come hanno indicato i senatori del Pd Vincenzo Vita e Felice Casson tra i tanti passaggi liberticidi e censori del maxiemendamento sulle intercettazioni ce n’è anche uno devastante per la rete. Infatti, per ciò che attiene alla ‘rettifica’, si equiparano i siti informatici ai giornali, dando ai blogger l’obbligo di rettifica in 48 ore. Il comma 29 dell’art. 1 prevede che la disciplina in materia di obbligo di rettifica prevista nella vecchia legge sulla stampa del 1948 si applichi anche ai “i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”! I blogger all’entrata in vigore della nuova legge anti-intercettazioni, dovranno provvedere a dar corso ad ogni richiesta di rettifica ricevuta, entro 48 ore, a pena, in caso contrario, di vedersi irrogare una sanzione fino a 12.500 euro.

Ma un blog non è un giornale, il blogger non è un redattore, spesso gli aggiornamenti sono saltuari. Si può rischiare una maximulta perché magari si è in vacanza o non si controlla la posta? Ciò significa rendere la vita impossibile a migliaia di siti e di blog, ben diversi dalle testate giornalistiche. Lo fanno dimenticando che la rete è proprio un’altra cosa. L’emendamento del PD per modificare questa norma non è stato discusso perché la fiducia taglia tutto . Ma la destra abituata a usare la tv o non lo sa, o sperando nel silenzio prova a mettere le mani dove ancora non era riuscita a farlo. Non sappiamo se questo sia l’obiettivo perseguito o solo un effetto collaterale dell’ignoranza con la quale il centrodestra continua ad affrontare le dinamiche della ret e, di sicuro faranno passare ai più la voglia di occuparsi, on line, di informazione in ambiti o materie suscettibili di urtare la sensibilità di qualcuno ed indurlo a domandare – a torto o a ragione – la rettifica. Un ottimo silenziatore alle domande legittime dei frequentatori del web.

Non finisce qui. I senatori PD vogliono presentare, d’intesa con i colleghi della Camera dei D eputati, un disegno di legge seccamente abrogativo della seconda parte della lettera a del comma 29 che recita per l’appunto: ”per i siti informatici sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta…”. Ci chiediamo se l’emendamento sarà sostenuto anche dai parlamentari di PDL e Lega che fanno parte dell’intergruppo web 2.0 e che nei convegni si esprimono sempre a difesa della libertà d’espressione in rete. Ora devono dimostrare alla rete che le loro non sono solo parole, da abolire a un cenno di Berlusconi. Chiediamo loro di firmare e votare l’emendamento PD al comma 29 per abolire l’obbligo di rettifica in 48 ore per siti e blog.

COSA PUOI FARE:
– firma l’appello
– metti il badge sul tuo sito, blog
– facci sapere se metti il badge inserendo il link nei commenti
-metti l’appello come status su facebook utilizzando il facebook connector

Alcune ‘testimonianze’ contro il bavaglio

E’ legittimo resistere al bavaglio laddove è legittimo resistere al despota.

Ecco alcune testimonianze contro la ‘ley mordaza’ di Berlusconi.

Quando un sovrano assoluto si arroga il diritto di cambiare a suo piacimento le leggi fondamentali del suo paese, quando auspica a un potere arbitrario su una persona e i possessi del suo popolo, diventa un despota. Nessun popolo ha potuto né voluto accordare un potere di questo genere ai propri sovrani; se l’avesse fatto, la natura e la ragione lo mettono sempre in diritto di reclamare contro la violenza. La tirannide non è altra cosa che l’esercizio del dispotismo (1).

La libertà di esprimere e rendere pubbliche le proprie opinioni può sembrare dipendere da un altro principio, poiché rientra in quella parte del comportamento individuale che riguarda gli altri, ma ha quasi altrettanta importanza della libertà di pensiero, in gran parte per le stesse ragioni, e quindi ne è pratica inscindibile […] Nessuna società in cui queste libertà non siano rispettate nel loro complesso è libera, indipendentemente dalla sua forma di governo; e nessuna in cui non siano assolute e incondizionate è completamente libera (2).

Come il ferreo vincolo del terrore è inteso a impedire che, con la nascita di ogni essere umano, un nuovo inizio prenda vita e levi la sua voce nel mondo, così la forza autocostrittiva della logicità è mobilitata affinché nessuno cominci a pensare, un’attività che, essendo la più libera e pura fra quelle umane, è l’esatto opposto del processo coercitivo della deduzione (3).

Gli Illuministi smascherano il re mostrando in lui l’uomo, e in quanto uomo egli non può che essere un usurpatore. La critica carpisce alla figura storica la sua importanza. Così il re estraniato dal suo elemento, cioè dalla politica, diviene un uomo e in quanto tale è un usurpatore, un tiranno. E se è un tiranno, gli Illuministi hanno ragione con la loro critica. Il critico giusto è il giudice, non il tiranno dell’umanità (4).

1_ _ Denis Diderot (1713-1784), Sovrani, in Id., Potere politico e libertà di stampa, a cura di P. Alatri, Roma, 1966, p. 64.

2_ _ John Stuart Mill (1806-1873), Saggio sulla Libertà, a cura di G. Giorgello e M. Mondadori, Milano 1981, p.35-6.
3_ _ Hannah Arendt  (1906-1975), Ideologia e Terrore, in S. Forti, op. cit., p. 62.

4_  _ Reinhart Koselleck (1923-2006), Critica illuminista e crisi della società borghese, Il Mulino, Bologna 1972 [1959], p. 134.

Intercettazioni, lo stupro del Senato

Tutto come previsto. Il Senato stuprato vota la fiducia sul ddl intercettazioni. Non sono serviti gli ostruzionismi delle opposizioni. Non è servito occupare l’aula da parte dei senatori dell’IDV. Lo scontro in aula è stato durissimo, a cominciare dalla disputa di ordine regolamentare fra il Presidente Schifani e la capogruppo PD Finocchiaro, la quale ha lamentato il mancato chiarimento del governo sulle modalità seguite per apporre la questione di fiducia che, secondo quanto dichiarato dal ministro per i rapporti con il parlamento, Elio Vito, era già stata disposta nello scorso Consiglio dei Ministri del 25 Maggio. La domanda legittima della Finocchiaro – ma su quale testo il CdM ha deliberato di chiedere la questione di fiducia, se il testo definitivo desume dal profluvio di emendamenti presentati fino a ieri? – è rimasta senza risposta. Il Presidente Schifani se ne è lavato le mani: “i procedimenti che riguardano l’apposizione della questione di fiducia da parte del Governo appartengono, come si dice in dottrina, agli interna corporis del Governo”. Chiusa la discussione. Poi il dibattito, in cui è spiccato il discorso durissimo della stessa Finocchiaro, la quale, annunciando l’uscita dall’aula dei senatori del PD, ha accusato la maggioranza di nascondersi al popolo per continuare a fare i propri affari. Un atto d’accusa pesantissimo.

Qui se ne pubblica il video integrale – che non avete visto da nessun’altra parte, men che meno al tg1;  invece, dell’occupazione dei banchi del governo da parte dei senatori IDV, è stata cancellata ogni traccia sul sito del Senato. Stamane il presidente Schifani ha posticipato la diretta televisiva dopo la espulsione dei senatori ribelli. Un anticipo di censura.

Vodpod videos no longer available.

Chi oggi vota la fiducia, vota la limitazione della libertà di informare e di essere informato, la limitazione dei mezzi a disposizione degli investigatori per accertare reati, per individuare i colpevoli, per punirli

Voi avete colto l’occasione, in un momento assai imbarazzante, diciamo così, per il Governo e per la maggioranza, di nascondere agli italiani i pubblici misfatti, l’esercizio deviato dei pubblici poteri, l’uso privato e la dissipazione delle pubbliche risorse. Voi volete nascondere, voi vi nascondete. Voi non volete controllo (ma questo lo sapevamo già): il popolo che citate così spesso lo volete cieco e sordo, manipolabile. Voi vi servite del popolo quando vi serve per celebrarvi, ma lo volete bue.

Punite anche gli editori, perché casomai il giornalista o il direttore del giornale largheggiasse nell’informazione pubblica – ohibò! – interviene l’editore del giornale e dice: ma che, mi volete far fallire? E di conseguenza, l’editore eserciterà fuori dal suo ruolo – pensate ad una società per azioni, un’impresa come un’altra, che sta a Shangai e che è l’editore di un giornale italiano – un compito di vigilanza, di repressione, di censura per evitare di correre il rischio delle salatissime multe.

La privacy che dite di tutelare è la vostra, è l’ombra nella quale volete continuare a fare i vostri affari. Chi si accontenta nella maggioranza, chi fa finta di non saperlo, oggi non può non saperlo. Io che tremo – non come voi, che l’adoperate in maniera sguaiata e volgare – quando pronuncio la parola libertà, non in nome mio ma in nome d’altri, vi dico che qui oggi il mio Gruppo, che mi ha dato mandato sulla base di un’assemblea che abbiamo celebrato, non parteciperà al voto di fiducia. (Applausi dal Gruppo PD). Non parteciperemo perché noi vogliamo che risulti con ogni evidenza e con il rispetto sacro che abbiamo di quest’Aula e della legge il fatto che da qui comincia il massacro della libertà. (Vivi, prolungati applausi dal Gruppo PD e dei senatori Li Gotti e Giai. Molti senatori del Gruppo PD si alzano in piedi. Commenti dal Gruppo PdL).

Intercettazioni, approvata la norma transitoria. Berlusconi vuole il voto di fiducia

Giornata caldissima sul piano della discussione del ddl Intercettazioni. Stamane in 2a Commissione permanente al Senato il relatore di maggioranza Centaro (PdL) ha annunciato la presentazione di nuovi emendamenti sul testo, domani in aula, anche in relazione all’ememendamento 1.707, il cosiddetto salva-preti (o salva-pedofili) che ha animato il web in quest’ultimo week-end. Emendamento che, per la cronaca, è stato oggi ufficialmente ritirato dal relatore, sebbene già in essere la decisione di accantonarlo presa unanimemente durante la precedente seduta del 1° Giugno. La decisione del ritiro da parte del relatore ha scatenato il putiferio in Commissione. tutto per ragioni regolamentari: protagonista il sen. Li Gotti dell’IDV, secondo il quale la procedura seguita per il ritiro viola l’art. 100 c. 11 del regolamento. Sulla stessa lunghezza d’onda il sen. Legnini (PD):

Il senatore LEGNINI (PD) considera inaccettabile l’interpretazione regolamentare seguita dal presidente Berselli. A suo parere  l’emendamento 1.707 non può essere ritirato dal relatore in Commissione, in quanto si tratta di un emendamento presentato in Assemblea (Legislatura 16º – 2ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 170 del 08/06/2010)

Il presidente della Commissione, Berselli, ha affermato che “la Commissione in questa sede possa unicamente pronunciarsi sugli emendamenti per i quali, ai sensi dell’articolo 100, comma 11, è stato disposto il rinvio in Commissione” (ibidem). Finocchiaro (PD) è della stessa lunghezza d’onda di Li Gotti e Legnini: l’emendamento del quale il relatore ha preannunciato il ritiro non appartiene alla piena cognizione della Commissione, essendo stato presentato in Assemblea e rinviato unicamente per un ulteriore approfondimento e dibattito in Commissione.
In conseguenza della decisione del presidente di acconsentire al ritiro dell’emendamento 1.707, l’opposizione insorge. Li Gotti afferma che l’interpretazione seguita dalla presidenza è uno schifo, si alza e se na va dall’aula. Lo seguono i colleghi del PD: anche essi abbandonano l’aula.
Risultato? La maggioranza approva compatta l’emendamento 1.710, ovvero la norma transitoria che estende la validità delle norme sulle intercettazioni anche ai procedimenti in corso.

Dopo che sono stati dichiarati preclusi tutti i subemendamenti presentati all’emendamento 1.707, sono dichiarati decaduti, per assenza dei proponenti, tutti i subemendamenti riferiti all’emendamento 1.710. La Commissione approva infine l’emendamento 1.710 ( Legislatura 16º – 2ª Commissione permanente cit.).

E l’Aula? La seduta pomeridiana di oggi è durata ben nove minuti, durante i quali la presidenza ha constatato la presentazione di nuovi emendamenti da parte del relatore, come annunciato in mattinata in Commissione, valutando l’inopportunità di proseguire la seduta. Così accoglie la richiesta avanzata dall’opposizione di prorogare il termine per la presentazione dei relativi subemendamenti, inizialmente fissato per le ore 18, fino alle ore 21 di oggi. Se ne riparla domani dalle ore 15.
Già a metà mattinata, sull’intera questione, era calata la scure delle dichiarazioni di Mr b, secondo il quale il testo non dovrà più subire modificazioni: “Il testo che arriva alla Camera non sarà modificato. E questa è una decisione vincolante per il Pdl […] il testo è stato modificato ma non va più cambiato […] i senatori lo parrovino senza ulteriori modificazioni” (Berlusconi blinda il testo e incassa il sì di Fini “Vincolante per il Pdl, no modifiche alla Camera” – Repubblica.it). Sembrerebbe, da quel che si legge sui giornali, che Berlusconi abbia incassato l’approvazione di Fini. Pare che in aula non ci sia spazio per ulteriori emendamenti. Restano inalterate le norme che inaspriscono le pene per gli editori, dopo una prima iniziale marcia indietro, e quelle che introducono il carcere per i giornalisti che pubblicano atti di un procedimento prima del compimento delle indagini preliminari, o coperti dal segreto, o destinati alla distruzione. Non tutti i finiani vedono di buon occhio il “bavaglio”. Non si parla nemmeno di rivedere le norme che riguardano i blogger in merito all’obbligo di rettifica e alle pene pecuniarie connesse in caso di inadempimento.
In serata la svolta, il governo intenderebbe porre la questione di fiducia. Berlusconi sarebbe arcistufo e vorrebbe tagliare la testa alle inutili – a suo parere – discussioni su un testo che è stato stravolto rispetto agli originali intendimenti del governo. Uno schiaffo alle opposizioni su un provvedimento che mantiene inalterato il suo impianto fortemente anti-liberale.

Domani Yes, political! seguirà la diretta dall’Aula del Senato. Dalle ore 15.

Intercettazioni, gli undici emendamenti del PdL che non cambiano nulla

L’accordo Fini-Alfano ha partorito il topolino: undici emendamenti a firma della maggioranza presentati oggi al Senato, in funzione della seduta dell’aula di Lunedì che discuterà il disegno di legge sulle intercettazioni, paiono una presa in giro.
Secondo Fini sarebbe stato raggiunto un buon compromesso, ma gli emendamenti, nel testo pubblicato sul sito del PdL al senato, incidono unicamente su alcuni aspetti:

  • revoca divieto di riassunto di atti non più coperti da segreto;
  • il divieto di pubblicazione degli atti cade ora con la conclusione delle indagini preliminari; sarà possibile pubblicare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, non le intercettazioni, dopo che la persona sottoposta alle indagini abbia avuto conoscenza dell’ordinanza del giudice;
  • viene soppresso il comma 10, “quello che riguardava la disciplina sulle riprese visive è stato soppresso da un emendamento presentato dai vertici dei gruppi del Pdl e della Lega. Ora si parlerà solo di «intercettazioni di immagini mediante riprese visive», togliendo così tutta quella parte che disciplinava le riprese visive “captative” e “non captative”. «Le riprese visive, insomma – spiega il relatore del ddl Roberto Centaro – diventeranno oggetto di una normativa ad hoc»” (Intercettazioni, 11 emendamenti del Pdl Si potrà pubblicare il riassunto degli atti – Corriere della Sera);
  • vengono ridotte le sanzioni agli editori – e solo ad essi.

Resta da comprendere come l’alfiere del neoliberalismo italiano, Gianfranco Fini, possa dirsi soddisfatto di modifiche di tal portata, modifiche che – lo diciamo chiaramente – non incideranno minimamente sui seguenti aspetti e introdurranno un nuovo elemento di disturbo all’azione della magistratura:

  • in primis, le sanzioni a carico dei giornalisti restano invariate;
  • la pubblicazione degli atti non più coperti dal segreto non è più garantita da alcuna norma – l’ex comma 7 dell’art. 114 cpp, che verrebbe soppresso – aprendo così la strada dell’interpretazione giudiziale;
  • non viene minimamente toccata la norma che introduce l’obbligo di rettifica per i blog, compreso nell’art. 1 comma 28, i quali verranno così assoggettati alla medesima disciplina della carta stampata;
  • viene modificato un ulteriore comma, introducendo la norma transitoria che applica la legge anche ai processi attualmente in corso, una vera mannaia che probabilmente taglierà centinaia di procedimenti:
    • AS 1611/A
      EMENDAMENTO
      ART. 1: Sostituire il comma 40 con il seguente:
      “40. Le disposizioni di cui agli articoli 36, 53, 103, 114, 115, 268, comma 7-bis, 329 e 329-bis del codice di procedura penale, nonché le disposizioni di cui agli articoli 129 e 147 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n.271, come modificate o introdotte dal presente articolo, si applicano anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge.”.

Ovvero: art. 36 – astensione del giudice (“se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il procedimento affidatogli”); art. 53 – Autonomia del pubblico ministero nell’udienza. Casi di sostituzione; art. 103 – Garanzie di libertà del difensore (“Il divieto opera anche nel caso di intercettazione eseguita su utenza diversa da quella in uso al difensore o agli altri soggetti incaricati”); i già visti artt. 114 – Divieto di pubblicazione – e 115 – violazione del Divieto di Pubblicazione (“sospensione cautelare dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi”); art. 268, c. 7-bis – trascrizione intercettazioni (“divieto di pubblicazione di intercettazioni riguardanti estranei”); artt. 329e soprattutto 329-bis – Obbligo del segreto per le intercettazioni.

Insomma, la norma transitoria incide su buona parte degli aspetti cruciali della riforma. E costituisce una novità rispetto anche al testo approvato in prima lettura alla Camera. Se pensate che questo sia un deciso miglioramento del testo del ddl intercettazioni, bene, accomodatevi. Questo blog continua a manifestare il proprio dissenso vero un provvedimento liberticida.

Appendice:

L’articolo 114 del CPP risulterebbe così modificato – notarsi la profonda revisione del comma 7, laddove in origine era scritto ‘è sempre consentita’ la pubblicazione di atti non più coperti da segreto:

Art. 114 Divieto di pubblicazione di atti

1. E` vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, degli atti coperti dal segreto o anche solo del loro contenuto .

2. E` vietata (115) la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari (405, 554) ovvero fino al termine dell`udienza preliminare (424 s.). Di tali atti è sempre consentita la pubblicazione per riassunto.

2-bis. È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, della documentazione e degli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati riguardanti il traffico telefonico o telematico, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.
2-ter. È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misure cautelari. Di tali atti è tuttavia consentita la pubblicazione nel contenuto dopo che la persona sottoposta alle indagini o il suo difensore abbiano avuto conoscenza dell’ordinanza del giudice, fatta eccezione per le parti che riproducono la documentazione e gli atti di cui al comma 2-bis».

3. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale degli atti del fascicolo per il dibattimento (431), se non dopo la pronuncia della sentenza di primo grado (529 s.), e di quelli del fascicolo del pubblico ministero (433), se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello (605). E` sempre consentita la pubblicazione degli atti utilizzati per le contestazioni (500, 503).

4. E` vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti del dibattimento celebrato a porte chiuse nei casi previsti dall`art. 472 commi 1 e 2. In tali casi il giudice sentite le parti, puù disporre il divieto di pubblicazione anche degli atti o di parte degli atti utilizzati per le contestazioni. n divieto di pubblicazione cessa comunque quando sono trascorsi i termini stabiliti dalla legge sugli archivi di Stato ovvero è trascorso il termine di dieci anni dalla sentenza irrevocabile (648) e la pubblicazione è autorizzata dal Ministro di Grazia e Giustizia.

5. Se non si procede al dibattimento, il giudice, sentite le parti, può disporre il divieto di pubblicazione di atti o di parte di atti quando la pubblicazione di essi può offendere il buon costume o comportare la diffusione di notizie sulle quali la legge prescrive di mantenere il segreto nell`interesse dello Stato (256-258, 261-263 c.p.) ovvero causare pregiudizio alla riservatezza dei testimoni o delle parti private. Si applica la disposizione dell`ultimo periodo del comma 4.

6. E` vietata la pubblicazione delle generalità e dell`immagine dei minorenni testimoni, persone offese o danneggiati dal reato fino a quando non sono divenuti maggiorenni. Il tribunale per i minorenni, nell`interesse esclusivo del minorenne, o il minorenne che ha compiuto i sedici anni, può consentire la pubblicazione (13 min.).

Intercettazioni, il finiano Granata: preservare il diritto di cronaca

C’è chi si chiede dove siano i finiani. Lo fa, per esempio, Alessandro Giglioli, dalle colonne del suo blog, con questo breve post:
io vorrei tanto chiedere al bravo Filippo Rossi, all’ottima Flavia Perina, al pacato Alessandro Campi, ma anche agli onorevoli Italo Bocchino e Fabio Granata, a tutti i fondatori di Generazione Italia tipo Carmelo Briguglio e Benedetto Della Vedova, Andrea Ronchi o Roberto Menia, e così via: ma una parola contro questa legge bavaglio sulla stampa, no? Ma davvero la fate passare così, con i vostri voti decisivi alle Camere? E con quale faccia vi ripresenterete il giorno dopo a parlarci di liberalismo e destra moderna e a fare la fronda al Cav.? Scusate, ma questa mi pare un po’ una prova del nove, per vedere se pensate davvero le cose che dite o giocate solo a fare gli adolescenti ribelli, di quelli che però all’ora di cena tornano sempre a casa (Legge bavaglio: ma Fini dov’è? – micromega-online – micromega).
E coincidenza, ecco la risposta di Fabio Granata, deputato fedelissimo di Gianfranco Fini, alfiere di quella politica liberale che il presidente della Camera si pregia di condurre, direttamente dalle pagine di FareFuturo Web Magazine. Secondo Granata, i finiani sarebbero in attesa “di vedere il testo nella sua formulazione definitiva” poiché al Senato sarebbero state apportate modifiche sulle quali è necessario “riflettere ancora”. Granata e i finiani hanno fatto proprie le questioni sollevate dal procuratore generale antimafia Grasso:

  1. in primis, la questione del ‘doppio binario’ investigativo (ovvero quel complesso di norme che afferiscono principalmente ad istituti di estremo rilievo processuale poiché attengono alla fase delle indagini preliminari, al regime della custodia cautelare in carcere, ai mezzi di acquisizione della prova – in particolare, le intercettazioni telefoniche ed ambientali – ai termini di custodia cautelare ed al loro ripristino dopo la sentenza di condanna di primo grado, al regime ed alla valutazione della prova, strumenti che per i reati di tipo mafioso hanno portata eccezionale e producono risvolti negativi sulla sfera delle garanzie dell’imputato);
  2. la rapidità con cui deve essere disposta l’intercettazione;
  3. il tema della riservatezza legata alla conduzione delle indagini con lo strumento dell’intercettazione, che fonda la propria efficacia sulla inconsapevolezza dell’indagato;
  4. i precedenti punti non possono essere limitati al solo quadro dei reati di tipo mafioso, bensì devono essere riconsiderati anche per quei reati minori che per esperienza si sa esser collegati alla mafia.

Per Granata, un partito di ‘destra’ deve avere a cuore la questione della legalità. E in certi casi “il contrasto alle mafie deve venire prima della tutela della privacy di qualche deputato o di qualche cittadino”. La sicurezza dello Stato deve essere preminente rispetto al diritto alla privacy.
Poi c’è il ‘bubbone’ del diritto di cronaca: “noi”, ricorda Granata, “grazie alla presidente di Commissione Giulia Bongiorno, avevamo reintrodotto alla Camera la possibilità di pubblicare quanto meno il riassunto delle intercettazioni, in modo che il diritto di cronaca fosse garantito senza tuttavia permettere la creazione di vere e proprie gogne mediatiche”. Modifica che ora è già archiviata dalla mano restauratrice del relatore di maggioranza. Comunque, secondo il finiano, “bisogna evitare (e su questo c’è una grande attenzione da parte del presidente della Repubblica) che il ddl metta a rischio il diritto di cronaca” (Ffwebmagazine – Granata: «Ddl intercettazioni, la lotta alla mafia prima di tutto»).

Quali le conclusioni? Le strategie dei finiani, se ce ne sono, non verranno applicate prima dell’approdo in aula del provvedimento. In Commissione Giustizia continueranno a mostrarsi ‘fedeli’ al governo. Per il dopo, si possono avanzare due ipotesi: strategia congiunta con il PD al fine di far saltare la parte di norme liberticide, compresa quella sulla stampa; mantenere una fedeltà di facciata alle indicazioni del governo, ma promuovere ordini del giorno volti a far tornare il provvedimento in Commissione Giustizia dove riaffrontare i temi sopra indicati, ritenuti pregiudizievoli per le inchieste di mafia. Fini non è così sprovveduto dal caricarsi della responsabilità del fallimento del governo su un provvedimento ‘molto caro’ al presidente del Consiglio. Il giorno dopo si aprirebbe la contraerea dei giornali di Berlusconi, per ora momentaneamente messa in sordina dal (finto) premier dopo le scaramucce dello scorso mese. Allora certamente Fini potrebbe optare per una strategia più accorta, aiutando indirettamente l’opposizione, magari fornendo notizie sul numero dei senatori effettivamente presenti e offrendo al PD l’opportunità di imboscate su singoli emendamenti. Tutto si giocherà in aula.

Segui l’iter di approvazione del provvedimento:

Atto Senato n. 1611 – XVI Legislatura